Evergrande, colosso immobiliare cinese indebitato per più di 300 miliardi di dollari, deve pagare 84 miliardi di dollari entro giovedì
“Con simili difficoltà non c’è possibilità di garantire il rispetto degli impegni presi né per le obbligazioni finanziarie né per altri contratti” si legge in una nota della società
“Se si dovesse assistere ad un intervento concertato l’impatto sui mercati sarebbe molto contenuto. Viceversa si assisterà a diversi mesi di alta volatilità” afferma Nunziata di Marzotto Sim
Il più ampio indice Hang Seng di Hong Kong è sceso del 3,5 per cento, portando il benchmark al 12 per cento per l’anno. Anche i mercati europei sono scesi, con lo Stoxx 600 a livello regionale in calo dell’1,7% e i mercati di Germania e Francia che hanno perso rispettivamente l’2,3% e l’1,74%. Il FTSE 100 di Londra ha perso l’1,3 percento. A Wall Street l’S&P 500 ha aperto al ribasso del -1,7%, mentre il Vix, il cosiddetto indicatore della paura di Wall Street che misura la volatilità attesa sull’S&P, ha raggiunto 24,5, circa la sua lettura più alta dal 12 maggio.
We Wealth ha chiesto a Nicolò Nunziata, strategist azionario di Marzotto Sim, quali scenari si possono aprire da qui al 23 settembre, giorno della scadenza di obbligazioni per 84 miliardi di dollari. “Memore degli errori fatti nel 2008 fatti dagli americani, la speranza è che Pechino decida di gestire la liquidazione degli asset in maniera ordinata. Il che vorrebbe dire che anche per gli obbligazionisti non ci sarebbe una perdita così estrema come nel caso del default” commenta Nunziata che spiega come le alternative di intervento per lo Stato sono due: o il coinvolgimento di soggetti finanziari per una corretta ripartizione degli asset o un prestito ponte da parte o della banca centrale o del Ministero dell’Economia per vendere progressivamente gli asset attraverso una serie di aste. “Se si dovesse assistere ad un intervento concertato, seppur con un pesante ridimensionamento di azionisti e obbligazionisti e dei creditori in generale, l’impatto sul mercato sarebbe molto contenuto. Nel caso invece il partito decidesse di lasciare al mercato l’onere del salvataggio è molto probabile che avremmo alcuni mesi di alta volatilità, con una presa di profitto sulla maggior parte dei risky assets” conclude Nunziata.