Dopo un anno da incubo, l’azionario Cina sembra aver toccato il fondo. Crisi immobiliare sotto controllo e nuovi interventi normativi ne favoriranno il corso al rialzo. Greentech e new economy i settori a cui guardare
L’indice MSCI China, che ha toccato i massimi storici a febbraio, da inizio anno ha perso il 14,2%, causa le restrizioni normative, crisi del debito immobiliare e rallentamento economico
Ubs Wealth Management è dell’avviso che l’MSCI China possa generare nei prossimi sei mesi un rendimento compreso tra il 6% e il 9%
È stato un anno volatile per le azioni cinesi. Iniziato con la stretta regolamentare sul settore tecnologico – ad un anno fa risale la sospensione dell’Ipo di Ant Group, a cui è seguita la scomparsa di Jack Ma – è continuato con dati macroeconomici poco entusiasmanti e ora si sta concludendo sotto le scorie di una crisi immobiliare senza precedenti. Risultato, dopo aver messo a segno un 2020 da sogno, il 2021 per l’azionario Cina è stato da incubo, con l’indice MSCI China che ha perso più del 14% dal picco di febbraio scorso. Tuttavia, nelle ultime settimane il sentiment di mercato sembra essersi stabilizzato e un punto di svolta per i corsi borsistici cinesi potrebbe essere vicino.
A fare il punto è un’analisi di Ubs Wealth Management, che ha evidenziato come la volatilità sia diminuita nelle ultime settimane con gli effetti della crisi immobiliare che sembrano destinati ripercuotere nei corridoi delle borse cinesi. La People’s Bank of China ha messo a punto alcune politiche di sostegno per il settore immobiliare, mentre
Evergrande ha evitato l’insolvenza di due obbligazioni rispettando i pagamenti prima della scadenza dei 30 giorni del periodo di grazia. Ubs è dunque dell’avviso che il peggio sia passato per le azioni MSCI China e che nei prossimi mesi la Cina metterà in atto ulteriori politiche di sostegno nei prossimi mesi. Tra queste: taglio al coefficiente di riserva obbligatoria entro il Capodanno cinese, politica di credito più favorevole, emissione più rapida di titoli di stato locali e maggiore spesa pubblica.
I primi segnali positivi già si vedono. Dopo una striscia di 4 mesi di perdite, l’MSCI China ha recuperato oltre il 3% nel mese di ottobre, e a ciò si è aggiunto un ulteriore 1,2%, finora, a novembre. La posizione di Ubs è neutrale sulla Cina e raccomanda di investire in settori sostenuti dai venti di coda strutturali e politici. Il miglior profilo rischio-rendimento nei prossimi 3/6 mesi sarebbe nel greentech, nei beni di consumo durevoli e nei servizi e nell’energia. Nel medio termine le migliori opportunità sono nella new-economy e anche in altri settori growth quali infrastrutture intelligenti e nei fornitori dei produttori di veicoli elettrici.
Ubs WM si aspetta che la volatilità del mercato a breve termine rimarrà elevata, anche se il fondo probabilmente è stato toccato. Nei prossimi sei mesi l’MSCI China potrebbe restituire una cifra compresa cifra tra il 6% e il 9% nei prossimi sei mesi. L’istituto elvetico rimane positivo anche sull’Asia High Yield, in quanto ritiene che gran parte della negatività che circonda il settore immobiliare sia stata già prezzata.
Infine guardando al più lungo termine investire in Cina offre un vantaggio di diversificazione per gli investitori globali grazie all’economia cinese orientata al mercato interno e a una politica monetaria che non è in gran parte influenzata da quella delle economie sviluppate. Secondo l’UBS Evidence Lab, il 63% dei family office prevede di aumentare le allocazioni nella Grande Cina nei prossimi anni. Ciò nonostante molti investitori globali rimangono sottoallocati in Cina, seppur il suo tasso di crescita annuale implicito sia del 4,7% nei prossimi 15 anni.
L’indice MSCI China, che ha toccato i massimi storici a febbraio, da inizio anno ha perso il 14,2%, causa le restrizioni normative, crisi del debito immobiliare e rallentamento economicoUbs Wealth Management è dell’avviso che l’MSCI China possa generare nei prossimi sei mesi un rendimento compreso t…
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