ETF: un modo semplice ed efficiente per investire

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In questa nuova puntata di We Talk abbiamo esplorato il mondo degli Exchange Traded Funds (ETF) che sta guadagnando sempre più popolarità tra i risparmiatori di tutto il mondo.
Gli ETF sono strumenti d’investimento a gestione passiva e sono negoziati nei loro mercati specifici, ad esempio l’ETFplus di Borsa Italiana.
Cosa li differenzia dagli altri strumenti finanziari e come utilizzarli nel modo più efficace?
Ne abbiamo parlato in una nuova puntata di We Talk insieme a Luisa Fischietti, Head of Italy ETFs di Borsa Italiana e Fabrizio Arusa, Senior Relationship Manager, ETF Specialist di Invesco.

Conosci i vantaggi di investire in ETF? Sai come funzionano?

* Ogni investimento comporta dei rischi. Pareri ed opinioni sono basati sulle attuali condizioni di mercato e sono soggette a modifiche.


Come nascono e cosa sono gli ETF: le origini

Era il gennaio del 1993 e a Wall Street veniva quotato il primo ETF della storia. Nove anni dopo, nel settembre del 2002, gli ETF hanno iniziato a trovare spazio nei portafogli degli investitori italiani e oggi, a distanza di oltre 20 anni, il patrimonio investito in questo strumento vale circa 110 miliardi. L’acronimo “ETF” significa letteralmente Exchange-Traded Fund e indica una soluzione di investimento versatile, che permette di investire in una vasta gamma di asset: dall’azionario all’obbligazionario, passando per le materie prime e le valute. Gli ETF sono strumenti a gestione passiva e sono negoziati nei loro mercati specifici (ad esempio nell’ETFplus di Borsa Italiana). Possono essere dei fondi o delle SICAV (Società di Investimento a Capitale Variabile) che nascono con l’obiettivo di replicare l’andamento e quindi il rendimento di indici azionari, obbligazionari o di materie prime.


ETF: i vantaggi di una strategia passiva 

Ma cosa li rende così speciali e diversi dagli altri strumenti finanziari? La parola chiave è sicuramente “varietà”: questo paniere di titoli può essere composto da azioni, obbligazioni, tassi di interesse o materie prime, garantendo quindi, come sottolineato da Luisa Fischietti, una diversificazione del proprio portafoglio. «Sono strumenti a basso costo e flessibili – ha ricordato Luisa Fischietti – e l’uso di una strategia passiva permette di abbattere tutti quei costi che generalmente rientrano nelle altre categorie di fondi che includono una strategia attiva». Non solo, per Fabrizio Arusa, tra le caratteristiche che li rendono così interessanti agli occhi degli investitori vi sono anche la trasparenza e la liquidità/liquidabilità«Ogni nostro investitore può controllare sito di Invesco dove sono investiti i propri soldi con singola emissione – ha spiegato – a questo si aggiunge che un ETF può essere negoziato come una singola azione, ha liquidità intraday e può essere scambiato facilmente su Borsa Italiana». Comprare un ETF significa poter accedere ai mercati senza dover necessariamente acquistare un titolo individualmente, ma soprattutto poterlo fare anche con piccole somme. E le possibilità non mancano, dal momento che gli ETF quotati in Borsa italiana a oggi sono quasi 1500 (a cui si aggiungono 300 ETC/ETN). Una scelta d’investimento che oggi coinvolge una platea sempre più variegata di risparmiatori: dai clienti retail a quelli istituzionali, come Fondazioni o Fondi pensione che, come ricordato da Arusa, «sempre più utilizzano gli ETF nella parte core del portafoglio». «Invesco ad esempio, su Borsa Italiana, mette a disposizione una gamma di oltre 90 ETF, che spaziano dall’azionario all’obbligazionario fino alle commodities» ha aggiunto Arusa. Investimenti, quelli in materie prime, che possono rivelarsi vantaggiosi in un contesto di alta inflazione e in grado di diminuire la correlazione rispetto ad altre classi di attivo tenute in portafoglio.


ETF e fondi a gestione attiva in portafoglio

Gestione attiva e passiva possono coesistere in un portafoglio ben costruito, l’una infatti, non esclude l’altra. Ma come costruire un portafoglio beneficiando di entrambi gli strumenti? «Ad esempio, noi consigliamo di usare gli ETF nei mercati più liquidi, come quello statunitense – ha precisato Arusa – questo perché è difficile per un gestore sovra performare il benchmark in maniera costante e al netto dei costi di transazione e tassazione. Di contro, nei mercati meno liquidi, come quello asiatico, sia per l’azionario sia per l’obbligazionario suggeriamo di prendere posizione tramite una gestione attiva».

Il trend degli ETF sostenibili

Negli ultimi anni gli investitori hanno iniziato a interessarsi al tema della sostenibilità in modo molto più concreto: una sensibilità rivolta anche al comparto degli ETF. «C’è molta attenzione – ha confermato Fischietti – anche se nei periodi di maggior stress e volatilità i flussi ….

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