Mentre gli Stati Uniti continuano a superare i loro massimi decennali e anche l’Europa e il Giappone si sono trovati, nell’ultimo anno, in una posizione privilegiata, il mercato asiatico ex Japan sta ancora faticando. Guardando ai risultati dell’indice MSCI AC Asia, questi sono ancora al di sotto dei livelli di tre anni fa e le azioni della regione si trovano a uno sconto del 30% rispetto a quelle globali.
Non sorprende quindi che i fondi comuni di investimento focalizzati su quest’area siano stati costretti ad affrontare dei significativi deflussi.
Eppure, secondo Nick Wilcox, Managing Director e Chris Litchfield, Associate, entrambi di Man Group, le condizioni odierne lasciano sperare in una significativa inversione di tendenza. E anzi, hanno selezionato tre validi motivi per cui l’Asia sembra pronta a rinascere dalle sue ceneri e volare alto, proprio come le fenici.
1) La Fed si prepara al taglio dei tassi, non mancano i benefici per l’Oriente
Dopo il discorso di Jerome Powell a Jackson Hall e i recenti dati sul mercato del lavoro statunitense non dovrebbero esserci troppi dubbi, la Federal Reserve sembra prepararsi a un generoso ciclo di tagli dei tassi volto a stabilizzare l’economia e spingerla verso un atterraggio morbido.
Come ben sappiamo, l’impatto delle decisioni economiche statunitensi vanno ben oltre i confini nazionali e, secondo gli esperti, “la decisione della Fed offre alle banche centrali asiatiche una maggiore flessibilità per avviare i propri cicli di allentamento senza timore di impattare negativamente sulle loro valute”. Se si guarda al sud-est asiatico, per esempio, sono molte le banche centrali che hanno aspettato a tagliare i tassi proprio perché frenate dalle preoccupazioni per la debolezza delle monete nazionali. Subito dopo le anticipazioni di Powell ad agosto, le Filippine sono state il primo Paese dell’area a fare un passo verso il taglio e, probabilmente, nelle prossime settimane verranno seguite da altri Stati asiatici.
E anche nel caso in cui la crescita economica degli Stati Uniti dovesse continuare a indebolirsi, non c’è da temere. Wilcox e Litchfield sembrano infatti convinti che anche in un simile scenario, alcuni Paesi della regione, tra cui la Cina, beneficeranno comunque del vento di coda dei tassi di interessi in discesa.
2) Nuovo slancio per la Cina grazie alle riforme politiche
Dopo mesi di attesa, il governo di Pechino ha deciso di scendere in campo e implementare una serie di riforme che hanno il potenziale di invertire il ciclo deflazionistico, favorendo la ripresa dei consumi interni. Saranno due aspetti, per lo più, a fare la differenza. Da una parte le riforme legate all’hukou, ovvero una specie di permesso di soggiorno, che tradizionalmente ha limitato la migrazione interna, infatti prevedeva che le persone potevano godere gratuitamente dei benefici sociali, come l’istruzione o l’assistenza sanitaria, solo nel loro luogo di nascita. L’obiettivo del governo è invece quello di concedere l’accesso ai servizi pubblici in base alla residenza. Dall’altra invece si parla di riforme di natura fondiaria, che dovrebbero finalmente permetterebbe alla vasta popolazione rurale cinese di monetizzare i terreni rurali, in precedenza limitati dalla legge.
Se implementate nel modo corretto, entrambe le riforme potrebbero generale un rialzo dei consumi, spingendo così la ripresa del Dragone e migliorando il sentiment degli investitori.
Inoltre, storicamente, spiegano gli esperti di Man Group, “investire in azioni cinesi al culmine del ciclo di deflazione ha portato a forti rendimenti a termine”
3) Adozione dell’AI: una fiamma che non si spegne
Nonostante un certo scetticismo sul ritmo di adozione dell’intelligenza artificiale, le sue funzionalità verranno presto integrate in tutti i dispositivi di consumo. Basti pensare che, secondo le stime, entro il 2026 il 100% dei computer e degli smartphone sul mercato sfrutteranno l’AI. E visto il potenziale tecnologico dell’Asia, considerando la velocità con cui la popolazione orientale si è abituata alla rivoluzione tech, “il previsto rilascio di nuovi prodotti integrati nell’intelligenza artificiale a partire dal prossimo trimestre consentirà a numerose aziende tecnologiche asiatiche di trarne vantaggio”, sottolineano gli esperti.
Insomma, gli investitori che dal periodo del Covid avevano deciso di tenersi alla larga dall’Asia, dovrebbero provare a riconsiderare la loro posizione. E se la forte performance dell’India dell’ultimo anno non bastasse come stimolo, non ci sono dubbi sul fatto che il Paesi del sud-est asiatico hanno la potenzialità di diversificare il panorama degli investimenti, offrendo opportunità sempre nuove.