L’anno più elettorale di sempre è ormai quasi concluso, ma essersi lasciati alle spalle le elezioni presidenziali statunitensi non è stato abbastanza per calmare la preoccupazione degli investitori. Infatti, anche senza considerare le elezioni anticipate in Francia e, con grande probabilità, in Germania, la situazione geopolitica continua ad essere molto tesa, anche considerando il nuovo mandato di arresto internazionale per crimini di guerra contro Netanyahu, Gallant e Deif. In un simile contesto, che invece che migliorare sembra sempre più incerto, PGIM ha intervistato gli investitori negli Stati Uniti, in Europa e nell’area Asia-Pacifico per scoprire come l’incertezza geopolitica stia cambiando il modo in cui vengono costruiti i portafogli e come viene affrontato il rischio.
Stati Uniti: un’incertezza che supera le elezioni
Il 5 novembre tutta l’incertezza politica che girava intorno alle elezioni statunitensi è svanita, si è risolta nel nome di Donald J. Trump, senza alcuna necessità di riconteggio e nessun disordine sociale. Eppure, questo non basta per lasciare tranquilli gli investitori. “Il potenziale effetto a catena delle elezioni presidenziali statunitensi sull’economia interna e sui mercati globali contribuirà a plasmare le prospettive di investimento nel 2025 e oltre”, spiegano gli esperti della casa americana.
Dal sondaggio fatto agli investitori americani sembra chiara una cosa: mentre è difficile trovare un punto generalmente condiviso sul tema dell’inflazione, della politica fiscale, dell’immigrazione e dell’economia interna, tutti concordano sulla necessità di contenere il debito pubblico, che ha superato i 35mila miliardi di dollari. Il debito statunitense è e rimarrà una sfida a lungo termine per la politica.
Inoltre, guardando al di fuori dei confini Usa, la concorrenza economica tra gli Stati Uniti, l’Europa e la Cina sembra si stia intensificando e potrebbe farlo ulteriormente sotto il secondo governo Trump. In una simile situazione, sarà più che mai importante per gli investitori valutare le potenziali ripercussioni di una politica di dazi e di un panorama politico in evoluzione. Identificare i settori e le classi di attività che cresceranno o perderanno terreno aiuterà gli investitori a costruire portafogli in grado di resistere ai mutevoli venti economici e politici. Il segreto rimane sempre lo stesso, diversificare guardando al futuro e non solo ai movimenti giornalieri del mercato.
Europa: scelte difficili all’orizzonte
L’ondata elettiva che ha attraversato l’Europa nel 2024 non è ancora pronta a fermarsi. Nuovi governi, però, significa anche nuovi punti di domanda. Come faranno i Paesi dell’eurozona ad affrontare le sfide economiche e tornare a crescere? Il Vecchio Continente sarà in grado di rispondere alla competitività commerciale che arriva dagli Stati Uniti e dalla Cina, nonostante sia un panorama politico fortemente frammentato?
I responsabili politici, come dichiarato a chiare lettere anche da Mario Draghi, stanno cercando di lavorare sul futuro dell’Europa, vedendo la competitività come una sfida da combattere e non persa in partenza. L’Europa non può diventare il museo del mondo con edifici storici, belle città e buon cibo, ma deve – e può – giocare un ruolo cruciale nel mercato, anche tecnologico, globale.
Insomma, anche se l’Europa sembra diventare sempre più politicamente frammentata, “gli investitori cercheranno che i politici adottino una nuova agenda incentrata sull’affinamento del vantaggio competitivo della regione, crescita economica e migliorare l’indipendenza strategica in settori chiave come la tecnologia e le capacità di difesa”, spiegano gli esperti.
Asia-pacifico: l’ansia continua a crescere, ma arrivano nuove opportunità
Mentre le promesse elettorali di Trump preoccupano tutto il mondo, con dazi commerciali al 10%, a ricevere il colpo più grosso è la Cina con possibili tariffe fino al 60%. In generale, negli ultimi anni, la posizione del Dragone come fabbrica del mondo è andata via via deteriorandosi e, di questo cambiamento, hanno beneficiato i Paesi a lui vicini, come l’India. Ma è bene ricordarsi che niente è a costo zero, e infatti questa regione inizia a soffrire gli effetti del surriscaldamento globale e della carenza di energia.
Ma anche guardando oltre la lotta commerciale con gli Stati Uniti, l’incertezza geopolitica continua a preoccupare moltissimo gli investitori dell’area APAC, con più della metà degli intervistati (52%) che ha dichiarato di vedere i possibili conflitti militari come il più probabile fattore di cambiamento nel proprio portafoglio nei i prossimi 24 mesi. Anche se il 38% di loro ritiene che il proprio portafoglio sia pronto ad affrontare tali perturbazioni, e la fiducia è stata riscontrata anche nella loro capacità di essere pronti ad affrontare le sovvenzioni e le controversie commerciali.
Insomma, a qualunque regione del mondo si guardi, c’è solo una certezza secondo gli esperti di PGIM: “Gli investitori devono essere agili quando il panorama geopolitico cambia, preparandosi a novità e impatti inaspettati sul mercato”.