Azionario Cina: l’anno del coniglio porterà prosperità?

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In Cina è iniziato l’anno del coniglio e la fine della politica covid zero dovrebbe dare slancio all’economia del dragone. T. Rowe Price ha analizzato i potenziali punti di forza del mercato cinese

Il 2022 è stato l’anno della Tigre per la Cina e non sono mancati i colpi di scena, con alcuni alti, ma soprattutto tanti bassi per il mercato e i portafogli degli investitori. Il 22 gennaio ha avuto inizio ufficialmente l’anno del coniglio, nello specifico il coniglio d’acqua che, secondo lo zodiaco cinese, simboleggia prosperità e longevità. Sarà vero anche per il mercato? Come il coniglio, anche le azioni cinesi torneranno a correre quest’anno?

Bassa inflazione, ma bassa crescita

Secondo T. Rowe Price la Cina spicca agli occhi degli investitori che stanno valutando dove allocare il capitale. Senza dubbio i bassi livelli di inflazione, che a dicembre si è attestata all’1,8%, la pongono in netto contrasto con tutte le altre principali economie, basti pensare che nello stesso periodo l’America ha dovuto fronteggiare un tasso del 6,5% e l’Eurozona del 9,2%. Questo è possibile perché la Banca popolare cinese si sta muovendo nel verso opposto: invece di attuare una politica restrittiva, sta implementando una policy accomodante, così da poter sostenere la crescita economica.

È innegabile che il dragone sta affrontando delle sfide molto importanti: erano oltre 40 anni che non si vedeva una crescita così bassa, nel 2022 il Paese ha avuto una crescita del 3%, rispetto all’8,11% dell’anno precedente. Questo però non dipende dall’inflazione dilagante, bensì dalla pandemia di Covid, che ancora non si è conclusa, e che ha portato alla politica zero-covid e al forte rallentamento del comparto immobiliare, basti pensare che secondo le stime dell’indice S&P le vendite di proprietà sono scese del 28%-33%. Ma non tutto è perduto, anzi. L’abbandono, almeno parziale, della politica zero covid e l’apertura dei confini al turismo permetteranno all’intera economia di rialzarsi: “L’impennata di casi data dalla riapertura della Cina comporterà una sofferenza a breve termine per l’economia, – spiega Wenli Zheng, gestore di T. Rowe Price – il ritmo della ripresa potrebbe essere più veloce di quanto il mercato si aspetti”.

Cina, un porto sicuro per gli investitori?

In Cina il livello di inflazione sta rimanendo per lo più stabile e questo offre un contesto favorevole alla liquidità. La People’s Bank of China aveva iniziato la sua stretta a metà 2020, quando l’economia si era ripresa dopo il lockdown iniziale causato dal Covid-19. Il ciclo di credito si è, poi, invertito all’inizio del 2022, quando la banca centrale ha deciso si allentare le condizioni. Nella realtà, la politica monetaria non ha, tuttavia, avuto un effetto diretto sull’economia reale, questo a causa dei prolungati lockdown e dei forti problemi legati al mercato immobiliare. Dal momento che gli esperti si aspettano che entrambi gli aspetti miglioreranno nel 2023, è molto probabile che il moltiplicatore del credito si rafforzi.
Un altro fattore molto interessante per gli investitori è il rapporto rischio/rendimento che, secondo Zheng è al momento molto basso, con la percentuale di azionario cinese detenuto dagli investitori istituzionali è ai minimi da oltre cinque anni e le valutazioni corrette per il ciclo sono molto inferiori alla media”. La previsione di T. Rowe price è di una forte accelerazione degli utili societari del 2023.

Tutte le filiere passano per il dragone

La forza della catena di approvvigionamento della Cina rimane solida, nonostante il timore di un processo di de-globalizzazione. È vero che nel corso del 2022 il dragone ha perso terreno nei settori ad alta intensità di manodopera, come quelli dell’abbigliamento, dei mobili e dell’assemblaggio di prodotti elettronici, ma questo non significa che si sia fermato. “Gli investimenti diretti esteri in Cina sono aumentati del 20% circa su base annua nel 2022 – spiega Zheng – e il Paese sta rapidamente guadagnando quote in settori ad alta intensità tecnologica come i ricambi d’auto, i componenti elettronici e altre attrezzature”. Senza dimenticarsi che in Cina i nuovi laureati annuali in materie Stem (Science, Technology, Ingegneria e Matematica) sono più numerosi di tutti quelli dei paesi Ocse messi insieme.

In conclusione

Insomma, sembra che la Cina possa continuare ad essere considerata un territorio di caccia molto fertile e, proprio come il coniglio, è fondamentale che gli investitori rimangano agili, veloci e con grandi capacità di adattamento.
Soprattutto a partire dalla seconda metà dell’anno sarà possibile vedere, secondo T. Rowe Price, un’accelerazione nel mercato del dragone, se si mantiene un focus sui diversi settori legati al mercato domestico, tra cui i beni di consumo discrezionali, i servizi alle imprese e la pubblicità.

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