Blockchain e criptovalute, l’incertezza normativa frena lo sviluppo

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Quello della blockchain è uno dei più importanti trend del decennio, le criptovalute hanno fatto registrare un boom di diffusione, ma la normativa è spesso difensiva e rischia di rincorrere quanto avviene nel settore. Per questo sempre più operatori e intermediari finanziari invocano l’intervento del regolatore. Ne parliamo con gli esperti di Objectway

Nonostante il rallentamento del 2022 legato alla contrazione del mercato delle criptovalute, l’ascesa della blockchain e delle tecnologie da essa derivanti continua ad essere visto come uno dei principali megatrend di questo decennio. Il violento dietrofront del Bitcoin, arrivato a perdere oltre due terzi del proprio valore rispetto ai picchi di novembre 2021, non tarpa le ali a un mondo più ampio legato alle applicazioni della blockchain. Il valore di mercato delle tecnologie blockchain a livello globale, infatti, si stima possa superare i 1235 miliardi di dollari entro il 2030 con un CAGR (tasso annuo di crescita composto) del 82.8%, riporta Statista. Tuttavia, l’assenza di un impianto normativo chiaro e sicuro, evidentemente anche per la novità e particolarità degli stessi, costituisce un ostacolo al loro sviluppo ed è per questo che il mercato ha iniziato a invocare l’intervento delle autorità di regolamentazione e vigilanza. Ne parliamo con Paolo Cacciabue, Senior Business Development Manager di Objectway.

Cos’è la blockchain

La blockchain è un insieme di tecnologie che sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi (ossia qualsiasi dispositivo hardware in grado di connettersi ad internet) e permette di gestire e aggiornare, in modo univoco e protetto, un registro contenente dati e informazioni in maniera aperta, condivisa e distribuita (c.d. Distributed Ledger Technologies). Tutto ciò senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica, sia essa privata o pubblica.

Blockchain e Finanza

A sostenere la crescita della blockchain è principalmente il settore dei servizi finanziari, che rappresenta quasi il 30% del totale delle sue applicazioni. Non è un caso, dal momento che oggi questo insieme di tecnologie ha dimostrato di avere grandi potenzialità nel campo dei pagamenti digitali e delle cripto-attività. Le criptovalute di maggior successo al mondo costruite utilizzando la piattaforma e molte aziende che utilizzano specifiche applicazioni della blockchain per le transazioni inter-aziendali. “Oggi gli investitori istituzionali guardano comunque alle cripto-attività per perseguire un fattore di diversificazione dei loro portafogli, per aumentare i ritorni attesi e soprattutto per rispondere all’evoluzione delle richieste della clientela” spiega Cacciabue.

Ma in che modo la blockchain può aiutare in concreto gli investitori? Un esempio è il progetto che il Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari dell’Università Cattolica (CeTIF) – del quale Objectway è partner – ha avviato da diversi anni insieme a Banche ed Intermediari. Esso si basa su tecnologia blockchain/DLT (distributed ledger technology) e si pone l’obiettivo di realizzare il primo ecosistema italiano dedicato a emissione, collocamento e sottoscrizione dei security Token per il mercato degli Alternative Investment. “Questo modello – spiega Cacciabue – può permettere agli intermediari di utilizzare protocolli di scambio decentralizzati (c.d. “DeFi Istituzionali”), in conformità alle normative che saranno definite”. I ricercatori del CeTIF hanno evidenziato i benefici di questa soluzione in termini efficienza dei servizi finanziari svolti (riduzione di tempi e costi, incremento di trasparenza e sicurezza), sebbene abbiano anche individuato rischi in termini di sostenibilità (scalabilità e rischi cyber), di governance e presidio (identificazione dei partecipanti, registrazione e immutabilità delle transazioni).
Nonostante la piattaforma sia stata accolta molto positivamente dal mercato, si è tuttavia resa evidente la carenza di un profilo regolamentare ad hoc, prerequisito necessario all’avvio in produzione ed il go to market. “Tale aspetto impone che questo nuovo mercato sia normato con il necessario presidio da parte delle Autorità di vigilanza. In particolare, gli intermediari e gli operatori finanziari stanno seguendo con altrettanta attenzione le evoluzioni delle cripto-attività anche per far fronte alle richieste della clientela che desidera operare su questi strumenti”.

Blockchain e normativa: serve un cambio di rotta

È innegabile che il settore delle criptoattività – in particolar modo quello delle criptovalute – stia attraversando una crisi di fiducia da parte del mercato e dei suoi operatori. Tuttavia così come in passato lo scandalo Maddoff e il crack della Lehman Brothers non hanno comportato la fine dei mercati finanziari tradizionali, così adesso si può ritenere che quelli legati a piattaforme crypto quali FTX non causeranno la fine dell’industry delle criptoattività e della blockchain.

“Generalmente, infatti, – spiega Cacciabue – le crisi delle istituzioni finanziarie sono state seguite dall’implementazione di norme e controlli più efficaci, che sono serviti a rafforzare il settore. Più che in ogni altra situazione, per le cripto-attività è necessario che a livello internazionale siano definiti dei framework regolamentari di supervisione e sorveglianza al fine di definire un quadro normativo italiano specifico per i relativi servizi che la clientela sta già chiedendo agli intermediari. In tal modo soprattutto gli investitori privati e la clientela retail saranno maggiormente tutelati e potranno accedere con maggiori garanzie a questo tipo di investimenti.

La domanda non è quindi se, ma quando e come si realizzerà questo nuovo impianto normativo. Per gli intermediari e gli operatori finanziari sarà quindi fondamentale dotarsi degli strumenti e della tecnologia necessaria per garantire compliance e conformità alla nuova regolamentazione”.

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