Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca segna un momento cruciale per gli Stati Uniti e il mondo. Con il pieno controllo del Congresso e un programma presidenziale ambizioso, le aspettative di trasformazione economica e geopolitica sono alte, ma altrettanto lo sono le incertezze. Cosa significa per gli investitori e i professionisti della gestione patrimoniale il ritorno di una politica economica “Trumpiana”? Ce ne parla Frédéric Leroux, Head of Cross Asset & Fund Manager di Carmignac.
Un’agenda economica che promette crescita e inflazione
Il successo di Trump alle elezioni si basa su due elementi chiave: il malcontento generato dall’inflazione sotto l’amministrazione democratica e la promessa di rilanciare l’economia americana attraverso un piano economico ambizioso. Tuttavia, mentre l’inflazione registrata durante il mandato di Biden ha radici globali, il programma di Trump rischia di accentuare ulteriormente le pressioni inflazionistiche, almeno nel breve termine.
Tra i cinque pilastri della sua politica economica spiccano alcune misure immediatamente attuabili, come la riduzione dei flussi migratori. Questa decisione, oltre a rispondere alle esigenze della base elettorale più conservatrice, punta a incrementare i salari, generando un effetto domino sull’intera economia.
Allo stesso tempo, il taglio permanente delle aliquote fiscali, in particolare per le imprese, e la forte deregolamentazione sono pensati per stimolare investimenti e consumi, creando un clima di fiducia tra imprenditori e famiglie.
Un altro elemento centrale del programma economico è rappresentato dall’introduzione di dazi doganali, volti a ridurre la dipendenza dalle importazioni e a incentivare la produzione interna. Con quasi due mesi di anticipo rispetto al suo insediamento, The Donald ha già annunciato un aumento delle tariffe del 25% nei confronti dei vicini Canada e Messico e del 10% contro Pechino. Tuttavia, queste scelte, aumentando i costi delle importazioni, contribuiranno indirettamente all’aumento dei prezzi per i consumatori.
Parallelamente, Trump mira a semplificare la struttura amministrativa degli Stati Uniti, riducendo i costi legati alla burocrazia e migliorando l’efficienza economica. L’efficacia di queste misure nel breve termine resta tuttavia incerta, anche con un eventuale affidamento dell’incarico a Musk.
“La Trumpeconomics – spiega Leroux – prevede che i dazi doganali siano destinati a finanziare i tagli fiscali, il che eviterebbe un deterioramento dei conti pubblici e del fabbisogno di finanziamenti. Tuttavia, l’aumento dei dazi doganali, reali o utilizzati come arma di negoziazione, verrà attuato dopo la riduzione delle imposte, oppure non avverrà. Possiamo quindi tranquillamente ritenere che i primi effetti della politica economica di Trump si tradurranno in maggiore crescita, inflazione e deterioramento dei conti pubblici”.
Geopolitica: un isolazionismo “pragmatico”?
La politica estera di Trump 2.0 si colloca nel solco di un isolazionismo già sperimentato durante il primo mandato. Tuttavia, questo approccio non implica un disimpegno totale dagli scenari internazionali: Trump, infatti, non intenderebbe rinunciare a proteggere i propri alleati, quanto piuttosto a forzarli a contribuire maggiormente ai costi che ne derivano. Questa strategia potrebbe portare a un riequilibrio delle relazioni con i partner tradizionali e a una nuova “Pax Americana” basata su logiche più speculative.
“Da un punto di vista più economico – sottolinea Leroux – possiamo aspettarci che Trump cerchi di porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina. Al contrario, potrebbe optare per un sostegno più incondizionato a Israele rispetto a quello di Biden, soprattutto in caso di conflitto maggiormente aperto con l’Iran. Nel primo caso, i prezzi dell’energia tenderebbero gradualmente a diminuire, a vantaggio dell’Europa, mentre nel secondo potrebbero essere soggetti a brusche impennate. La volatilità dei prezzi dell’energia, che potrebbe derivare da eventi rilevanti su questi due fronti, risparmierebbe maggiormente gli Stati Uniti, dove Trump favorirà lo sviluppo della produzione locale di combustibili fossili, rinunciando a promuovere la salvaguardia dell’ambiente”.
