Fin dai primi momenti i mercati hanno accolto con entusiasmo la vittoria di Trump, spinti dalle aspettative legate ai suoi piani economici ambiziosi. Tuttavia, l’ottimismo iniziale si è presto accompagnato a riflessioni più prudenti, in particolare sugli effetti dell’inflazione, già salita al 2,6% lo scorso ottobre. Secondo Giacomo Bergamo, portfolio manager di Ver Capital SGR, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha prontamente segnalato una maggiore cautela riguardo a futuri tagli dei tassi, con una probabilità del 50% stimata per un’ulteriore riduzione già nella riunione di dicembre.
Nuove opportunità per i bond: Trump cambia le regole del gioco
La prospettiva di tassi d’interesse più elevati e duraturi ha già iniziato a manifestarsi: i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono saliti al 4,5%, offrendo nuove occasioni agli investitori obbligazionari.
“Sicuramente, le politiche di Trump dovrebbero rafforzare l’economia statunitense, con effetti positivi sui bilanci delle aziende americane,” spiega Alberto Gesualdi, responsabile delle strategie di credito liquido di Ver Capital SGR. In particolare, il segmento sub-investment grade potrebbe offrire interessanti opportunità, grazie a un miglioramento dei fondamentali e al rafforzamento del merito creditizio.
La persistenza di tassi più alti, soprattutto a lungo termine, potrebbe introdurre maggiore volatilità sui tassi stessi e ne risentirebbero maggiormente i titoli governativi e Investment Grade per la loro maggior Duration. Per quanto riguarda lo spread di credito tra titoli high yield e Treasury, nonostante una compressione già avvenuta, ci sono margini per ulteriori restringimenti grazie all’allentamento monetario delle banche centrali.
Per approfondire riguarda la Weekly Bell con gli esperti di Ver Capital SGR
Stati Uniti ed Europa: impatti divergenti delle politiche di Trump
Le economie di Stati Uniti ed Europa partono da situazioni molto diverse, il che si rifletterà anche sugli effetti delle politiche di Trump. Negli Stati Uniti, la Fed potrebbe adottare una politica monetaria più restrittiva alla luce di dati economici ancora solidi, mentre in Europa la Bce si trova a fronteggiare una situazione più complessa con la Germania e la Francia in difficoltà.
“In questo contesto, le curve dei rendimenti dei due continenti potrebbero divergere ulteriormente, con gli Stati Uniti proiettati verso tassi più alti e l’Europa costretta a perseguire politiche molto più accomodanti” spiega Giacomo Bergamo.
Il futuro dell’eurozona
Le variabili che possono influire sull’aumento dell’inflazione in Europa sono numerose: dalle tensioni geopolitiche al costo dell’energia, fino ai cambiamenti nelle catene di approvvigionamento. Tuttavia, un taglio dei tassi sembra sempre più probabile, alla luce di una traiettoria al ribasso dell’inflazione e delle difficoltà economiche ormai evidenti, soprattutto in Germania e Francia.
La Bce continuerà a valutare ad ogni meeting l’andamento e le aspettative dei principali indicatori economici, come inflazione e crescita, prendendo decisioni di politica monetaria sulla base di tali dati, come è consuetudine.
In questo contesto, Gesualdi sottolinea che “potremmo assistere a una maggiore volatilità sui tassi, mentre il posizionamento sul sub-investment grade potrebbe garantire ancora una volta ottime performance“. Non è una novità: negli ultimi vent’anni, il credito sub-investment grade ha costantemente sovraperformato rispetto al tradizionale mondo investment grade e persino ad alcuni indici azionari, come l’EURO STOXX 50. Questo risultato è dovuto alla minore duration e alla maggiore componente di carry (cedole più elevate) tipiche di questa asset class.
Inoltre, la qualità del credito High Yield in Europa è generalmente molto buona, con la maggior parte delle emissioni concentrate nella fascia più alta del rating sub-investment grade, ovvero BB. Questo si accompagna a tassi di default molto contenuti, rendendo il segmento ancora più interessante per gli investitori.
In conclusione, “finché all’orizzonte persisterà una politica di tagli graduali, i titoli high yield e, almeno in parte, quelli investment grade continueranno a trarne vantaggio“, afferma Gesualdi. Le politiche attuali dovrebbero infatti supportare ulteriormente l’economia, contribuendo a un miglioramento del rischio di credito, che rimane un fattore meglio remunerato nei titoli sub-investment grade.