Con l’inizio del nuovo anno, l’attenzione si sposta sulle prospettive globali che plasmeranno i mercati finanziari e le politiche economiche. Tra inflazione, crescita economica e mosse delle banche centrali, il 2025 si prospetta come un anno cruciale per delineare nuovi equilibri. Le sfide sono numerose, ma non mancano opportunità per chi sa cogliere i segnali del mercato.
Dai dati sull’inflazione agli andamenti di azioni e obbligazioni, questo anno si preannuncia caratterizzato da una probabile convergenza tra le economie di Stati Uniti ed Europa, ma anche da una possibile divergenza nelle strategie delle principali banche centrali. In questo contesto, analizzare gli scenari è fondamentale per ottimizzare il portafoglio e posizionarsi strategicamente sui mercati.
Crescita: una nuova possibile convergenza per Stati Uniti ed Eurozona
Secondo gli esperti di Eurizon, “il 2025 si presenta come un anno di prosecuzione del ciclo economico globale, con un mix di crescita-inflazione simile a quello del 2024, ormai stabilizzato dopo il turbolento avvio del ciclo post Covid”.
Se lo scorso anno la crescita ha sorpreso positivamente gli investitori, con l’economia Usa che, nonostante le incertezze di mercato, ha portato a casa un +2,7%, nei prossimi mesi questa sembra destinata a rallentare secondo i dati del consenso, fermandosi intorno al 2,1%. Nell’Eurozona le aspettative, invece, sono per un rafforzamento della crescita, che dovrebbe avvicinarsi all’1%, sostenuta da una ripresa dei consumi. Insomma, dopo un periodo di divergenza, se le aspettative sono confermate, nel 2025 si potrebbe raggiungere una moderata, ma salutare, rinnovata convergenza tra Stati Uniti ed Eurozona.
Mentre, guardando verso Oriente, cosa aspettarsi per la crescita in Cina nel 2025? Senza dubbio il principale tema di attenzione sarà l’atteggiamento di politica commerciale della nuova amministrazione Trump e le conseguenti misure compensative che decideranno le autorità cinesi. Al momento, la stima di consenso di crescita media annua per il 2025 è pari al 4,5%, ovvero con un rallentamento rispetto al 5% del 2024.
Banche centrali e inflazione: verso una probabile divergenza
Negli ultimi mesi le principali banche centrali si sono mosse nella stessa direzione, optando generalmente per un taglio dei tassi, ma ora la situazione potrebbe cambiare.
Secondo Eurizon, infatti, “nel 2025 le Banche Centrali avranno spazio per proseguire il ribasso dei tassi, seppure a velocità differenti.”
Nello scenario centrale, la Federal Reserve sembra pronta a rallentare, potrebbe attuare al massimo due tagli, ognuno da 25 punti base, riuscendo così a riportare l’inflazione sempre più vicina al target del 2%, anche se secondo il consensus si attesterà al 2,5%. In un simile scenario, il tasso sui Fed Funds dovrebbe scendere dal 4,5% attuale al 4% entro fine 2025. La Bce, invece, sembra dell’idea di continuare a tagliare i tassi con costanza, per spingere verso la ripresa dei consumi e riportando l’inflazione al 2% entro fine anno. Secondo le stime, i tassi dovrebbero passare dal 3% al 2% entro fine estate, con un taglio di 25 punti base per ogni riunione.
In Eurozona, oltre che sulla BCE, l’attenzione sarà sulle elezioni anticipate programmate in Germania a febbraio e sulla precaria stabilità del governo in Francia. “L’incertezza politica in Germania e in Francia si può rivelare un elemento di fragilità per l’Eurozona nel momento in cui dovrà dialogare (o controbattere) con l’amministrazione Trump in tema di politica commerciale”, spiegano da Eurizon.
Insomma, che si guardi agli Stati Uniti o all’Eurozona, la dinamica dell’inflazione andrà monitorata ancora per tutto l’anno. Infatti, secondo gli esperti, gli Usa dovranno capire l’impatto degli stimoli fiscali e dei dazi, mentre in Eurozona bisognerà capire il ritmo della ripresa economica che, se troppo lenta, potrebbe far scendere l’inflazione sotto i livelli attesi.
Tra azionario, obbligazionario e valutario: i mercati nel 2025
Per i mercati azionari le valutazioni sono meno interessanti rispetto ad un anno fa, ma il movimento rialzista dovrebbe proseguire sostenuto dalla crescita degli utili.
È interessante notare poi che, nonostante il rialzo dei mercati azionari sia stato guidato dalla tecnologia nel 2024, lo scarto tra il settore tech e gli settori, come quelli finanziari e dei consumi, è diminuito, segno che il mercato si sta allargando.
Spostando invece lo sguardo verso il mercato obbligazionario, il settore governativo continua a offrire opportunità interessanti in termini di rendimento a scadenza (carry). Il principale rischio, soprattutto negli Stati Uniti, è legato alle decisioni in ambito fiscale del governo Trump: se gli stimoli saranno eccessivi, considerando che il mercato del lavoro Usa è in buona salute, i rendimenti dei bond potrebbero soffrirne.
Lo scenario di riferimento risulta favorevole anche per i mercati a spread (credito) che presentano flussi cedolari interessanti, pur con spread già compressi.
Infine, in relazione ai mercati valutari, “il piano di stimolo fiscale e difesa tariffaria dell’amministrazione Trump potrebbe continuare a sostenere il dollaro nell’immediato ma, nel corso del 2025 l’interesse per le valute diverse dal dollaro, euro incluso, dovrebbe tornare. Interessante lo yen che nel 2025 potrebbe essere sostenuto da una politica monetaria giapponese leggermente restrittiva”, concludono gli esperti.
Se vuoi approfondire consulta il documento “The Globe – Scenario 2025” con l’analisi dello scenario e la view completa sulle diverse asset class.
In collaborazione con Eurizon
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