Questo orientamento rafforza l’autonomia energetica americana, ma rischia di esacerbare le tensioni con le economie europee più orientate alla transizione ecologica.
Infine, Trump ha costruito gran parte della sua campagna sulla lotta al “wokismo”, una battaglia culturale che promette di ridefinire il panorama sociale degli Stati Uniti. Tra le proposte figura una legislazione che riconosca esclusivamente due generi, abolendo le politiche di discriminazione positiva. Questa posizione, se attuata, potrebbe inasprire le tensioni sociali e alimentare divisioni nelle università e nei luoghi di lavoro, trasformandosi in un nuovo terreno di scontro tra diverse visioni dell’America.
Le conseguenze economiche e finanziarie su scala globale
L’attuazione del programma presidenziale di Trump sembra destinata a prolungare l’eccezionalismo americano, ovvero il perseguimento della crescita economica a ogni costo. Tuttavia, questo approccio porterà con sé inevitabili pressioni inflazionistiche, che potrebbero avere ripercussioni su scala globale.
“La Cina sembra avere maggiori capacità rispetto all’Europa nel conflitto economico che si sta delineando – spiega l’esperto della casa di gestione parigina – ma un giorno dovrà decidere di aiutare i propri consumatori, penalizzati dal continuo sgonfiamento della bolla immobiliare cinese. Dovrà inoltre concentrare i suoi sforzi sui nuovi amici del “Sud del mondo” per vendere loro ciò che il Nord si sta preparando a tassare pesantemente. In caso di inflazione negli Stati Uniti, i paesi del Sud del mondo beneficerebbero invece dell’aumento delle importazioni cinesi a basso costo. Per quanto riguarda l’Europa, si sta avvicinando il momento delle decisioni forti, ma non si sa ancora chi prenderà queste decisioni e ne garantirà l’attuazione. L’Europa angelica è sola e indifesa di fronte alle posizioni agguerrite degli Stati Uniti e della Cina. Nell’immediato futuro, è necessaria almeno una BCE comprensiva”.
Dal punto di vista finanziario, il secondo mandato di Trump sembra destinato a rafforzare ulteriormente il dollaro, grazie a una politica economica che favorisce gli investitori e mantiene al centro la crescita economica. Tuttavia, l’aumento dei rendimenti obbligazionari e delle aspettative inflazionistiche potrebbe esercitare una pressione negativa sul valore degli asset, con possibili ripercussioni sulla ricchezza delle famiglie americane.
“I settori di attività e le aziende che con maggiore probabilità eviteranno di essere indeboliti dall’apprezzamento del dollaro e dall’aumento dei tassi continueranno ad apprezzarsi, fintanto che l’impatto dei tassi più alti sull’attualizzazione degli utili futuri prenderà il sopravvento sulla loro continua capacità di crescita, come è avvenuto nel 2022. Probabilmente sarà proprio il calo del valore degli asset, indotto da tassi di interesse eccessivamente elevati, a innescare la prossima recessione negli Stati Uniti attraverso un effetto ricchezza negativo. Solo in quel momento si potrà iniziare a prepararsi alla rivincita dei mercati finanziari degli altri paesi a livello globale sui mercati statunitensi, grazie all’indebolimento del dollaro. Non siamo ancora arrivati a questo punto”.
Caveat emptor: tra incertezza e resilienza
Con Trump, le parole e le azioni non sempre coincidono. La sua capacità di adattarsi alle circostanze e di rivedere le priorità in base alle esigenze del momento lo rende un leader imprevedibile ma resiliente, una qualità fondamentale in un’epoca di incertezza. La sua presidenza potrebbe quindi evolversi in modo inaspettato, con decisioni che, se ispirate da figure come Elon Musk, potrebbero portare a un mix di deregulation, innovazione e maggiore efficienza economica.
Per investitori e professionisti della gestione patrimoniale, il ritorno di Trump rappresenta un’opportunità e una sfida. Comprendere e anticipare le dinamiche di questa nuova era politica sarà essenziale per navigare un futuro che si preannuncia tanto incerto quanto ricco di opportunità.