Oltre la volatilità, l’opportunità: la lettera di Carmignac

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Lotta all’inflazione, crisi energetica e l’incognita della ripresa in Cina. Edouard Carmignac, nella sua consueta Lettera agli investitori, scatta un’istantanea dei mercati nel quarto trimestre, mettendo a fuoco anche le opportunità tra uno sfondo di complessità

Nei primi nove mesi del 2022 la volatilità ha regnato sui mercati finanziari e, all’inizio di novembre, i fattori cruciali che hanno reso la vita difficile agli operatori del settore rimangono i medesimi. “L’accumularsi delle incertezze è senza dubbio angosciante” spiega agli investitori Édouard Carmignac, Presidente e CIO di Carmignac, nel suo tradizionale comunicato loro rivolto. “La volatilità deriva principalmente da tre aspetti, il cui epilogo sarà forse meno problematico del previsto: la lotta contro l’inflazione da parte delle banche centrali, la crisi energetica europea e il rallentamento dell’economia cinese”. Osserviamo nel dettaglio l’analisi del gestore parigino.

Inflazione USA e recessione: questi non sono gli anni ’80

Nell’ultimo anno e mezzo, a causa dell’emergenza pandemica si è accumulata a livello globale un’enorme liquidità per via dello stop dell’economia e dei meccanismi di sostegno adottati dai principali governi verso famiglie e imprese. “Era quindi legittimo prevedere, all’inizio dell’anno, un graduale inasprimento delle politiche monetarie”, commenta Carmignac, che precisa però come sia stata “l’invasione dell’Ucraina e il suo forte impatto sui prezzi dell’energia e delle materie prime agricole ad aver spinto l’inflazione al 10% annua sia in Europa che negli Stati Uniti. Questo ha reso tassativa l’attuazione di politiche monetarie fortemente restrittive”.

E dopo dieci mesi di incremento dei prezzi, né la Federal Reserve statunitense né la Banca Centrale Europea possono più evitare di fare apertamente riferimento al pericolo di una recessione. Meno immediato risulta determinare quanto quest’ultima debba durare, per far sì che le aspettative sull’inflazione decrescano. “È difficile da valutare, dato che il Covid ha ridotto la propensione al lavoro. Tuttavia, è probabile che nel corso dei prossimi mesi molti lavoratori inattivi torneranno a timbrare il cartellino. A incidere sarà la minore apprensione per il rischio di contagio di questi ultimi unita al calo dei risparmi da loro accumulati durante la pandemia e al decremento del loro potere d’acquisto causato dall’aumento dei prezzi”.

Ciononostante, il contesto odierno è molto diverso da quello degli anni ’80, quando l’allora numero uno della Fed Paul Volker e il presidente Usa Ronald Reagan imposero una brusca battuta d’arresto alla spirale prezzi-salari con politiche monetarie e del lavoro fortemente restrittive. “A nostro avviso la minore tolleranza nei confronti del calo dell’attività elimina il rischio di una grave recessione. Nel frattempo, poiché la Fed mira chiaramente a piegare l’inflazione, l’America continuerà a riassorbire la liquidità globale” con effetti negativi sui prezzi di tutte le asset class e un contestuale apprezzamento del biglietto verde.

Europa, pesa lo shock energetico

Se già il costo umano del conflitto non fosse di per sé abbastanza, a incupire il vecchio continente è anche l’impatto sulle finanze dei suoi cittadini causato dall’aumento dei prezzi dell’energia, impennatisi in conseguenza della guerra in Ucraina. Tuttavia, spiega Carmignac, nonostante l’aumento della bolletta energetica si avvicini al 10% del Prodotto interno lordo (Pil) europeo, il rincaro sarà in gran parte coperto dell’intervento pubblico. “Inoltre, gli attuali livelli di stoccaggio del gas, l’utilizzo di fonti energetiche complementari e, ancora, l’introduzione di incentivi per ridurre i consumi hanno fatto diminuire in modo significativo i rischi di scarsità in inverno”. Tali misure non possono avere durata indeterminata ed è innegabile che la competitività delle economie europee sia seriamente in pericolo. “Nonostante ciò, la sconfitta dell’esercito russo, che ritenevamo già probabile lo scorso aprile, dovrebbe abbreviare notevolmente il mandato di Putin. Sebbene il rischio di escalation stia aumentando, cresce anche per lo Zar quello di una rivolta interna della sua cerchia”.

L’affanno del Dragone

Al di là della Grande Muraglia, nonostante l’economia cinese si stia ancora leccando le ferite a seguito dello scoppio della bolla immobiliare, Pechino si è autoinflitta una seconda punizione: la politica ‘zero Covid’. “Tale strategia paralizza una parte significativa dell’attività economica, al punto che quasi il 20% dei giovani under 25 si trova attualmente senza lavoro”. Resta da vedere, prosegue il gestore parigino, se in seguito alla sua riconferma al Congresso del Partito, “Xi Jinping metterà in discussione la sua posizione sulla gestione della pandemia o se bisognerà aspettare la riunione dell’assemblea generale il prossimo marzo. Il cambio di rotta sembra comunque inevitabile, e dovrebbe innescare il brusco risveglio di un’economia cinese ormai addormentata”.

In conclusione

“L’analisi delle principali fonti di incertezza mette in luce molte opportunità. Tuttavia, nell’attesa che almeno una parte di queste incertezze svanisca, continueremo a monitorare la situazione e a gestire i rischi all’interno dei nostri portafogli con particolare attenzione”, conclude Carmignac.

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