Allerta bias: quando la paura pesa più del successo

Una perdita “pesa” più di un guadagno, anche se la cifra in ballo è la stessa. L’avversione alle perdite, al rischio, al rammarico influenza le scelte degli investitori a discapito della razionalità. Attenzione, però: in preda alle emozioni la paura di perdere non è altro che un bias cognitivo

Si chiama “loss aversion” (avversione alle perdite, in italiano) ed è la tendenza a considerare più rilevante una perdita piuttosto che un guadagno della stessa entità. Temiamo di più la prospettiva di privarci di ciò che abbiamo già, piuttosto che l’incertezza nel raggiungimento di ciò che ancora non abbiamo. Un errore cognitivo che colpisce anche l’investitore: ne abbiamo parlato con Massimiliano Russo, Consulente finanziario di IWBank Private Investments.

 

Possiamo citare un esempio concreto in cui la loss aversion ha influenzato le scelte di investimento di un cliente?

In ventisei anni di esperienza sul campo mi sono imbattuto in svariati esempi concreti di questo bias. L’avversione alle perdite, al rischio, al rammarico influenza notevolmente le scelte degli investitori. Il risultato? Una scarsa ottimizzazione di portafoglio e protezione del patrimonio.
Ad inizio anno un nuovo cliente, il Sig. Gianni, ex dirigente aziendale oggi pensionato e coniugato senza figli, cerca la mia consulenza. Descrive il suo investimento ideale come: sicuro, dal rendimento intorno al 3% annuo, non vincolato e facilmente liquidabile. Con un obiettivo: proteggere il patrimonio. Come da sempre faccio, con una serie di domande mi informo su come avesse investito e protetto il suo patrimonio fino a quel momento. Individuo subito delle criticità: bias e condizionamenti hanno infatti causato nel tempo delle consistenti sottoperformance ed elevato la soglia di rischio.

N.1: il mattone è sicuro

Per iniziare, negli anni il sig. Gianni ha accumulato tre proprietà immobiliari. Convinto che il mattone sia un investimento sicuro (così come lo è nell’immaginario collettivo degli italiani), il Sig. Gianni ha comprato due di queste proprietà nel 2007, in piena bolla immobiliare, accendendo un mutuo per ciascuna delle due proprietà. Sicuro che il mattone non potesse rappresentare una perdita in futuro, il Sig. Gianni con le sue scelte e il suo tempismo ha in realtà diminuito il suo capitale di circa il 30%. Ad oggi, il suo patrimonio immobiliare non è stato protetto e continua a non essere un investimento sicuro (e non lo sarà neanche nel prossimo futuro, visto l’inasprimento delle tasse e il possibile aumento delle imposte di successione).

N.2: i titoli di Stato

Nel suo portafoglio il Sig. Gianni ha negli anni inserito uno strumento che non corrisponde alle sue esigenze, tantomeno al suo obiettivo: dei Buoni del Tesoro Poliennali. I Btp sono infatti strumenti potenzialmente suscettibili all’effetto iceberg: l’innalzamento dei tassi di interesse su strumenti di lunga durata acquistati in un contesto di tassi bassi (e, in questo contesto, bassissimi) può portare a perdite rilevanti se si decide di disinvestire prima della scadenza.

N.3: subito è meglio che poi

Nei suoi trent’anni di lavoro, il Sig. Gianni aveva aderito ad un fondo pensione integrativo. Tuttavia la sua avversione alle perdite lo ha portato a scegliere il prodotto sbagliato, ovvero uno ideale per investimenti di breve piuttosto che di lunghissimo periodo. Il Sig. Gianni è incappato nel bias della myopic loss aversion: concentrarsi sul breve periodo per paura che un investimento a lungo termine rappresenti per forza una perdita. Se questo bias non avesse sopraffatto la sua razionalità, ora il Sig. Gianni avrebbe un capitale doppio rispetto a quello di oggi, grazie al lavoro del rendimento composto (con una rendita integrativa doppia rispetto all’attuale).
Per non parlare poi di una consistente somma ferma da tempo sul conto corrente “per ogni evenienza” che, oltre a non mantenere il potere d’acquisto, non riceve una remunerazione particolarmente significativa.

 

Gli studiosi ci dicono che una perdita è percepita con intensità circa doppia rispetto a un guadagno della stessa entità. Come questo bias condiziona le scelte di investimento?

Anche qui il caso del Sig. Gianni ci offre uno spunto. Nel 2007 il Sig. Gianni rimane scottato dal mercato azionario tanto che l’anno successivo decide di uscire da tutte le sue posizioni azionarie aperte, subendo una grossa perdita. Da quel momento non ha più effettuato investimenti in azioni. La paura di perdere nuovamente gli sta facendo in realtà perdere delle opportunità che, se selezionate con cura, potrebbero offrirgli rendimenti anche importanti.
È evidente quanto l’avversione alla perdita del Sig. Gianni in realtà non abbia fatto altro che condizionare negativamente la sua intera costruzione patrimoniale. Concentrato sulle sue convinzioni, su ancoraggi e avversioni, non correttamente aiutato dagli istituti cui si è appoggiato finora, ha preso decisioni discutibili per il bene suo e della sua famiglia.

 

L’avversione alle perdite spesso è condizionata da ciò che succede all’esterno: altri investitori, mercato, media, ecc. Come evitare questi condizionamenti?

Spesso le persone come il Sig. Gianni, rese sicure nelle loro decisioni di acquisto dalle informazioni che arrivano dai media, decidono di entrare sui mercati ai massimi, o di uscirne ai minimi. Si pensi a quando sentiamo dai media frasi come: “Bruciati e andati in fumo svariati milioni in tutto il mondo di risparmi di clienti”. Queste sentenze possono generare un misto di paura e terrore che, in alcuni casi, portano gli investitori ad affrettarsi e a vendere per paura di rimetterci ulteriormente. Così facendo, però, essi sbagliano. La borsa è infatti ignifuga, non prende fuoco e non brucia i risparmi: vi è soltanto un passaggio di ricchezza da chi ignora e vende e chi è informato e compra.

 

Qual è il ruolo del consulente nel proteggersi dai bias?

Il consulente finanziario sa che il suo vero datore di lavoro è il cliente: al primo posto viene la soddisfazione delle sue esigenze. Per tale ragione è necessario che il consulente educhi il cliente, perché chi è informato capisce, chi capisce pianifica, e chi pianifica tutela. Solo così lo si potrà proteggere dalle sue distorsioni: gestire per tempo le scelte compiute sotto l’influenza dei bias significa non soltanto raggiungere risultati completamente diversi, ma anche trasmettere alle generazioni future un patrimonio su cui poter contare.
Ed è ciò che ho fatto con il Sig. Gianni: dopo aver ascoltato con attenzione la sua verità, ho incominciato a fargli educazione finanziaria, spiegandogli la realtà dei mercati attuali, e i concetti fondamentali di rischio e durata dell’investimento. Questo perché non vi è rendimento senza rischio, e perché investire è come raccogliere i frutti da un albero che, se raccolti prima del tempo, risultano semplicemente acerbi.
Ovviamente ogni tanto arriva la telefonata del Sig. Gianni in preda alle sue distorsioni, soprattutto quando il mercato scende. Con pazienza, io sono lì a spiegargli nuovamente i suoi obiettivi e lo scopo dell’investimento e, soprattutto, a gestire la sua emotività, ribadendo da capo tutti i concetti spiegati in passato.

 


Massimiliano Russo, Consulente finanziario di IWBank Private Investments

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