È invalso nella coscienza comune che l’acquisizione di un bene di pregio, che sia un immobile, un’auto, ma anche uno smartphone, richieda cura, ponderazione, verifica, esame della documentazione. In qualche caso è addirittura richiesto l’intervento del notaio, la consultazione del catasto, e così via. In altri termini, è auspicabile l’intervento di un esperto che sappia consigliare, mettere sull’avviso, considerare vantaggi e svantaggi. Anche la successiva conduzione impone degli obblighi, legati all’approntamento di migliorie, alla manutenzione, all’aggiornamento. Infine nel momento della dismissione serve ancora una volta riordinare i dati al fine di una transazione corretta e redditizia.
Qui di seguito andremo sinteticamente a enucleare gli aspetti salienti che favoriscono una buona gestione del patrimonio artistico, quella che in termine tecnico, desunto dal mondo della finanza, possiamo chiamare due diligence. Occorre in primo luogo distinguere tra arte antica (gli Old master), Ottocento, primo Novecento, arte moderna e contemporanea: quest’ultima presenta criticità molto inferiori relativamente alle vicende attributive e di provenienza. Partiamo proprio da qui.
Certificati di autenticità e cataloghi generali
La produzione della gran parte degli artisti post war è tutelata da archivi e fondazioni, a cui è riconosciuto dalla legge il diritto di emettere certificazioni di autenticità, di gestire il diritto di immagine, e così via. Tranne rarissime eccezioni, questi enti operano in modo corretto e garantiscono la paternità delle opere. Spesso poi archivi e fondazioni promuovono l’edizione dei cataloghi generali degli artisti, che costituiscono un punto fermo di riferimento; a volte, trascorso qualche decennio, si redigono gli aggiornamenti, nei quali si pubblicano lavori non compresi nella prima edizione: in alcuni casi il collezionista preferisce acquistare opere che trovano riferimento nel catalogo più antico, che contiene, per così dire, la memoria storica relativa alla produzione di un artista.
Provenienza dell’opera
Altro elemento importante è costituito dalla provenienza: la precedente appartenenza ad una collezione prestigiosa, ad una galleria di riferimento, il passaggio in una primaria casa d’aste costituiscono un fattore di reputazione, che in qualche modo rende ancor più solido l’acquisto: in molti casi infatti si tratta di opere storiche nella produzione dell’artista, considerate veri e propri capisaldi. Se poi sono state esposte a mostre che hanno fatto la storia, o a fiere internazionali, l’apprezzamento sarà ancora maggiore. Al contrario è necessario porre attenzione a opere senza una vicenda storica certa, soprattutto se in fase di transazione fra privati: il rischio dell’incauto acquisto sta dietro l’angolo; in questi casi occorre accertarsi in merito alla legittima proprietà del bene, onde evitare di incappare in situazioni spiacevoli e noiose.
Stato di conservazione – Condition report
All’atto dell’acquisto è consigliabile verificare lo stato di conservazione dell’opera: spesso i danni sono invisibili agli occhi, o celati sotto un abile restauro. È risaputo che, specialmente per ciò che riguarda l’arte contemporanea, una cattiva conservazione o un danneggiamento possano incidere notevolmente sul valore dell’opera stessa, arrivando a precluderne la vendita. Si tratta di un dato facilmente comprensibile: in presenza di un’offerta sul mercato di due lavori simili, il collezionista preferirà quello integro a quello danneggiato, nonostante venga offerto ad un prezzo assai più basso dell’altro. Le Gallerie e le Case d’asta solitamente presentano una relazione sullo stato di conservazione, redatta da un restauratore o da un conservatore competente. Anche qui, in caso di vendita da un privato, è raccomandabile intervenire con una verifica dello stato di conservazione.
Il prezzo d’acquisto
Come affermato in introduzione, la scelta di un’opera è legata anche a fattori estetici, soggettivi e personali. Tuttavia ritengo opportuno consigliare una verifica relativa al valore attribuito: alla sua formazione concorrono molte variabili, che abbiamo cercato di sintetizzare nei paragrafi precedenti. Assodato che non possa esistere un prezzo di listino, in quanto ogni opera d’arte è di fatto unica, esistono alcuni parametri oggettivi (la tecnica, le misure, l’anno di produzione fra questi) che aiutano ad orientarsi: naturalmente ci sono poi diverse situazioni, la galleria di riferimento, la casa d’aste, la transazione fra privati, che incidono sulla definizione del valore. È comunque importante che questo si possa collocare all’interno dell’andamento del mercato relativo a quel determinato artista.
