Conflitto in Ucraina: perché ora è la governance a contare di più nell’Esg

L’attuale contesto geopolitico ha messo in luce come l’analisi delle politiche di governance aziendali stia assumendo crescente rilievo nell’ambito degli investimenti sostenibili

Il conflitto russo-ucraino ha risaltato l’importanza della ‘g’ all’interno dell’universo legato alla finanza sostenibile, trasformando quella che era la componente meno considerata dell’acronimo Esg (tematiche ambientali, sociali e di governance) in un fattore di primo ordine. Se dal 2015 è stata inizialmente la lotta al climate change a catalizzare l’attenzione dei mercati sulla necessità di coniugare profitto e sostenibilità, nell’ultimo biennio è stato invece l’impatto della pandemia a far sì che gli operatori finanziari iniziassero a valutare gli effetti delle proprie strategie sulla società. In questo arco di tempo, la componente ‘g’ – che attiene alla struttura, ai processi e alle scelte decisionali delle aziende – ha sempre suscitato meno interesse negli investitori rispetto alle sue sorelle ‘e’ ed ‘s’. Ma tutto ciò è iniziato a cambiare con l’invasione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio 2022. Perché non solo i governi hanno preso una posizione di fronte al conflitto, ma anche le aziende hanno reagito di conseguenza: “Anche il settore aziendale ha preso rapidamente posizione” sottolinea Jessica Ground, responsabile globale Esg di Capital Group, che ha studiato da vicino queste dinamiche.

Diverse aziende hanno espresso pubblicamente la propria contrarietà al conflitto. “Mentre i media si sono concentrati sugli annunci fatti pubblicamente, in Capital Group abbiamo prestato particolare attenzione alle aziende che invece non hanno rilasciato nessuna dichiarazione prosegue Ground. Andare oltre la comunicazione ufficiale ci è stato utile per comprendere meglio come queste scelte abbiano influito sulla loro capacità di operare”. 


Ma non tutte le scelte di governance si sono tradotte in una mera condanna dell’invasione: circa 1000 tra società e multinazionali hanno infatti deciso di abbandonare il mercato russo, rinunciando a oltre 59 miliardi di dollari di fatturato, come riporta una ricerca della Yale School of Management. 


Emerge quindi come il mercato stia diventando sempre più sensibile alle scelte che il management si trova a compiere dinnanzi a questioni di carattere geopolitico e sociale: una situazione che, fino all’inizio del conflitto, poteva risultare estranea rispetto alle logiche con le quali i vertici d’impresa erano abituati a operare.

Allo scopo di mettere in evidenza questo cambiamento di approccio, Capital Group ha raccolto nel suo Esg global study 2022 le preoccupazioni degli investitori in materia di governance. “Penso che la crisi debba mettere in maggiore rilievo la tematica della governance, e probabilmente così sarà afferma il direttore informatico (Chief information officer, Cio) di una società di consulenza indipendente italiana, aggiungendo che sarebbe dovuto essere così da sempre: “è triste che una tragedia e una guerra portino alla ribalta l’importanza del criterio ‘g’


Su questa linea di pensiero anche un gestore di portafoglio di un wealth manager britannico: “credo che la crisi abbia rafforzato le tematiche Esg concentrando l’attenzione su ciò che è importante, ovvero la governance sociale, che, a mio avviso, è proprio in cima alla lista. Allo stesso modo, il Cio di una società di gestione australiana è convinto che la crisi umanitaria in Ucraina concentrerà sempre più l’attenzione degli investitori sugli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite legati alla pace e alla promozione dei diritti umani: “non c’è niente come un esempio di vita reale per galvanizzare gli atteggiamenti e le opinioni delle persone verso qualcosa”. 


Il conflitto russo-ucraina dimostra ancora una volta come il mercato degli investimenti non sia impermeabile ai grandi avvenimenti. “La comprensione degli effetti di primo, secondo e terzo ordine e l’impatto che questi esercitano sulle decisioni di investimento non è una novità”, conclude Ground. Ecco perché “considerare le conseguenze di questi eventi attraverso una ‘lente Esg’ può fornire una prospettiva più ricca e aiutare a interpretare meglio questi accadimenti per gli investitori”.

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