“I soldi non sono un problema”, ma come agire per la decarbonizzazione?

Il movimento delle zero emissioni nette è sostenuto in tutto il mondo, a partire dalle società private fino ai governi e alle associazioni intergovernative. Come fare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050?

“La prima buona notizia che ci ha dato oggi il primo ministro britannico Boris Johnson è che i soldi non sono un problema, se vogliamo usarli bene”. Con queste parole il presidente del consiglio italiano Mario Draghi interveniva all’avvio dei lavori della 26 esima edizione della Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici (meglio conosciuta come Cop26) promossa dalle Nazioni Unite il 1° novembre scorso. Ma quanto sarà il denaro a disposizione a tal fine? Secondo le più recenti stime, saranno necessari 125 mila miliardi di dollari di investimenti per raggiungere gli obiettivi delle zero emissioni nette entro il 2050, come riportano i dati della ricerca What’s the cost of net zero? condotta da Vivid Economics per Race to Zero a novembre 2021. Significa, dunque, che gli investimenti annuali dovranno essere triplicati ogni anno fino al 2030 e ulteriormente raddoppiati entro il 2040. Di questi, il 70% dei capitali proverrà da settori privati, direttamente da finanziatori o da società di supporto attraverso i loro piani di spesa in conto capitale. “La buona notizia è che entro la fine di questo decennio, fino a all’80% degli investimenti nelle tecnologie per la decarbonizzazione potrà essere valutata più delle alternative tradizionali ad alte emissioni di carbonio” spiega Michelle Scrimgeour, Amministratore Delegato di Legal and General Investment Management (LGIM). “Ha quindi senso supportare le società investendo con modalità a prova di futuro”.

Il net-zero come obiettivo comune del settore finanziario

Il movimento delle zero emissioni nette è sostenuto in tutto il mondo, a partire dalle società private fino ai governi e alle associazioni intergovernative. Dall’Accordo di Parigi del 2015 di strada ne è stata fatta in questa direzione, grazie alle numerose iniziative promosse. Un esempio? I summit delle Nazioni Unite sull’azione per il clima, come la Climate ambition alliance, che riunisce Paesi, imprese, investitori, città e regioni per un unico fine: zero emissioni nette. Anche gli operatori finanziari non sono stati fermi a guardare. Tre, infatti, sono state le principali iniziative promosse: la Net-zero asset owner alliance, che raccoglie 37 investitori istituzionali con 5,7 mila miliardi di dollari di asset in gestione; la Net-zero asset managers initiatives, con 87 gestori e oltre 37 mila miliardi di dollari in gestione; infine, la Net-zero banking alliance, lanciata ad aprile 2021 da 43 banche con 28,5 mila miliardi di dollari in asset. Si attende ora la fine di Cop26, programmata a Glasgow tra il 31 ottobre e il 12 novembre 2021, che “potrà essere il catalizzatore per azioni net-zero agili, più grandi e più efficaci” afferma Scrimgeour. “Quando lasceremo Glasgow, il nostro compito più grande sarà passare dall’impegno al fare, per mettere in pratica ciò che tutti abbiamo promesso. L’inazione non è un’opzione”.

LGIM e l’impegno nella decarbonizzazione

Non è però solo grazie alla COP26 che LGIM si occupa di investimenti sostenibili. Il suo impegno, infatti, nasce molto prima, nell’ambito del Climate Impact Pledge, ovvero l’impegno sull’impatto ambientale. “Quest’anno abbiamo approfondito la copertura settoriale in 15 sotto-settori, dai sei iniziali che avevamo. Ogni settore ha specifici criteri di valutazione, punteggio e modelli di escalation” chiarisce l’esperto. “Usiamo i nostri voti insieme a metodologie pubbliche trasparenti in modo che le aziende sappiano cosa devono fare e dove sono le nostre linee rosse”. Diversi sono stati i risultati positivi raggiunti, come ad esempio una società di servizi pubblici statunitense, che quattro anni fa aveva affermato che il cambiamento climatico non rappresentava la preoccupazione principale della sua attività, ora si è impegnata per gli obiettivi dello zero netto.
LGIM ha anche creato una piattaforma globale di ricerca e coinvolgimento che riunisce tutte le classi di attività, dall’equity al debito e alle attività private, così da determinare l’esposizione di settori e aziende al clima e ai relativi rischi e opportunità. Uno di questi settori è quello delle costruzioni. “Costruiamo, riadattiamo e gestiamo proprietà nella nostra attività di beni immobili. Investiamo anche in società immobiliari quotate e siamo uno dei principali costruttori di case del Regno Unito. Tutte le case costruite saranno in grado di funzionare a zero emissioni di carbonio entro il 2030. Apriremo la prima comunità di pensionati a zero emissioni di carbonio del Regno Unito entro il 2030. E il nostro pionieristico impianto di produzione di case modulari nel North Yorkshire sta già producendo case che hanno il più alto livello di classi energetiche” sostiene Scrimgeour. Negli ultimi 18 mesi l’Ad di LGIM è stata co-presidente del Cop26 Business leaders group, il cui fine era quello di stabilire collaborazioni intersettoriali efficaci e rispettare gli impegni concordati. “Dobbiamo continuare a sviluppare quadri politici collaborativi, dibattiti collettivi e risultati concreti attraverso forum come la Glasgow Financial alliance for net-zero e nature positive” conclude Scrimgeour.

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