Stati Uniti: elezioni midterm, i 5 grafici da tenere d’occhio – Parte 1

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Cinque ragioni per cui le imminenti elezioni di metà mandato avranno un effetto sul mercato azionario globale secondo gli esperti di Capital Group. La prima? Il partito del Presidente solitamente perde poltrone nel Congresso

Il prossimo 8 novembre negli Stati Uniti si tornerà a votare per le elezioni di metà mandato, due anni dopo la vincita di Joe Biden e, quindi, dei Democratici. Il voto definirà la nuova composizione del Congresso e delle Assemblee elettive dei singoli Stati. Ma al di là dei risvolti di politica interna, questo appuntamento avrà importanti ripercussioni anche sui mercati azionari globali. Ne sono convinti gli esperti di Capital Group: “Quelle del 2022 potrebbero essere tra le elezioni di metà mandato più importanti nella storia degli Stati Uniti”, affermano.

Se finora sono rimaste in secondo piano, considerando il contesto particolarmente complesso, tra la corsa dell’inflazione e la guerra russa-ucraina, ora, a meno di un mese dall’election day, diventa sempre più necessario concentrarsi e analizzare i possibili effetti. Per capirli, Capital Group ha analizzato più di 90 anni di dati e ha individuato cinque aspetti utili da tenere sotto osservazione.

Il partito del Presidente solitamente perde poltrone nel Congresso

Storicamente, nelle ultime 22 elezioni di metà mandato, dal 1934, il partito del Presidente in carica ha perso terreno nel Congresso. Per la precisione, in media, secondo l’American Presidency Project, il partito presidenziale ha perso 28 seggi nella Camera bassa del Congresso, ovvero la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti e 4 in quella alta, ovvero il Senato. Solo due volte è accaduto che il gruppo legato al premier abbia guadagnato seggi in entrambe le camere, nel 1934 e nel 2002.

Ma come mai accade questo? Due le ragioni, secondo Capital Group. Innanzitutto, “i sostenitori del partito di opposizione sono, solitamente, più motivati a incoraggiare gli elettori a partecipare alle elezioni” e inoltre “dopo i primi due anni di mandato, mediamente il livello di soddisfazione dei cittadini nei confronti del presidente si abbassa e questo influenza il voto degli swing voters (ovvero gli elettori indecisi, che oscillano tra i due partiti)”.

Al momento il Congresso è composto da 222 membri Democratici e 212 Repubblicani, quindi a seguito delle elezioni dell’8 novembre dovremmo aspettarci che i Repubblicani tornino a controllare il Congresso. Gli effetti di questa opzione non riguarderebbero unicamente gli Stati Uniti, ma anche il mercato azionario globale.

“Dal momento che perdere poltrone durante le elezioni di metà mandato è un fattore consolidato, viene solitamente già considerato dal mercato nel corso dell’anno”, spiega Matt Miller, political economist di Capital Group. Tuttavia, la misura in cui l’equilibrio cambierà non è ancora prevedibile e gli impatti che questo cambiamento porterà con sé, sia dal punto di politico, sia da quello economico, rimarranno incerti almeno fino alla fine del 2022.

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