Gli Stati Uniti sono stati travolti da un’ondata rossa. La vittoria di Donald Trump era già stata preannunciata, ma non si era calcolata la sua potenza travolgente. Ora il tycoon si trova davanti ad una seconda possibilità di realizzare molte delle priorità del suo primo mandato, soprattutto per quanto riguarda la politica commerciale e la deregolamentazione.
Trump al governo: tra sgravi fiscali e nuovi dazi
Per tutta la campagna elettorale, l’ex presidente ha concentrato gran parte della sua dialettica sugli sgravi fiscali per le persone fisiche e la riduzione dell’aliquota sulle società, facendola passare dal 21% al 15%. Si sa, il confine tra le promesse elettorali e la realtà delle politiche implementate è spesso molto vago e, nella realtà, queste proposte potrebbero essere mitigate.
Anche perché, come spiega Gil Fortgang, Washington Associate Analyst, U.S. Equity Division, T. Rowe Price, per finanziare la prosecuzione degli sgravi fiscali del 2017 è necessario mettere a rischio i fondi stanziati per altro. E, vista la posizione di Trump, sembra che a soffrirne sarà il settore dell’energia pulita, con “le modifiche all’Inflation Reduction Act (IRA) approvate durante l’amministrazione Biden che potrebbero essere un modo per compensare l’estensione dei tagli fiscali”.
Ma se il futuro Presidente degli Stati Uniti cerca di sgravare i suoi cittadini dalle tasse, lo stesso non si può dire per il commercio con l’esterno, anzi. Durante i suoi comizi elettorali, Trump ha più volte parlato della sua idea di imporre una tassa di confine del 10% su tutti i beni che arrivano negli States dall’estero e di un dazio fino al 60% sulle importazioni dalla Cina. Una simile politica, che è senza dubbio molto aggressiva, potrebbe portare ad azioni di ritorsione da parte di tutti i Paesi presi di mira e non solo dalla Cina.
Gli States si preparano a una nuova ondata inflazionistica
Trump si troverà, dal 20 gennaio, nelle mani un Paese con un’economia in forte crescita nonostante le incertezze degli ultimi anni. Eppure, mentre il mercato del lavoro rimane ben saldo e l’inflazione continua a scendere, il deficit fiscale continua a crescere e si sta avvicinando al 7% del Pil, il livello più alto mai toccato in un momento di pace. E visto che ulteriori sgravi fiscali avranno un ulteriore effetto sul debito, sarà probabilmente difficile ottenerli. Certo, “se venissero attuati, potrebbero essere positivi per la crescita. Tuttavia – spiega l’esperto – qualsiasi effetto positivo potrebbe essere compensato dall’incertezza sui dazi”.
L’aumento di dazi esistenti, l’imposizioni di nuovi tassi sulle importazioni e l’inasprimento delle politiche sull’immigrazione, tutte prioritarie nell’agenda di Trump, potrebbero causare uno shock negativo sull’offerta dei lavoratori e, direttamente, dei prezzi.
Nonostante queste premesse possano preoccupare gli investitori, è importante essere cauti e ricordare che le misure adottate potrebbero essere molto diverse da quelle promesse durante la campagna. Nel frattempo, è bene abituarsi ad una nuova ondata di incertezza e guardare al medio termine invece che al futuro immediato.
Repubblicani al potere: i settori pronti a crescere
Il risultato delle elezioni presidenziali potrebbe risolvere una delle principali fonti di incertezza per i mercati, dando la possibilità a diversi settori di tornare a crescere, senza preoccuparsi di una nuova ondata di volatilità. Nei mercati azionari, ad esempio, “le small cap Usa potrebbero trarre vantaggio dalla vittoria di Trump, soprattutto se la sua amministrazione dovesse ridurre la regolamentazione e adottare una posizione più morbida in materia di M&A”, suggerisce Tim Murray, CFA, Capital Markets Strategist, Multi-Asset Division, T. Rowe Price. La possibilità di ulteriori sgravi fiscali, di cui si è molto parlato in campagna elettorale, e l’allentamento della politica monetaria da parte della Fed potrebbero dare il via a venti favorevoli.
Facendo un focus sui settori messi in luce da Trump, è lecito immaginare un periodo di forza per i titoli finanziari, che potrebbero beneficiare di una regolamentazione più leggera. D’altro canto, invece, l’impatto sul settore dell’energia potrebbe essere duplice: da una parte le aziende del settore petrolifero, del cosiddetto shale oil e gas, potranno beneficiare di un contesto normativo favorevole, a soffrire potrebbero invece essere le società legate alle energie rinnovabili.
Dollaro forte: il biglietto verde è pronto a prendere il volo
Sebbene Trump abbia dichiarato di volere indebolire il dollaro, alcune politiche da lui proposte, come l’aumento dei dazi, potrebbero avere l’effetto opposto. Guardando al mercato americano, già negli ultimi giorni il dollaro si è rafforzato e l’esito delle elezioni non ha fatto altro che spingere in alto la valuta americana. Per capire veramente la sua traiettoria, sarà necessario aspettare e capire quante delle promesse elettorali i repubblicani implementeranno, considerando che giocheranno un ruolo cruciale anche l’allentamento della Fed e la performance economica degli Stati Uniti. In questa fase, fare una scelta direzionale sul dollaro potrebbe essere rischioso, anche se è improbabile che il suo status di valuta di riserva mondiale possa cambiare a breve.
Insomma, oggi è difficile avere certezze sulle decisioni che Trump prenderà da presidente nei prossimi quattro anni. É quindi fondamentale mantenere uno sguardo bilanciato, analizzando le promesse elettorali, ma senza prenderle alla lettera, ricordandosi che l’incertezza stessa potrebbe aprire nuove opportunità per gli investitori.