L’economia globale raggiungerà un soft landing? È questa la domanda cui si cercherà di trovare risposta nel 2025: nonostante le ampie aspettative, i grandi cambiamenti politici e i rischi che questi comportano per la stabilità economica potrebbero infatti mettere alla prova anche le prospettive più favorevoli. A precisarlo è BNP Paribas Asset Management nell’outlook di investimento per i prossimi 12 mesi, volto a individuare le opportunità per gli investitori in un mondo ancora ‘volatile’. “L’incertezza rappresenta una sfida sia per le banche centrali, impegnate a definire le politiche monetarie, sia per gli investitori, chiamati a confrontarsi con le politiche della nuova amministrazione statunitense, un’Europa vulnerabile e una Cina in difficoltà” spiegano gli esperti.
Oltre al sempre centrale tema della sostenibilità, “da considerare in ottica di lungo periodo e per il 2025 concentrandosi su tre temi portanti (il finanziamento della transizione ecologica, gli investimenti nell’adattamento climatico e le allocazioni volte a preservare il capitale naturale)”, l’intelligenza artificiale “continuerà a stimolare l’innovazione, generando nuove opportunità di investimento. Per coloro che puntano a generare reddito, il mercato obbligazionario offre un ampio spettro di opportunità, mentre chi cerca diversificazione può considerare il debito dei mercati emergenti, che rappresenta un terreno fertile da esplorare”. Ma cosa aspettarsi, più nel dettaglio, per il 2025 sui mercati finanziari? Facciamo il punto con Daniel Morris, Chief market strategist della società.
Quali sono le prospettive per i mercati finanziari nel 2025?
“La vittoria del Partito Repubblicano alle elezioni negli Stati Uniti dovrebbe stimolare i mercati azionari, in particolare quelli americani, sempre che l’andamento della prima amministrazione Trump possa replicarsi anche durante il suo secondo mandato. Esistono tuttavia due rischi: da una parte, che una crescita eccessiva porti al surriscaldamento dell’economia statunitense; dall’altra, che gli ampi tagli fiscali causino una reazione negativa sul mercato obbligazionario. Sarà perciò necessario attendere per avere maggiore chiarezza, non solo sulle proposte politiche, ma anche su ciò che sarà effettivamente implementabile dalla prossima amministrazione” spiega Morris.
“Al di là degli sviluppi politici, le banche centrali dei mercati sviluppati stanno riducendo i tassi di riferimento. Questo dovrebbe favorire sia i mercati azionari (grazie alla diminuzione dei costi di finanziamento a breve termine) sia il reddito fisso (man mano che la componente legata ai tassi di politica monetaria dei rendimenti obbligazionari cala). Ovviamente, anticipare le reazioni dei mercati non è semplice, poiché l’altro fattore chiave – e forse più importante – che guida i prezzi degli asset è la crescita economica”.
Pertanto, precisa Morris, “gli investitori dovrebbero inizialmente essere cauti nell’aspettarsi ritorni positivi dai mercati azionari durante un ciclo di riduzione dei tassi, considerando che quattro degli ultimi cinque cicli simili negli Stati Uniti hanno coinciso con una recessione. Non sorprende quindi che l’inizio di una recessione abbia comportato rendimenti negativi per le azioni e guadagni per i titoli di Stato. La variabile cruciale per anticipare i rendimenti del prossimo anno, quindi, è se il 2025 costituirà un’eccezione, o rispetterà la regola”.
Come sono posizionate le azioni statunitensi?
“Il consenso di mercato prevede un atterraggio morbido per l’economia statunitense: una crescita che rallenta ma rimane positiva, con l’inflazione core che torna verso il target del 2% della Federal Reserve. In Europa si è già verificato un rallentamento, ma il 2025 potrebbe segnare una modesta ripresa”. Guardando più nel dettaglio al comparto azionario, Morris evidenzia che “la crescita economica supporterebbe i mercati azionari e gli utili, portando a guadagni di prezzo nel prossimo anno”.
