Quest’anno il mercato statunitense e il settore tecnologico hanno dominato, senza ombra di dubbio, i rendimenti del mercato azionario. Gli States hanno giocato un ruolo cruciale, portando a casa risultati incredibili, eppure anche in questo caso è necessario guardare all’altro lato della medaglia. Rendimenti stellari significa anche titoli molto costosi e un mercato troppo concentrato. Insomma, mentre sono molti i portafogli degli investitori esposti, anche in modo disequilibrato, all’azionario statunitense, sembra che ogni altro settore al di fuori dei confini a stelle e strisce sia oggi più conveniente.
Grandi rendimenti a partire dalle small cap
Se da un lato gli Stati Uniti e il settore tecnologico hanno attratto l’attenzione degli investitori, è fondamentale esplorare anche altre asset class che presentano valutazioni più interessanti. Tra queste, le small cap internazionali emergono come una scelta strategica, specialmente in un contesto di mercati concentrati e rendimenti disallineati. Infatti, parlando di asset class scambiate a premio, non si può che nominare le piccole medie imprese internazionali, ovvero quelle raccolte nell’indice MSCI All Country World ex-USA Small and Mid Cap. Queste infatti, storicamente, hanno sempre mantenuto un premio rispetto alle large cap. E nonostante nel 2024 questo premio sia venuto meno, per lo più sotto la pressione di alti tassi di interesse e l’incremento dei costi di rifinanziamento, ora che le principali banche centrali hanno cambiato le loro politiche monetarie, il settore è pronto a tornare a crescere.

Secondo gli esperti di T Rowe Price, è infatti proprio in un contesto come quello odierno, con la Banca centrale europea che si prepara a nuovi tagli dei tassi e le economie in ripresa, che questi titoli mostrano il potenziale per generare una crescita degli utili per azione non solo interessante, ma anche più robusta rispetto alle large cap. Non si tratterebbe di una novità, infatti dopo periodi di calo degli utili, la crescita delle small cap ha generalmente superato quella delle grandi imprese. “Ci aspettiamo quindi che ciò accada nuovamente, ma questa volta a partire da un punto di supporto alle valutazione estremo per le small cap, che dovrebbe contribuire a rafforzare i rendimenti degli investitori”.
Dal globale al locale: opportunità e rischi in Asia
L’Asia rimane un continente cruciale per gli investitori globali, con dinamiche economiche e politiche che variano significativamente da un Paese all’altro. Guardando verso il mercato asiatico rimane un enorme punto di domanda davanti alla Cina. Nell’ultima riunione dell’anno che si è tenuta durante la Central Economic Work Conference a Beijing non si sono discusse le nuove misure di stimolo, nonostante la promessa di aumentare vigorosamente i consumi nel 2025. Per capire veramente il futuro del Dragone e la direzione della sua crescita sarà anche necessario aspettare e vedere come si comporterà Donald Trump e quante delle sue promesse di imporre dazi fino al 60% diventeranno realtà. Sicuramente però, secondo gli esperti, “la combinazione di valutazioni compresse, innovazione bottom-up e la possibilità di un rally in controtendenza, fanno sì che le opportunità di investire in Cina continuino ad aumentare”.
L’Asia, chiaramente, non è solo Cina. Sono due gli altri mercati di cui si sente più spesso parlare, ovvero del Giappone che probabilmente manterrà una politica rialzista e la Corea del Sud, che dopo la recente ondata di instabilità politica, sembra aver ritrovato il suo equilibrio. Ma non solo, gli incentivi fiscali offerti dallo Stato alle aziende, per dare priorità ai rendimenti degli azionisti, iniziano a mostrare i propri frutti.
Insomma, in un contesto globale dinamico, mercati come Cina, Giappone e Corea del Sud rappresentano destinazioni promettenti per chi cerca diversificazione e crescita.