Materie prime al rialzo: come reagiranno i mercati emergenti

Alcuni mercati emergenti potrebbero beneficiare dello shock nei prezzi delle materie prime, mentre altre potrebbero soffrirne maggiormente. Vediamone qualche esempio

Mercato emergente che vai, materie prime (e relativo ruolo nelle catene di approvvigionamento globali) che trovi. Così l’attuale shock dell’offerta, causato prima dai colli di bottiglia in seguito alla pandemia e poi dalla scarsità e dall’incertezza delle forniture successive al conflitto Russia-Ucraina, potrebbe influire diversamente sui mercati emergenti, che sull’esportazione delle materie prime basano gran parte delle proprie entrate.
Secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad), infatti, a settembre 2021 più di 100 paesi nel mondo dovevano alle commodity più del 60% delle proprie esportazioni totali (38 paesi erano dipendenti dal commercio delle materie prime agricole, 32 da quelle minerarie e 31 dai combustibili fossili). Le percentuali differiscono a livello regionale, con i paesi dell’Africa centrale e occidentale fra i più coinvolti (commodity-dependent nel 95% delle esportazioni totali).
Nell’attuale scenario, tuttavia, “alcune regioni potrebbero beneficiare dello shock nei prezzi delle materie prime, come l’America Latina, mentre altre potrebbero soffrirne maggiormente, come i paesi dell’Europa centrale e orientale o la Turchia” afferma Kirstie Spence, Portfolio manager di Capital Group. Ecco cosa aspettarsi, geograficamente parlando.

America Latina, per lo più esportatori di materie prime

“I paesi esportatori nella regione dell’America Latina dovrebbero beneficiare degli elevati prezzi delle materie prime, specialmente considerando che intrattengono scarsi rapporti commerciali diretti con la Russia o l’Ucraina” spiega Spence. “Rialzi nei prezzi delle commodity portano tipicamente a guadagni nell’attività commerciale e aiutano a correggere squilibri esterni e fiscali. Il miglioramento negli accordi commerciali potrebbe mitigare l’impatto negativo di una flessione della crescita globale”.

Asia, per lo più importatori di materie prime

“La maggior parte dei paesi asiatici è un importatore di materie prime, con le principali eccezioni da parte della Malesia e dell’Indonesia” continua Spence. “L’impatto negativo in termini commerciali potrà essere sentito attraverso bilanciamenti esterni. Mentre molti mercati emergenti asiatici stanno sperimentando avanzi nelle partite correnti, l’India, la Thailandia e le Filippine sono invece in una situazione di disavanzi. Inoltre, questi ultimi tre paesi potrebbero subire maggiormente l’impatto dell’inflazione, mentre i primi due dovrebbero essere meno sensibili grazie alla regolamentazione dei prezzi”.

Medioriente e Africa, sia importatori che esportatori di materie prime

“Tra i paesi principalmente colpiti nel contesto attuale potrebbe esserci la Turchia, data la sua rilevante spesa per l’importazione di energia e la sua dipendenza dal petrolio e dal grano russo” prosegue l’esperta di Capital Group. “Mentre le autorità hanno annunciato misure per limitare l’incremento dei prezzi, il paese sta già soffrendo di un’inflazione elevata (55% su base annua a febbraio 2022, ndr) e di un crescente deficit in termini di budget. In aggiunta, a dicembre 2021 la Turchia aveva già registrato il maggior deficit commerciale dell’ultimo anno. Anche l’Egitto è vulnerabile attualmente, perlopiù a causa del fatto che è tra i maggiori importatori di grano a livello mondiale (il primo nel 2019, secondo l’Osservatorio di complessità economica, ndr)”.
“Per quanto riguarda la regione araba, invece, “i produttori di petrolio dei paesi del Golfo saranno tra i maggiori beneficiari del rialzo nei prezzi di tale materia prima (+43% dall’inizio dell’anno al 22 marzo nel WTI, ndr). Gli esportatori di commodity in Africa dovrebbero anch’essi giovare di una spinta nei loro scambi commerciali, aiutando gli squilibri esterni, mentre l’impatto fiscale dovrebbe essere più debole a causa del loro utilizzo di sussidi. Anche l’Angola e il Ghana dovrebbero beneficiare del rialzo, sebbene l’aumento della produzione delle materie prime sarà difficile nel breve tempo. I prezzi crescenti delle commodity dovrebbero infine aiutare il Sud Africa a ridurre il suo deficit in termini di budget. La banca centrale del paese ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse, cosa che dovrebbe contenere l’inflazione nonostante la vicinanza alla fascia superiore del range (a febbraio 2022 al 5,7%, target a 6%, ndr)”.

Europa, sia importatore che esportatore di materie prime

“Per quanto riguarda l’Europa, poi, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca non affronteranno solamente shock derivanti dall’aumento delle materie prime nel bel mezzo di deficit di budget sempre maggiori e crescenti pressioni inflazionistiche, ma anche un carico addizionale di sentiment di mercato negativo. A peggiorare il quadro per l’Ungheria, inoltre, vi potrebbero essere gli stretti rapporti finanziari che il paese intrattiene con la Russia. Questi tre mercati saranno infine maggiormente esposti in un contesto di rallentamento della crescita nell’Eurozona rispetto ad altri mercati emergenti” conclude Spence.

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