I mass media lo sanno bene: più le notizie sono recenti, sensazionali e drammatiche, più vengono considerate reali
L’euristica della disponibilità è ben radicata anche in campo finanziario
La notizia di un incidente aereo per esempio ci turba così tanto e rimane così impresso nella nostra memoria da farci stimare erroneamente più alta la probabilità di morte in aereo rispetto agli altri mezzi di trasporto, mentre le statistiche riportano dati ben più allarmanti sul numero di incidenti stradali ogni anno.
E se ti domandassi se hai più paura di uno squalo o di una zanzara, probabilmente mi risponderesti:” Di uno squalo”. E, se proprio ieri sera avessi visto l’ennesima replica dell’omonimo film, potresti esserne addirittura terrorizzato. Ma anche in questo caso le statistiche ci parlano di numeri decisamente più alti di morti nel mondo per punture di zanzara che per morsi di squali.
È evidente che nel nostro immaginario l’attacco di uno squalo sia più impressionante, soprattutto perché tornano alla mente le immagini e ancor di più la musica terrificante del film.
Un’opinione o una notizia facilmente disponibile e ripetuta un numero sufficiente di volte diventa realtà, accettata e condivisa da tutti.
È esattamente quello che succede con le famose fake news che vengono diffuse principalmente dai social network: ci sono personaggi famosi che sono morti almeno un paio di volte nell’ultimo anno!
I mass media lo sanno bene: più le notizie sono recenti, sensazionali e drammatiche, più vengono considerate reali.
L’euristica della disponibilità è ben radicata anche in campo finanziario: in un periodo di crisi come quello vissuto recentemente, le notizie dei crolli dei mercati hanno spesso la meglio sulle scelte degli investitori.
Notizie negative, comunicate quotidianamente con grande enfasi, non fanno altro che rafforzare la convinzione che andrà sempre peggio. Perciò le reazioni dei risparmiatori in queste situazioni sono nel migliore dei casi, di immobilismo, nel peggiore dei casi, di fuga dai mercati con relative perdite di denaro e opportunità.
Accade spesso che gli operatori finanziari concentrino gli acquisti in titoli che ricevono maggiore attenzione da parte della stampa.
Sono certa che ti ricorderai di Tiscali: non si parlava d’altro sui giornali e in tv nel periodo a cavallo del nuovo millennio.
Tiscali fu la prima azienda innovativa nel settore di internet in Italia ed ebbe un successo travolgente.
Il titolo fece il suo ingresso in Borsa il 27 ottobre 1999 con un prezzo che si aggirava indicativamente intorno ai 46 € ad azione.
La stampa e i telegiornali enfatizzarono la notizia della quotazione di Tiscali come “il collocamento del decennio” e ciò catturò l’attenzione di migliaia di investitori che fecero una vera e propria razzia del titolo: alla chiusura del primo giorno il titolo passò da 46 € a 73 €, guadagnando circa il 60%.
E continuò a crescere, nell’onda delle notizie che continuavano ad eccitare gli investitori, fino a raggiungere il 6 marzo 2000 quota 1.197€.
In meno di 5 mesi Tiscali aveva guadagnato il 2.500%!
Da lì in poi il titolo iniziò però una inesorabile discesa e arrivò in meno di due mesi a quotare 40€: tanto veloce fu l’ascesa, quanto veloce la discesa.
E, così, a titolo informativo, ad oggi quota 0,01€!
La vicenda Tiscali è un caso emblematico di euristica della disponibilità: gli investitori si sono lanciati in massa verso un’unica direzione, abbagliati dalla promessa di un guadagno facile e sicuro.
Ma così non è stato, perché come ci ricorda l’economista premio Nobel Milton Friedman “Non esistono pasti gratis”.
È proprio qui che il ruolo del consulente è fondamentale per aiutare il risparmiatore a selezionare le informazioni che sono veramente rilevanti invece di quelle ritenute più probabili dalle proprie distorsioni cognitive.
Non si deve perdere la giusta prospettiva: è necessario basare le proprie decisioni il più possibile su dati certi e non sul “sentito dire” o sui roboanti titoli dei giornali, ma su analisi che tengano conto di tutti i fenomeni in gioco.