Nonostante un crollo iniziale, l’inflazione si sta dimostrando più vischiosa del previsto sia negli Stati Uniti che in Europa – dove si è rialzata negli ultimi mesi. Se a questo si aggiunge la volatilità che sta attraversando i mercati negli ultimi giorni e il crescente rischio geopolitico, è facile capire la preoccupazione che gli investitori sentono sulle loro spalle.
Nell’ultimo anno gli scenari economici possibili sono cambiati radicalmente: da una recessione inevitabile si è passati all’ipotesi di un soft landing, fino addirittura a un no landing. Anche questi rapidi cambiamenti hanno lasciato gli investitori confusi e in attesa di una previsione più stabile. Secondo Jonathan Butler, Head of European Leveraged Finance di PGIM Fixed Income, “lo scenario di base continua a essere quello di una ‘weakflation’, ovvero una crescita leggermente inferiore e un’inflazione superiore al trend, con una probabilità del 30%. Lo scenario di atterraggio morbido è salito al 25%, seguito da una probabilità di recessione del 20% e da rischi di coda a bassa probabilità”.
Ma in una simile situazione, quali sono gli investimenti che potrebbero lasciare tranquilli gli investitori offrendo, allo stesso tempo, rendimenti allettanti non solo nel breve termine?
Un nuovo sole per l’obbligazionario, ma non tutti i bond sono uguali
Rendimenti iniziali interessanti, tassi d’interesse in calo e tendenze all’insolvenza contenute stanno contribuendo a creare un ambiente florido per le obbligazioni, soprattutto per il mondo high yield. Insomma, mentre diventa chiaro che i giorni dei tassi a zero sono ormai acqua passata, e che nel futuro sarà quel periodo ad essere visto come un’eccezione, il mercato si sta preparando a uno scenario di tassi alti e più a lungo, in una prospettiva di tagli modesti da parte delle banche centrali. Ed è proprio in una simile situazione che i bond high yield hanno la possibilità di crescere.
Il 2022 verrà ricordato come un annus horribilis per l’economia globale e, chiaramente, anche il comparto delle obbligazioni ad alto rendimento non ne è uscito incolume, con un calo di quasi il 13%. E, se lo scorso anno il mercato è tornato in pari, con anche una inaspettata sovraperformance del 4% rispetto ai bond investment grade, oggi il settore sta segnando una crescita di oltre il 2% da inizio anno. Secondo Butler, “il vantaggio in termini di rendimento rispetto alle obbligazioni investment grade potrebbe aiutare i bond high-yield a sovraperformare in un contesto di tassi piatti o in graduale diminuzione”. Ma allo stesso tempo, se – contro ogni aspettativa – i tassi dovessero inaspettatamente salire di nuovo, il profilo di duration più breve del mercato high-yield potrebbe favorire la sovraperformance rispetto al credito a più lunga duration.
Dal locale al globale, come scegliere i titoli
Quando si entra nel mondo degli investimenti, sia questo il mercato obbligazionario o quello azionario, la parola diversificazione è sempre fondamentale. Perché non dovrebbe valere lo stesso per i bond high-yield? Partendo dalle ovvietà, il mercato globale dei titoli ad alto rendimento è molto più grande di quello che possono essere i mercati domestici europei o statunitensi, ma è proprio di fronte a un mercato di opportunità più ampio che si può fare una selezione più accurata anche per quanto riguarda la qualità del credito. Anche se, in linea generale, la qualità del mercato è più elevata che mai: oggi solo il 10% delle obbligazioni high-yield è CCC o inferiore, meno della metà rispetto a soli 10 anni fa. Questo è stato reso possibile anche grazie all’ottimo lavoro che le aziende stanno facendo nel mantenere la loro liquidità. Infatti, iniziano a essere sempre di più le società che vengono rivalutate in positivo rispetto a quelle declassate.
Chiaramente, i rischi legati al mercato dei bond high-yield possono variare profondamente in base al rating del credito: più il rating è basso, più il potenziale di rischio, ma anche di rendimento, è maggiore.
Insomma, qualunque cosa accada guardando ai prossimi mesi, “una recessione potrebbe coincidere con un calo dei tassi, compensando così parte della volatilità degli spread creditizi. Nel caso in cui i tassi e gli spread rimangano invece stabili, il settore dovrebbe continuare a generare livelli di reddito interessanti. Sebbene l’asset class rappresenti un’area specifica dei mercati dei capitali, questa offre caratteristiche che dovrebbero soddisfare le diverse esigenze degli investitori di tutto il mondo”, conclude l’esperto di PGIM Fixed Income.