Né Credit Suisse né la Russia. Lo mette subito in chiaro, Marco Elio Rottigni, a capo della divisione banche internazionali di Intesa Sanpaolo durante la presentazione dei risultati e del piano di sviluppo della subsidiary banks division della banca. La divisione punta piuttosto sulla crescita organica nei Paesi in cui è già presente, essendoci «tanto spazio». Lo scopo è quello di un consolidamento «costante ma non stravolgente» delle sue posizioni. Ulteriori acquisizioni non sono una priorità, non c’è interesse oggi a rilevare eventuali asset che Credit Suisse dovesse cedere nell’ambito della fusione con Ubs.
Il focus è «su quello che abbiamo come divisione», ha chiarito Rottigni. La possibilità di crescere tramite linee esterne non è tuttavia esclusa. Anche se, «in cima ai nostri pensieri resta la spinta alla crescita organica» nei territori di presenza, giacché «nei nostri paesi abbiamo opportunità in grado di assicurare un futuro prospero alla nostra divisione», potendo «andare a prendere nuovi clienti». L’indirizzo strategico principale è quello di crescere nei paesi dove siamo più forti e rafforzarci nei paesi dove siamo meno forti». Per quanto riguarda la Russia – che non fa parte della subsidiary banks division – la tendenza è «arrivare a un’esposizione nulla, e mi sembra che stiamo facendo significativi progressi». Rottigni ha anche escluso un interesse ad acquisizioni in ulteriori paesi africani, come l’Algeria.
I numeri della subsidiary banks division
La divisione internazionale del gruppo Intesa Sanpaolo si compone di 11 banche commerciali che attraverso 900 filiali e 21mila dipendenti servono 7 milioni di clienti in Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Albania, Romania, Moldavia, Ucraina, Egitto e Cina. Nell’ex Celeste impero in realtà la presenza di Intesa Sanpaolo si traduce nella società di wealth management Yi Tsai, e nelle partecipazioni di minoranza in Bank of Qingdao e Penghua Asset Management.
La divisione nel 2022 ha contribuito al 14% dell’utile e all’11% dei proventi operativi netti dell’intero gruppo. Il totale degli asset è salito da 56,7 a 70 miliardi di euro; gli impieghi sono cresciuti da 34 a 40,2 miliardi; la raccolta è aumentata da 43,4 a 54,4 miliardi, mentre la quota di crediti deteriorati (npl ratio) si è ridotta dal 4,1 al 3,4%; i proventi operativi netti sono passati da 1.998 a 2.227 milioni. «Una crescita sostenibile», che «sarà foriera di ulteriori soddisfazioni», ha proseguito Rottigni, guardando al piano d’impresa 2022-2025: «Penso che a fine piano, nel 2025, confermeremo gli impegni», aggiungendo che «il 2023 sarà per la nostra divisione un altro anno di soddisfazione».
Del resto la crescita della divisione sta accelerando e «conquistando quote di mercato in tutti i paesi» in cui la banca opera e dove sta andando a «coprire l’intera gamma di servizi offerti dal nostro gruppo». Una crescita che la subsidiary banks division non sta percorrendo in solitaria. È infatti «fondamentale l’aspetto sinergico con le altre divisioni, la capacità di mettere a sistema e a fattore comune l’enorme capacità e qualità dei servizi offerti nell’insieme». Entro il 2025, la divisione Isbd ha prevede di ampliare ulteriormente le attività di investment banking e mercati globali, sfruttando le competenze distintive della divisione Imi corporate & investment banking. Si prevede inoltre il lancio dell’international corporate advisory per le pmi in sinergia con la Banca dei Territori, e lo sviluppo di un modello di servizio per la clientela private in collaborazione con Intesa Sanpaolo Private Banking ed Eurizon.
Le prospettive geografiche fra digitale, economia reale, responsabilità sociale
Guardando alla crucialità del Mare Nostrum, Rottigni afferma che «il bacino euro-mediterraneo rivestirà un ruolo sempre più centrale per le rotte marittime globali» e che i paesi in cui Intesa opera con le sue banche commerciali sono «quelli con l’attesa di crescita economica più elevata dell’area. Intendiamo contribuire a questa crescita e al contempo agevolare l’internazionalizzazione delle imprese italiane, puntando sulle competenze distintive del nostro gruppo», e sui «programmi di ripresa e resilienza».
In particolare, la Isbd finanzierà «lo sviluppo sostenibile delle filiere dell’agribusiness, settore strategico nei territori serviti, del manifatturiero, del commercio e dei trasporti».
Nell’ambito del digital banking, la divisione sta ridisegnando la sua proposta digitale e attivandosi per un rafforzamento del modello distributivo omnicanale. A sostegno all’economia reale e alle famiglie si sono accompagnate numerose iniziative per il sociale, la cultura e il raggiungimento degli obiettivi di zero emissioni, nonché gli aiuti ai profughi ucraini e alle popolazioni colpite dal terremoto in Croazia e Albania. Infine: «Siamo un investitore di lungo termine, investiamo in un’ottica di medio e lungo periodo e di sostenibilità nel tempo dei risultati». Un aspetto che rende «tutte le tematiche della responsabilità sociale d’azienda elementi quotidiani del nostro agire».