Se le elezioni previste per questo 2024 non erano abbastanza, ci hanno pensato la Francia e il Regno Unito a portare ulteriore incertezza sui mercati, invitando i cittadini alle urne in anticipo. Ma mentre nel vecchio impero non ci sono stati molti dubbi sulla vittoria dei Laburisti, Parigi ha visto una lotta all’ultimo momento tra il blocco di sinistra e l’estrema destra, lasciando i mercati insoddisfatti. Ma cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi e come possono gli investitori muoversi in questo momento di incertezza?
Francia: tra soddisfazione popolare e incertezza nei mercati
Dopo la debacle del suo partito alle elezioni europee, Emmanuel Macron ha deciso di indire delle nuove elezioni popolari, per capire quanto fosse ancora alto il supporto. La forte vittoria del Rassemblement National (Rn) di estrema destra di Marine Le Pen al primo turno è stata solo una distrazione, infatti lo scorso 7 luglio il blocco di sinistra guidato dal Nouveau Front Populaire (Pnf) ha inaspettatamente ottenuto il maggior numero di seggi.
Sebbene si tratti di una vittoria per i francesi che avevano protestato dopo il primo turno a suon di ‘Siamo tutti antifascisti!’, gli investitori invece iniziano a preoccuparsi per la situazione fiscale del Paese.
Prima delle elezioni, uno dei capisaldi della campagna elettorale del Pnf era aumentare i salari minimi, invertendo anche la rotta delle imprese. Ma allo stesso tempo, anche Jordan Bardella, il 28enne a capo del Rn, aveva già rinunciato in partenza un impegno a riportare il deficit francese al 3% del Pil entro il 2027.
Insomma, che si guardi a destra o a sinistra, anche se per ora è impossibile valutare esattamente i costi dei programmi dei due partiti, un deficit più ampio sarà inevitabile per la Francia. E già la posizione di Parigi non è tra le migliori, avendo appena superato un deficit al 5,5% del Pil, uno tra i più alti dell’eurozona. Al punto che anche le principali agenzie di rating hanno già preso in considerazione il peggioramento delle dinamiche fiscali, dichiarando che le elezioni anticipate rappresentano un rischio negativo per il rating del Paese.
In linea generale, la Francia si trova in una posizione di debolezza a causa dello stallo politico e, di conseguenza, il rinnovato ruolo di leadership del presidente Macron rischia di diventare meno efficace in Europa.
Ma ad indebolire ulteriormente la fiducia nei confronti del premier è il profondo disaccordo tra Macron e il cancelliere tedesco Scholz: il potente motore franco-tedesco della crescita sta infatti perdendo vigore, anche a causa di un profondo disaccordo di fondo sulle politiche dell’Unione Europea.
Regno Unito: un’oasi calma nel mare in tempesta
Dopo 14 anni il partito laburista è tornato al potere con una maggioranza a dir poco schiacciate e anzi, vista la vittoria quasi scontata, erano molti gli analisti che parlavano delle elezioni inglesi come il ‘non evento dell’anno’.
Ma anche guardando al mercato, non si vedono grandi cambiamenti all’orizzonte, i piani di crescita del Partito si basano principalmente su un periodo di crescita economica tranquilla e prevedibile. E questa calma piatta sta rassicurando gli investitori, anche considerando che l’indice della sterlina ponderato per il commercio della Bank of England è più vicino al livello più alto del referendum sulla Brexit del 2016.
Sotto il nuovo primo ministro, Sir Keir Starmer, è improbabile che ci sia un ritorno al mercato unico europeo, ma il nuovo governo sembra interessato a rimuovere le barriere sui prodotti alimentari e sulle materie prime essenziali con l’Europa, cercando di raccogliere i benefici del mercato unico senza le responsabilità ad esso connesse.
Dalla periferia al centro: cosa cambia per l’Europa dopo le elezioni?
L’incertezza che la Francia si troverà ad affrontare nei prossimi mesi potrebbe avere, secondo gli esperti di PGIM Fixed Income, un effetto diretto sul neonato Parlamento europeo, rallentando possibili accordi di libero scambio con terzi.
Ma in generale, a creare veramente preoccupazione per i prossimi anni, non sono le singole decisioni dei Paesi membri, ma il l’ascesa generale dei partiti nazionalisti. Come previsto, infatti, le elezioni europee di giugno hanno registrato un notevole spostamento a destra e, in generale, i partiti di estrema destra hanno ottenuto il loro miglior risultato elettorale di sempre al Parlamento europeo, con importanti guadagni in Francia, Germania e Italia, conquistando collettivamente quasi un quarto dei seggi della Camera.
Ma per ora la situazione non è ancora tropo preoccupante. Nonostante la volatilità portata dalle elezioni, “la crescita dell’eurozona rimane in linea con il trend e la Bce è pronta a tagliare nuovamente i tassi d’interesse, un ambiente favorevole agli asset francesi. Mentre gli asset britannici beneficeranno relativamente dopo l’esito delle elezioni. Dopo lo shock di Liz Truss di meno di due anni fa, la nuova amministrazione sarà infatti ben consapevole di non far vacillare il bilancio, a tutto vantaggio della sterlina”, concludono gli esperti.