L’arte dagli Old Master al Primo Novecento
In alcune situazioni possiamo confermare quanto indicato nei passaggi precedenti: esiste però un elemento distintivo che ne modifica l’approccio: se, come abbiamo detto, il lavoro delle fondazioni tutela l’arte contemporanea, ciò che avviene nelle epoche precedenti in massima parte non è supportato da dati incontrovertibili sulla paternità di un’opera: in altre parole, ci si affida all’attribuzione. Questa è materia di grande interesse per gli studiosi, che si confrontano con teorie non sempre in accordo; ma è di grande sofferenza per il collezionista, che potrebbe, da un giorno all’altro, vedere declassata la sua opera a prodotto di scuola, maniera o copia (magari moderna). Ecco perché occorre non affidare troppo peso agli expertise, e invece rivolgersi a operatori di qualità (dealer o case d’asta) che sappiano sostenere, insieme a storici dell’arte competenti, in modo corretto un’attribuzione; anche qui, sarebbe opportuno che l’opera risulti pubblicata su studi importanti, esposta a mostre non create ad arte, che sia in buono stato di conservazione; ove necessario, se opportuno, ci si potrà avvalere delle ricerche scientifiche non invasive allo scopo di verificare il supporto, i pigmenti utilizzati in un dipinto, eventuali disegni o pentimenti sottostanti la materia pittorica. Meglio poi se l’opera è accompagnata da una storia alle spalle; occorre diffidare dalle trouvailles: il Cimabue nella cucina di un appartamento parigino si scopre una volta ogni cent’anni; le attribuzioni troppo generose e repentine, non verificate dalla comunità degli storici dell’arte, generano situazioni simili a quella eclatante del Salvator Mundi attribuito a Leonardo. Questa situazione, anche se in termini differenti, si protrae fino al primo Novecento, si pensi ai Modigliani, ritenuti falsi in assenza di una prova inconfutabile che certifichi la paternità al pittore labronico.
La gestione della collezione
Mi capita frequentemente di incontrare collezionisti, o gli eredi, che possiedono una raccolta potenzialmente importante ma per la quale si è perso qualsiasi documento: nella memoria si ricorda l’esistenza di una cartelletta, in cui si conservava tutto, ma poi, a seguito di un avvenimento fatidico (trasloco, riordino dei cassetti) la cartelletta si è resa irreperibile. Se il fatto risulta grave per le opere d’arte antica (fatture, ipotesi attributive, ecc.) ancor più pesante appare per il moderno e il contemporaneo, quando la certificazione dell’archivio o della galleria di riferimento è, in qualche modo, più importante dell’opera stessa. In tal caso è indispensabile contattare la fondazione per una verifica dell’esistenza dei documenti presso l’ente; in caso negativo, serve rimbastire la pratica. Oltre ad una custodia accurata della documentazione, meglio se in una cassetta di sicurezza, si suggerisce una verifica dello stato di conservazione, ogni tre/quattro anni, e analogamente una revisione dei valori, attività ancora più importante qualora le opere fossero assicurate. È bene poi favorire la partecipazione delle opere a esposizioni selezionate per importanza. Per quanto riguarda l’arte antica, insieme all’attività di verifica dei valori sarebbe utile, con il supporto di un esperto, aggiornare le ipotesi attributive.
La dismissione della collezione
Nel caso di vendita, qualora si siano osservate con scrupolo le regole che abbiamo sinteticamente esposto, l’operazione diviene oltremodo semplice, affidando la vendita ad un operatore fidato, con cui si sono mantenuti i rapporti nel corso degli anni. Qualora invece si ricada nella situazione sopra descritta dell’assenza di informazioni, servirà aprire la pratica, con i tempi e i modi necessari. Simile evenienza si pone nel caso in cui le opere fossero oggetto di successione. In questo caso, in presenza di più eredi, si presenta una questione ulteriore: serve definire dei lotti fra loro omogenei, che non avvantaggino qualcuno a discapito di altri. Operazione non sempre agevole, quando vi è presenza di opere d’arte antica e moderna, che, come abbiamo visto, presentano criteri di gestione diversi, o anche arredi di diversa natura: le oscillazioni di valore potrebbero essere differenti nel medio termine, con una rivalutazione del moderno e un decremento dell’antico: è bene che gli interessati ne siano coscienti. In queste brevi righe si è tentato di inquadrare un mondo che ai non addetti ai lavori potrebbe apparire nebuloso e inquietante: nella realtà, fortunatamente, le vicende sono agevolmente gestibili, meglio se attraverso la consulenza esperti fidati e di comprovata competenza: in questo modo ci viene consentito di poter usufruire e godere di beni che, non dimentichiamolo, conservano intrinsecamente un germe di bellezza di per sé inestimabile.