Obbligazioni, azioni e rischio geopolitico: cosa fare oggi

25 MIN
25 Giugno 2025
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In un contesto in cui la geopolitica sembra condizionare più dei dati macro l’andamento dei mercati, la costruzione dei portafogli richiede oggi uno sguardo più ampio e maggiore capacità di lettura del contesto.

Nella nuova puntata della rubrica A Talk To, due protagonisti del settore hanno offerto una visione complementare sulle sfide e sulle opportunità che caratterizzano lo scenario attuale: Alessandro Aspesi, Country Head Italy di PGIM Investments, e Filippo Zafferoni, Team Leader Fund Selection & Advisory di Banca Aletti

La narrazione politica – tra retorica, dazi e nazionalismi – sta chiaramente incidendo sulle scelte degli investitori. L’instabilità percepita, soprattutto negli Stati Uniti, ha reso i mercati più sensibili e volatili, richiedendo ai gestori un lavoro ancora più approfondito di selezione e interpretazione.

Anche nella relazione con la clientela si è riflessa questa tensione: le paure legate a crisi internazionali e scenari lontani si sono spesso sovrapposte alle dinamiche di breve periodo, con oscillazioni di sentiment legate più ai titoli dei telegiornali che ai fondamentali di mercato. Eppure, proprio in questa incertezza si sono aperti nuovi spazi di riflessione e di riposizionamento, in particolare sul fronte obbligazionario.

Come ricordato nel corso dell’intervista, la possibilità di ottenere rendimenti reali positivi è tornata a ridare centralità all’asset class, soprattutto nei segmenti investment grade e high yield. A fare la differenza è la capacità di individuare valore relativo, sfruttando le dispersioni settoriali e muovendosi con precisione tra duration contenute e strategie più aggressive.

Per quanto riguarda il mondo azionario, dove la tecnologia continua a trainare la crescita, l’intelligenza artificiale è apparsa come un cambiamento epocale, destinato a coinvolgere non solo le aziende innovative ma anche interi comparti della “vecchia economia”, come l’industria o i sistemi di pagamento digitali nei mercati emergenti.

Proprio gli emergenti, seppure ancora marginali nei portafogli italiani, sono visti come potenziali fonti di diversificazione, soprattutto in ottica di lungo periodo. La strategia suggerita? Un’esposizione graduale, bilanciata tra solidità e rischio, da inserire come satellite all’interno di portafogli più strutturati.

Infine, un punto condiviso tra gli ospiti della puntata: in un contesto dove l’incertezza non arriva più solo dai dati ma dalle decisioni politiche, costruire un portafoglio robusto significa combinare gradualità, attenzione valutaria, selezione attiva e consapevolezza dei propri orizzonti temporali.

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