Il Messico è uno dei Paesi più vicini agli Stati Uniti, sia geograficamente che per similarità commerciali e negli ultimi anni il rapporto tra questi due stati non ha fatto altro che rafforzarsi. Eppure il perfetto equilibrio potrebbe oggi essere pronto a rompersi.
Il Messico si è guadagnato la posizione del +1 preferito degli States, superando anche la Cina, ma con il ritorno di Donald Trump alla presidenza, inizia a sentirsi aria di problemi e incertezze. Nel 2026, l’accordo commerciale tra i due Paesi scadrà, ma forse il tycoon potrebbe cambiare le carte in tavola anche prima. Il 46esimo presidente degli Stati Uniti ha infatti promesso un massiccio aumento dei dazi sulle merci provenienti da Messico, Canada e Cina a partire dal primo giorno della sua amministrazione, che potrebbero arrivare fino al 25%. Nello specifico, Trump ha precisato che “queste tariffe rimarranno in vigore fino a quando le droghe, in particolare il Fentanyl, e tutti gli stranieri illegali non fermeranno questa invasione del nostro Paese”.
Allo stesso tempo, però, la presidente messicana Claudia Sheinbaum sembra più che pronta a rispondere alle promesse elettorali di Trump con la stessa moneta: se ci saranno tariffe statunitensi, anche il Messico le aumenterà questo, secondo i dati di Reuters, potrebbe uccidere 400mila posti di lavoro negli Stati Uniti e far aumentare i prezzi per i consumatori.
Messico: il tramite tra Cina e Stati Uniti
“Tra il 2016 e il 2024, le esportazioni di tecnologie avanzate dal Messico agli Stati Uniti sono aumentate del 70%, superando i 90 miliardi di dollari all’anno”, spiega Erik Lueth, Global Emerging Market Economist di Legal & General Investment Management.
Insomma, sembra chiaro che il compito del Messico sia stato quello di sostituire la Cina, soprattutto per quanto riguarda le esportazioni di IT, elettronica, scienze della vita e del settore aerospaziale. Tre quarti dell’aumento delle esportazioni messicane di prodotti manifatturieri di fascia alta verso gli Stati Uniti sono stati compensati dalle importazioni messicane di prodotti manifatturieri di fascia alta dalla Cina e dall’Asia orientale. In tal senso, il Messico rappresenta il punto di congiuntura tra Cina e Stati Uniti.
Quale sarebbe il danno per il paese sud americano se gli States vietassero completamente le esportazioni cinesi?
In un simile scenario, secondo gli esperti, “È improbabile che i prodotti cinesi vengano semplicemente deviati attraverso il Messico. È più probabile che vengano ulteriormente lavorati in Messico prima di entrare negli Stati Uniti. Questo valore aggiunto messicano scomparirebbe se gli Stati Uniti adottassero misure restrittive e anzi, il Messico potrebbe perdere l’1% del suo Pil”.
Messico: paese da evitare o continuare a investirci?
Nonostante le possibili incertezze date da un secondo mandato di Donald Trump, il Messico continua a perseguire politiche macro forti, consolidando un Pil del 2% l’anno prossimo.
Certamente, il danno per il Messico pari all’1% del Pil non sarebbe indifferente, ma neppure enorme. Inoltre, Trump potrebbe dimostrarsi più moderato del previsto, rendendosi conti degli effetti negativi che dazi alti potrebbero portare anche sull’economia statunitense. Questa probabilità cresce se il Messico sarà in grado di offrire aiuto in materia di immigrazione clandestina.
“A medio termine, è probabile che il Messico tragga ancora vantaggio dal “nearshoring” e dal “friendshoring” degli Stati Uniti, in particolare se Trump dovesse applicare tariffe del 10% su tutta la linea”, conclude l’esperto.