Ma quali le aree da monitorare con attenzione? “La nostra preferenza regionale resta per gli Stati Uniti” precisa l’esperto. “Nel 2024, l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale ha rappresentato il principale motore della crescita degli utili, trainata dai titoli tecnologici dell’indice NASDAQ 100, mentre il resto del mercato ha mostrato una crescita appena positiva. Nel 2025, ci aspettiamo una distribuzione più equilibrata, anche se il NASDAQ continuerà a distinguersi per la crescita degli utili, come si evince dal grafico che segue”.

Cosa aspettarsi dalle controparti europee?
Quanto all’Europa, “le azioni dovrebbero registrare una performance positiva, sebbene ancora una volta in ritardo rispetto ad altri mercati principali. La regione rimane penalizzata da incertezze geopolitiche e sfide strutturali, in particolare quelle che affliggono l’economia tedesca. La domanda dei consumatori in Europa dovrebbe riprendersi molto più vigorosamente di quanto previsto per sostenere i settori legati al consumo. Gli esportatori beneficeranno di una crescita robusta negli Stati Uniti, ma i dazi continuano a rappresentare una preoccupazione. Infine, data la sua crescita più lenta, sarà improbabile che la Cina importi i prodotti europei con lo stesso ritmo del passato”.
Quanto alla Cina, invece?
“Il potenziale per rendimenti superiori rispetto alla media in Cina dipenderà principalmente dalle mosse effettuate dalle autorità centrali. Il Dragone, infatti, rimane fortemente dipendente dalle politiche governative per stimolare la crescita e, di conseguenza, i profitti aziendali. Sebbene prevediamo ulteriori stimoli da Pechino, non sembrano probabili cambiamenti significativi nella politica economica; pertanto, gli investimenti dovrebbero continuare a concentrarsi su settori emergenti, piuttosto che sul consumo domestico o sul salvataggio del settore immobiliare”.
Tuttavia, spiega Morris, “ci interroghiamo sull’efficacia di questi settori privilegiati nel generare una crescita economica sufficiente a soddisfare le aspettative delle autorità. Senza una ripresa significativa del mercato immobiliare, il sentiment dei consumatori rimarrà probabilmente depresso. Anche l’export potrebbe rivelarsi insufficiente a compensare la domanda interna, data la crescente attenzione verso il protezionismo commerciale cui stiamo assistendo su scala globale”. Ciononostante, “gli utili cinesi dovrebbero crescere (oltre il 10% anno su anno se le stime di consenso saranno corrette), ma non molto più dei mercati europei (il cui incremento è stimato al 9%). Sebbene le valutazioni siano basse rispetto alla media storica, potrebbe persistere uno sconto permanente sui multipli rispetto al passato, con rapporti prezzo-utili che non necessariamente torneranno ai livelli precedenti”.
Volgendo lo sguardo ai mercati obbligazionari, cosa ci aspetterà nel 2025?
“Il rischio principale per le aspettative di mercato sui tassi a breve negli Stati Uniti deriva dal possibile impatto inflazionistico delle politiche della nuova amministrazione Trump (restrizioni all’immigrazione, dazi, tagli fiscali). Tuttavia, al momento, è solo speculazione su ciò che sarà effettivamente implementato” precisa Morris.
Comunque, “i rendimenti dei Treasury a lungo termine potrebbero aumentare per riflettere l’incertezza sull’inflazione, senza contare il deficit di bilancio degli Stati Uniti. Eventuali estensioni o ampliamenti dei tagli fiscali peggiorerebbero ulteriormente le prospettive fiscali. Tuttavia, come sempre, non è chiaro se e quando il mercato deciderà di prezzare pienamente questi rischi. Prevediamo un supporto continuo per i prezzi dell’oro, poiché gli investitori cercheranno asset rifugio alternativi”.
Infine, “il credito investment grade dovrebbe offrire rendimenti superiori rispetto ai titoli di Stato, dato che gli spread restano contenuti in un contesto di crescita economica stabile. Seppur ridotti sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona, i differenziali di rendimento risultano infatti più vantaggiosi per il credito investment grade europeo, che consideriamo l’asset class con il miglior rapporto rischio-rendimento” conclude Morris.