Questo è stato l’anno del mercato azionario, con i principali indici che hanno rotto record su record, per lo più grazie al rally che ha attraversato Wall Street. Ma non solo, se nei primi mesi del 2024 tutto il mercato era concentrato sui movimenti delle Magnifiche Sette statunitensi, nella seconda metà dell’anno la cerchia dei titoli si è espansa, mettendo davanti agli investitori un listino titoli meglio diversificato.
Un mercato in espansione
Non ci sono dubbi: il mercato azionario sta vivendo una fase di ampliamento, con dinamiche che vanno oltre i titoli a grande capitalizzazione. L’indice S&P 500 Equal Weight, ovvero una versione equi-ponderata dell’indice statunitense più discusso, ha sovraperformato l’S&P 500 in due degli ultimi sette mesi. Ma non solo, anche guardando fuori dai titoli a grande capitalizzazione, l’indice S&P SmallCap 600 ha registrato un rally del 13,5%.
Il mercato statunitense non sembra però pronto a rallentare. Anzi, dopo le elezioni statunitensi sono cresciute le aspettative di un’adozione da parte del presidente Donald Trump di misure più favorevoli alle imprese. Se anche le politiche del tycoon tardassero ad arrivare e nonostante le previsioni dei tagli dei tassi sono state ridimensionate, i mercati continuano a prevedere almeno due riduzioni da 25 punti base nel 2025.
Provando a guardare fuori dagli Stati Uniti, dove la crescita economica sembra molto più lenta, non c’è da preoccuparsi. Sono molti i mercati che stanno implementando politiche volte a stimolare la crescita e iniziano anche a vedersi i primi impatti positivi degli ingenti investimenti in intelligenza artificiale.
Grandi nomi, ma non solo: le opportunità nelle small cap
“Un’area da tenere d’occhio è quella delle società a bassa capitalizzazione”, suggerisce Marc Pinto, Head of Americas Equities di Janus Henderson Investors. Storicamente infatti, le piccole e medie imprese tendono a sovraperformare durante i periodi di calo dei tassi, poiché spesso hanno bilanci con leva finanziaria e quindi beneficiano della minore spesa per interessi, aumentando gli utili. E se a questo si aggiungono i possibili stimoli governativi da parte del nuovo governo repubblicano, è facile comprendere l’entusiasmo dell’esperto.
Ma non solo, storicamente i cicli di sovraperformance delle large e delle small cap di alternano – in genere ogni 6/14 anni – e, in tal senso, l’attuale fase dominio dei titoli a grande capitalizzazione si trova ormai agli sgoccioli, raggiungendo il limite estremo dell’intervallo. Il punto di svolta è ormai dietro l’angolo?
Opportunità fuori dagli Stati Uniti
Il mercato statunitense è cresciuto con forza quest’anno, anzi si può proprio dire che ha dominato il mercato globale. È lecito però chiedersi cosa accadrà sotto il governo Trump, se le sue promesse elettorali diventeranno veramente tutte realtà e l’effetto che queste avranno sui mercati.
Inoltre, guardando anche dall’altro lato della medaglia, è chiaro agli investitori che i titoli molto richiesti e con ottime performance diventano anche titoli molto costosi. In quest’ottica, le valutazioni basse potrebbero essere un vantaggio cruciale per tutte le azioni non statunitensi nel 2025. Infatti, se è vero che il rally che ha attraversato Wall Street è stato molto forte, secondo l’esperto “vale anche la pena di ricordare che ogni anno, nell’ultimo decennio, 82 titoli in media fra i 100 più performanti dell’indice MSCI All Country World erano domiciliati al di fuori degli Stati Uniti”.