Mentre i tassi di interesse e l’inflazione si stanno abbassando, con l’Unione Europea che è rientrata nel target del 2%, non ci sono dubbi sul fatto che questa nuova normalità sia ben diversa da quello a cui gli investitori si erano abituati. Eppure, secondo gli esperti di Fidelity International, il punto non è tanto capire quando si potrà tornare in un contesto con i tassi di interesse a zero, ma come imparare a conviverci. “I tassi di interesse sembrano destinati a scendere nei prossimi anni – spiega Talib Sheikh – ma non ci aspettiamo che tornino a zero”.
Se trovare un nuovo equilibrio in un mercato a cui gli investitori non sono abituati è già complicato, la profonda desincronizzazione dei cicli economici non aiuta. A differenza del Paese sotto la lente di ingrandimento, il mercato degli investimenti è completamente diverso. Consideriamo solo i principali mercati: l’economia statunitense continua a mostrare segni di forza e resilienza, la Cina sta iniziando solo ora a rialzarsi dopo anni di andamento negativo, anche Europa e Regno Unito hanno faticato molto. Un mercato così frammentato offre, però, opportunità molto diverse tra di loro, per rinnovare il portafoglio.
Inflazione: un’arma a doppio taglio
Per capire veramente gli effetti di un’alta inflazione, è importante prima comprendere come questa sia composta. Essa infatti è caratterizzata da due grandi componenti: inflazione dei beni e inflazione dei servizi. La prima dipende dalle aspettative di inflazione a breve termine e dai prezzi delle importazioni. Questa è quindi salita alle stelle nel periodo a cavallo con il Covid, quando le catene di approvvigionamento sono state interrotte. Questo fenomeno si è placato negli ultimi anni, con il commercio globale che è ripreso, anche se con un ritmo ben diverso, anche a causa dei conflitti geopolitici. La seconda, invece, è quella che i consumatori vedono quotidianamente, ovvero rappresenta quanto su paga per beni e servizi. Questa parte dell’inflazione è in calo, ma rimane ancora troppo elevata.
Sono soprattutto la Federal Reserve Statunitense e la Bank of England a preoccuparsi dell’inflazione sui servizi, soprattutto perché molto difficile da influenzare.
Un portafoglio a prova di cambiamenti
Quest’anno si è parlato molto di tecnologia, in particolare delle Magnifiche Sette statunitensi, ma si tratta di azioni molto costose. In ogni caso non ci sono molti dubbi, secondo Sheikh, quella odierna è un’ottima situazione per il reddito azionario, con il mercato azionario che sta pagando dividendi ai massimi storici. Le opportunità di questo settore però non arrivano solo dal comparto tecnologico, anzi il mondo finanziario sta guadagnando sempre più punti.
Guardando al reddito fisso, invece, è bene analizzare in modo separato il tasso di interesse core e lo spread. Il primo rappresenta il tasso di interesse che ogni governo paga sul proprio debito e questo si è alzato dopo la crisi finanziaria, offrendo alcune opportunità. D’altra parte lo spread, ovvero il premio ricevuto in aggiunta ai tassi di interesse governativi per il prestito a una società, sono relativamente contratti. Pertanto, “quando guardiamo a titoli come il credito investment-grade, le obbligazioni di qualità superiore, riteniamo che il rapporto rischio/rendimento non sia molto elevato e quindi siamo relativamente sottopesati”, spiega l’esperto. Le obbligazioni più rischiose, invece, come quelle high yield, offrono opportunità più interessanti, ma sono molto costose.
A cambiare, potrebbe essere la fuznione della duration. Negli ultimi anni è stata vista come un fattore di rischio aggiuntivo per il portafoglio, mentre ora potrebbe tornare a dimostrarsi un ottimo diversificatore.