Warren Buffett indica la via: ecco perché riscoprire il Giappone

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Il più grande investitore di tutti i tempi strizza l’occhio all’azionario del Sol Levante che, nonostante il recente rally, risulta trattare a livelli decisamente a sconto rispetto ad esempi a Wall Street

Dall’essere un mercato quasi dimenticato a divenire l’economia sviluppata più amata dagli investitori il passo è breve, soprattutto se sei il Giappone e se Warren Buffet non solo decide di investirci, ma fa diventare l’azionario nipponico la sua seconda maggiore allocazione, subito dopo gli Stati Uniti.

Negli ultimi dieci anni il Giappone si è trasformato, costruendo una economia più forte grazie a riforme normative, innovazioni aziendali e una maggiore attenzione all’efficienza del capitale. Fattori che hanno reso il Paese sempre più interessante, con valutazioni molto attraenti se comparate a quelle di Wall Street. Il Topix giapponese è in rialzo del 14,1% da inizio anno – sui nuovi massimi a 33 anni – e scambia a 14,3 volte il rapporto prezzo/utili sulla base degli utili stimati per il prossimo anno fiscale, mentre l’S&P 500 è in rialzo dell’8,3% nel 2023 con valutazioni ben 19 volte gli utili.

Secondo Fidelity International, non è così complicato immaginare che il Giappone possa sorprendere al rialzo: se in passato le società giapponesi hanno acquisito enormi riserve di liquidità e si sono sedute su di esse, ora quella fase sembra superata, con le aziende pronte a restituire il capitale agli azionisti.

Lotta alla deflazione, è ora di invertire le carte in tavola?

Il Giappone si è ormai scrollato di dosso il freno dei ‘decenni perduti’, che hanno tenuto in ostaggio la sua economia in una spirale deflazionista. La svolta è arrivata nel 2012, quando l’allora primo ministro Shinzo Abe ha lanciato sul mercato un pacchetto di riforme economiche e dei mercati, seguite da una crescita costante e stabile fino a prima degli anni della pandemia.

Al contrario delle altre economie sviluppate, in Giappone un po’ di inflazione è generalmente benvenuta e solo recentemente questa ha superato il target del 2%, arrivando ad aprile al 3,5%; eppure il neo-governatore della Bank of Japan, Kazue Ueda, ha dichiarato che la banca centrale rimane ferma nella sua posizione di mantenere una politica monetaria ultra-espansiva. Ma per quanto ancora si potrà portare avanti una simile politica? I mercati iniziano a speculare sulle future azioni della Bank of Japan, immaginando a breve un cambio di direzione, considerando anche che la politica super accomodante portata avanti in questi anni è il motivo principale che ha impedito allo yen di apprezzarsi nei confronti del dollaro.

Giappone tra sfide e innovazioni

Una delle sfide più importanti che il Giappone si sta ritrovando ad affrontare è quella dell’invecchiamento della popolazione, con il tasso di nascite che è crollato sotto quota 800.000 lo scorso anno e il numero di persone over 65 che continua a crescere, arrivando quasi al 30% del totale. Miyuki Kashima e Dale Nicholis, esperti di Fidelity International, sottolineano però come si possa trarre insegnamento dal Paese del Sol Levante. Infatti, nonostante la situazione poco rosea, il paese nipponico è la prova del fatto che “in termini di produzione economica o di performance aziendale, la crescita e l’innovazione possono non solo essere sostenute, ma anche accelerare in un simile contesto”.

E il mercato parla chiaro, il Giappone fa da casa a molte delle aziende leader nel settore dell’innovazione, da Sony a Yamaha, con un forte potere di determinazione dei prezzi. “Tra queste – sottolineano gli esperti di Fidelity International – figurano le aziende di software e servizi informatici che aiutano le imprese giapponesi a superare la carenza di manodopera e ad aumentare la produttività, mentre le soluzioni di automazione made in Japan vengono esportate a livello globale”.

Le aziende nipponiche spiccano anche per la crescita dei dividendi che continua a guadagnare slancio. Infine, il Giappone è anche leader silenzioso nella regione asiatica quando si tratta di dare priorità ai fattori Esg (ambientali, sociali e di governance), con le sue aziende che si stanno affermando su scala globale per l’impegno verso il raggiungimento del net zero.

Nonostante la forte crescita degli ultimi anni, gli investitori sia stranieri che locali si sono mostrati abbastanza miopi in termini di allocazioni. I fondi attivi globali continuano a sottopesare il Giappone e queste sotto ponderazioni suggeriscono che c’è ampio spazio per gli afflussi nei mercati giapponesi. “Se le aziende, guidate da una politica ancora più favorevole agli azionisti, riusciranno a consolidare il successo ottenuto negli ultimi anni con l’incremento di rendimenti, Warren Buffett non sarà più l’unico a puntare tutto sul Giappone”, concludono gli esperti.

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