Economisti e investitori non sono concordi nel prevedere se l’attuale aumento dei prezzi sarà duraturo o meno. Ad ogni modo, la Bce nella sua prossima riunione non potrà non tenerne conto
L’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona a luglio è salito al 3 per cento anno su anno, valore che non si vedeva da almeno dieci anni e che ha superato le aspettative
Ad agosto in Estonia, Lituania e Belgio si è registrato un aumento dell’inflazione fra il 4,5 e il 5 per cento
Una recente indagine rivela che la quasi totalità degli investitori ritiene che l’aumento del livello dei prezzi sarà duraturo. Gli economisti hanno un’opinione diversa
I dati sono freschi e pimpanti: l’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona a luglio è salito al 3 per cento rispetto al 2020 (2,2 per cento), un valore che non si vedeva da almeno dieci anni e che ha superato le aspettative di molti economisti. È infatti dal novembre 2011 che l’inflazione non galoppava così in fretta. Quella fu l’ultima volta che la Bce alzò i tassi di interesse. Ora – con l’economia europea in piena ripresa – parlare di rialzo dei tassi potrebbe essere, oltre che prematuro, dannoso. Ma è indubbio che stanno aumentando le pressioni sulla Bce perché rallenti il ritmo dell’acquisto dei titoli pubblici.
Oltre alla ripartenza delle economie nazionali, a determinare la salita dei prezzi in corso sono l’aumento dei costi energetici, una strozzatura dell’offerta (per esempio sui semiconduttori) derivata dalle misure di confinamento dello scorso anno, dai saldi estivi non anticipati (come l’anno scorso). Ad agosto i prezzi sono rimasti stabili o sono ulteriormente aumentati, come
in Estonia, Lituania e Belgio, dove si è registrato un aumento dell’inflazione addirittura fra il 4,5 per cento e il 5 per cento. Su 19 paesi del blocco eurozona, solo in quattro l’inflazione mensile anno su anno non ha superato il 2 per cento (a marzo erano 16). Per di più, il 95% degli investitori si aspetta che l’inflazione nei prossimi 12 mesi aumenti più di quanto previsto da molti commentatori di mercato (indagine del fornitore europeo di etf obbligazionari Tabula Investment Management Ltd).
Per molti economisti però il ritorno dell’inflazione sarebbe una vampata temporanea, dovuta alle riaperture e alle forniture non ancora a pieno regime. Già nel 2022 si dovrebbe tornare ai modelli di consumo e di commercio pre-pandemia, con il conseguente rientro della cavalcata dell’inflazione, che dovrebbe tornare al 2 per cento nel gennaio 2022 e poi calare ancora in corso d’anno fino a raggiungere nuovamente l’1 per cento o meno (elaborazioni dell’economista Jack Allen-Reynolds di Capital Economics per il Ft).
Ciò non toglie tuttavia che il campanello d’allarme sarà presente nella prossima riunione della Banca centrale europea (9 settembre 2021) per far rallentare (forse) il ritmo del suo programma pandemico di acquisto titoli da 1850 miliardi di euro. Di sicuro sarà un test per la sua nuova politica monetaria, sancita ufficialmente lo scorso luglio: d’ora in poi Francoforte tollererà un ritmo di aumento dei prezzi leggermente superiore al 2 per cento.
Alcuni (Salomon Fiedler di Beremberg) si spingono a prevedere che il 9 settembre l’istituzione rivedrà al rialzo sia le previsioni di inflazione che quelle di crescita.
L’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona a luglio è salito al 3 per cento anno su anno, valore che non si vedeva da almeno dieci anni e che ha superato le aspettativeAd agosto in Estonia, Lituania e Belgio si è registrato un aumento dell’inflazione fra il 4,5 e il 5 per centoUna recente indagine…
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