Il bene rifugio per eccellenza, che sta dimostrando una crescita impressionante anche nel 2024, arrivando a superare i 2.600 dollari l’oncia. Chiaramente stiamo parlando dell’oro. Da sempre i metalli preziosi sono stati visti come uno dei beni da aver in portafoglio, non solo per diversificarlo, ma soprattutto per proteggersi dagli shock globali. In effetti, come si è anche visto in questi ultimi anni, l’oro svolge un ottimo ruolo di copertura contro gli shock geopolitici, ma si può dire lo stesso anche nel caso di alta inflazione?
Secondo gli esperti di Vontobel Institutional Clients, mentre l’oro e i metalli preziosi rappresentano un faro nelle incertezze, un paniere più ampio di materie prime potrebbe essere invece un vero porto sicuro, dove anche le ondate inflattive non riescono ad arrivare.
Volatilità di mercato? La risposta è diversificare
L’ora presenta una bassa correlazione con le asset tradizionali, proprio per questo è sempre stato visto come rifugio per gli investitori in momenti di incertezza. Ma lo stesso si può dire anche per le materie prime. Il Bloomberg Commodity Index, ad esempio, è composto da 24 asset distinti che vanno dai metalli al petrolio, dai prodotti agricoli al bestiame, unendo titoli non correlati tra di loro. Kerstin Hottner e Andrea Gentili, rispettivamente Head of Commodities e Head of Quantitative Investments di Vontobel, sottolineano come, ad esempio, i prezzi del gas naturale dipendono dagli Stati Uniti, quelli del petrolio dalle decisioni dell’Opec e i metalli sono strettamente legati al credito cinese. Insomma, non ci sono dubbi sul fatto che investire in materie prime, offre, già di per sé, una diversificazione ben più elevata dell’oro da solo.
Entrambi sono beni rifugio: mentre le materie prime sono più correlate alle azioni, l’oro alle obbligazioni. Questo significa che combinare entrambe le asset class nel proprio portafoglio, permette di renderlo a prova di shock in tutti i settori.
Inflazione alta: come ripararsi
Negli ultimi anni, con l’inflazione che è tornata a salire, toccando picchi che non si vedevano da decenni, sono molti gli investitori che hanno deciso di aggiungere oro al loro portafoglio. Eppure, contrariamente a quanto si crede, i metalli preziosi – da soli – potrebbero non essere la migliore copertura contro l’inflazione. Un ampio paniere di materie prime potrebbe essere ben più efficace. In effetti, l’oro è correlato negativamente all’inflazione, proprio per questo negli ultimi anni gli Etf sul metallo giallo hanno registrato dei forti deflussi, con gli investitori che hanno preferito puntare su bond ad alto rendimento. D’altro canto, è ovvio che le materie prime siano correlate all’inflazione, con il costo per il cibo, l’energia e il petrolio che si alza di pari passo.
Ma se questo è così ovvio, perché allora la maggior parte degli investitori continua ad acquistare oro come copertura dall’inflazione? Secondo gli esperti la risposta è semplice e ha a che fare con la storica accessibilità a questa asset class. Ora che sono sempre di più i fondi sulle commodity disponibili sul mercato, però, la situazione potrebbe cambiare.
Rischio geopolitico: come ripararsi
Diverso è il ruolo dell’oro in risposta agli shock di tipo geopolitico. In effetti, guardando alle principali crisi geopolitiche dal 1973 ad oggi, l’oro ha offerto una copertura sicuro, molto più di quella legata alle altre commodities. Questo perché petrolio e gas, asset fondamentali quando si parla di materie prime, finiscono molto spesso sotto il fuoco incrociato negli eventi di crisi, proprio come è accaduto ad inizio 2022, con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.

Conclusioni
In momenti di incertezza l’oro continua e continuerà ad essere un bene rifugio per il portafoglio degli investitori, ma allo stesso tempo anche le materie prime possono essere d’aiuto, soprattutto in vista dei cambiamenti sistemici dei prossimi anni. Infatti, da un lato, l’aumento della classe media nei mercati emergenti incrementerà la domanda di materie prime come la carne e la crescita demografica in queste regioni spingerà anche la domanda di energia in generale, compresi petrolio e gas. D’altro canto, la svolta verso il Net Zero nelle economie sviluppate, comprese le normative che favoriscono l’acquisto e l’utilizzo di veicoli elettrici (EV), farà aumentare la domanda di metalli essenziali per la loro costruzione, come rame, alluminio, argento, platino, stagno e nichel.
Insomma, “aggiungendo un’ampia gamma di materie prime a un’allocazione tradizionale in oro – come energia, metalli e prodotti agricoli – gli investitori possono ottenere una diversificazione superiore, una copertura contro l’inflazione e contro gli shock geopolitici che coinvolgono il settore energetico”, concludono gli esperti.