Storicamente tassi in discesa e spread in contrazione hanno un effetto negativo sul mercato obbligazionario, ma forse quest’anno potrebbe essere diverso. Gli ingredienti necessari per ottenere rendimenti obbligazionari favorevoli sembrano ancora di stagione, con i rendimenti dei Bund tedeschi e dei Treasury statunitensi che rimangono vicini ai livelli che occupavano circa due anni fa, all’inizio della fase rialzista. Questo perché l’ottimismo che si sente ora sul mercato per il taglio dei tassi non è arrivato come una sorpresa, ma era già stato preso in considerazione. Proprio per questo, secondo gli esperti di PGIM Fixed Income, “è ragionevole aspettarsi che i tassi a lungo termine si consolideranno intorno a quelli attuali”.
Incertezza e rendimento, il momento del reddito fisso
Non ci sono dubbi sul fatto che le grandi economie sviluppate, che si guardi in Europa o negli Stati Uniti, siano ora in bilico con un forte indebolimento dell’economia. Se a questo uniamo anche le tensioni geopolitiche che si stanno facendo sentire con forza, è facile capire che gli investitori sono tutti alla ricerca di un rendimento solido e i fondi obbligazionari rappresentano un’opportunità interessante in tal senso. Ma a quale asset class guardare?
Investment grade: aria di ottimismo
Mentre gli investitori si aspettano un ulteriore allentamento delle politiche monetarie da parte delle principali banche centrali, il loro sguardo è tornato ai rendimenti offerti dal comparto azionario, dimenticandosi della copertura offerta nell’ultimo anno dai bond. In effetti, dai picchi toccati ad inizio anno, i rendimenti societari investment grade sono scesi e, nonostante la domanda dovrebbe rimanere costante, è lecito immaginarsi rendimenti più bassi, spread ridotti e forti emissioni che potrebbero rappresentare forze limitanti per il settore.
Negli Stati Uniti, nonostante la continua resilienza, i parametri del credito iniziano a rivelare la pressione dell’aumento delle spese per interessi. Eppure, sottolineano gli esperti, “con le precedenti previsioni per le emissioni lorde del 2024 già superate, il conteggio per l’intero anno potrebbe arrivare fino a un terzo in più rispetto a quanto inizialmente previsto”. Insomma, per ora l’assorbimento del mercato rimane forte in un contesto di domanda trainata da investitori esteri e flussi di fondi comuni di investimento.
High yield: opportunità nel breve termine
Fondamentali stabili e la forte riduzione delle probabilità di recessione hanno le potenzialità di mantenere gli spread limitati e la domanda di nuove emissioni high yield robuste. Insomma, considerato l’elevato rischio che sta attraversando il mercato, soprattutto sul fronte geopolitico, l’attenzione verso i titoli ad alta qualità nel breve termine dovrebbe rimanere alta. Secondo gli esperti di PGIM, “ai livelli attuali, un ulteriore restringimento degli spread negli Stati Uniti pone un rischio limitato. I solidi bilanci societari sostengono un mercato high yield statunitense che vanta livelli storicamente elevati di qualità del credito. Il nostro scenario di base prevede un calo delle insolvenze nel prossimo anno”.
Guardando invece verso il panorama europeo, salvo imminenti shock che potrebbero attraversare il mercato, gli spread high yield dovrebbero essere limitati, almeno nel breve termine. Insomma, questo comparto del credito continua ad offrire opportunità interessanti per gli investitori.
Debito mercati emergenti: leader del settore
Negli ultimi mesi, nonostante le incertezze geopolitiche, il mercato del debito dei Paesi emergenti è cresciuto con forza. Chiaramente guardare lontano dai mercati sviluppati significa aprirsi a maggiori rischi e, proprio per questo, è fondamentale rimanere cauti. Soprattutto ora, quando le elezioni statunitensi sono ormai alle porte e il rischio legati alla politica commerciale Usa sono sempre più reali.
Nonostante tutto questo, i mercati emergenti sembrano ancora destinati a crescere nel medio termine e anzi, a beneficiare dei previsti tagli dei tassi nelle economie sviluppate.
“Continuiamo a vedere il valore migliore nelle obbligazioni societarie dei mercati emergenti e in alcuni emittenti BBB a più lunga scadenza. Continuiamo inoltre a privilegiare l’esposizione alla duration dei mercati emergenti, anche se non tanto quanto prima dei recenti rally”, concludono gli esperti.