Dopo diverse incertezze, la democrazia più grande del mondo si conferma tale, con 642milioni di cittadini che si sono recati alle urne. Erano molti ad accusare Narendra Modi di aver trasformato l’India in un’autocrazia repressiva, ma i risultati delle recenti elezioni hanno riportato la pace negli elettori che ancora credono al regime democratico. Infatti, contro tutte le aspettative, il primo ministro è stato ridimensionato dai risultati delle urne. Il Bharatiya Janata Party di Modi ha vinto le elezioni, e manterrà il suo posto per un terzo mandato consecutivo, senza però la luce di invincibilità che lo ha accompagnato per gli ultimi dieci anni.
Nonostante il partito nazionalista indù non è riuscito ad ottenere la maggioranza per governare in modo indipendente il Paese, ottenendo solo 240 seggi sui 272 necessari, insieme, i partiti della coalizione dell’Alleanza Nazionale Democratica hanno ottenuto 293 seggi. Così, domenica 9 giungo, Modi ha prestato giuramento per un – raro – terzo mandato consecutivo. Il neo eletto leader, ormai 73enne, è infatti solo il secondo primo ministro indiano a mantenere il potere per un terzo mandato quinquennale.
India in crescita: tutto merito di Modi?
Dal suo primo mandato, Modi ha reso chiaro l’obiettivo di rinnovare l’India dalle fondamenta: per avere una crescita rapida e continua è fondamentale investire in attività pubbliche. I risultati di questa mentalità sono visibili a tutti. La Tigre continua, infatti, a crescere con un ritmo sostenuto e, per l’anno fiscale 2024 (dal primo aprile 2023 al 31 marzo 2024), è stata la grande economia a più rapida crescita, che si è attestata al 7,2%. Ciò è stato reso possibile grazie a investimenti pubblici, soprattutto nel settore delle infrastrutture digitali, nella sicurezza energetica e nella produzione interna.
Ma non sono solo gli incentivi legati alla produzione o i costi logistici al ribasso che hanno reso l’India un paese sempre più interessante per gli investitori esteri. Gli esperti di Uti International hanno sottolineato che, negli ultimi dieci anni, anche la posizione macroeconomica della Tigre è migliorata: “un’inflazione in costante diminuzione e un deficit fiscale stimato al 5,6% del PIL nell’anno fiscale 24, che mostra progressi costanti sulla strada che porta al 5,1% nell’anno fiscale 25 e all’obiettivo del 4,5% entro l’anno fiscale 26”.
E se anche questo non bastasse, l’India rimane un paese giovane con un mercato ampio e in crescita, che sta profondamente beneficiando del cambiamento delle catene di approvvigionamento globali.
Governo di coalizione: India davanti a un punto di rottura?
Per la prima volta da dieci anni, l’India verrà di nuovo governata da una coalizione, basterà questo a rompere l’equilibrio produttivo che si era creato?
Un governo di coalizione non è una novità assoluta per la Tigre. Tra il 1992 e il 2014 è infatti già accaduto diverse volte e anche questi governi hanno puntato sullo sviluppo e la crescita del Paese. Guardando agli ultimi trent’anni, il bilancio di crescita dell’India non si è mai fermato. Proprio per questo, è lecito pensare, secondo gli esperti, che “anche se potrebbe esserci un leggero spostamento verso l’incentivazione dei consumi, la stabilità macroeconomica e finanziaria persisterà”.
Investimenti: cosa cambia?
Gli investitori interessanti all’India non dovrebbero trovarsi davanti a nessuno sconvolgimento particolare e, allo stesso tempo, i consigli di investimento quando si parla di Paesi emergenti, rimangono sempre validi. Puntare sulla qualità, cercando le società con interessanti potenziali di crescita nel lungo termine, piuttosto che adottare una visione top-down, dove il focus è sui fattori macroeconomici o sulle possibili misure politiche. Crescita secolare, flussi di cassa constanti ed elevato rendimento del capitale sono i tre ingredienti chiave per selezionare le aziende che continueranno a crescere nel futuro. Qualora il nuovo governo deciderà di orientarsi a favore di uno stimolo interno per i consumi, anche le aziende di qualità ne beneficeranno.