Chi si approccia per la prima volta al mercato obbligazionario con l’obiettivo di diversificare il portafoglio di investimenti, solitamente cerca bond che offrano un buon rendimento a fronte di un rischio contenuto e, per questo, spesso la scelta cade sui titoli investment grade. Il mercato sta però cambiando e, oggi, i titoli high yield stanno guadagnando una fetta sempre più ampia di investitori, offrendo rendimenti inediti. In effetti, dal 2005 ad oggi, sia il comparto europeo che quello statunitense dell’high yield hanno prodotto rendimenti solidi, soprattutto se paragonati a quelli dell’investment grade o all’Euro Stoxx50. Guardando proprio ai numeri, negli ultimi vent’anni il rendimento medio dei titoli hy statunitensi è stato del 7,6%, rispetto al 4,3% portato a casa dall’ig e, guardando all’Europa, il divario è stato ancora più ampio con i bond high yield (6,9%) che hanno più che duplicato i risultati del fratello maggiore investment grade (2,9%).
High yield: da seconda squadra a protagonista
Negli ultimi 20 anni le società high yield sono diventate in media molto più grandi. “Invece di essere pesci piccoli rispetto a quelle investment grade, ora sono concorrenti formidabili, sia per fatturato che per EBITDA, offrendo anche rendimenti più elevati”, spiega Uli Gerhard, senior portfolio manager di Insight Investment, società di BNY Investments.
L’attrattiva del mondo high yield dipende, in parte, anche dalla call anticipata. Ovvero, quando una società richiama anticipatamente un’obbligazione, deve pagare un premio che generalmente è pari alla metà della cedola alla prima data di richiamo. L’esperto sostiene che i recenti aumenti delle cedole hanno comportato un aumento dei premi call e quindi migliori opportunità di guadagno in conto capitale.
Se questo non bastasse, è aumentata anche la qualità del credito che fa da base ai titoli hy, colmando il divario rispetto al comparto investment grade. Guardando ai mercati denominati in euro, circa il 60% del mercato ha un rating BB e solo il 10% un rating CCC. Simile la situazione negli Stati Uniti, dove circa il 50% ha un rating BB e il 13% CCC. Guardando al mercato del 2006, la differenza è enorme, siccome allora le obbligazioni tripla C pesavano oltre il 20% del mercato.
Due mondi che convergono, con ancora qualche differenza
Quando non c’è crescita, proprio come sta accadendo oggi in Europa, o c’è una leggera recessione, “le società investment grade tendono a utilizzare la leva finanziaria per migliorare gli utili, mentre la maggior parte delle società hy si rintanano o costruiscono impianti, ma utilizzano meno la leva finanziaria rispetto ai periodi di buona crescita”, spiega Gerhard. Quello che stiamo vedendo oggi sul mercato, quindi, è proprio una convergenza tra questi due universi, con il mondo high yield che, però, offre spread di credito più remunerativi.
A fare veramente differenza è però la strategia. Per gli investitori che decidono di aggiungere una parte di titoli high yield al proprio portafoglio, secondo Gerhard, è allora preferibile cercare scadenze brevi. Infatti, guardando ai prossimi due anni, non è difficile prevedere il flusso di cassa, un discorso molto diverso se invece l’orizzonte si allunga ai cinque anni. Quest’anno ci sta insegnando che l’economia e il management cambiano quasi quotidianamente e immaginare con precisione dove saranno i mercati tra cinque anni è più complesso che mai.