Banche sotto attacco e boom volatilità: i possibili adattamenti anti-stress con gli Etf
Una tempesta perfetta si sta abbattendo sul settore bancario. Dopo il fallimento di Silicon Valley Bank (Svb), che lunedì ha fatto andare in fumo oltre 290 mld di euro di capitalizzazione per le Borse europee, oggi va in scena un altro bagno di sangue in particolare per il settore bancario europeo complici le difficoltà di Credit Suisse.
L’istituto bancario elvetico segna un tonfo del 29% a Zurigo con titolo ai minimi storici e credit default swap (CDS) balzati ai massimi storici dopo che la Saudi National Bank, il più grande azionista del Credit Suisse, ha dichiarato di non poter fornire ulteriori finanziamenti.
A inizio settimana la stessa Credit Suisse aveva ammesso di aver riscontrato alcune debolezze sostanziali nel controllo interno sulla rendicontazione finanziaria per gli anni 2021 e 2022.
Il settore bancario in generale paga dazio con l’Euro Stoxx Banks giù del 7% (oltre -15% nell’ultima settimana) e i principali listini in forte affanno: le peggiori sono Piazza Affari e Borsa di Madrid con oltre -4% complice il forte peso dei bancari a Milano e Madrid.
L’effetto Credit Suisse sta azzoppando anche Wall Street e la volatilità torna sopra livelli di guardia. L’indice Vix supera quota 27, sui massimi dallo scorso ottobre.
La presenza ingombrante delle banche nei maggiori indici
Uno scenario di rinnovata incertezza che penalizza soprattutto chi è esposto maggiormente sui titoli bancari. Anche esposizioni allargate sugli Etf legati a indici quali l’Euro Stoxx 50 risultano penalizzanti in quanto l’indice guida europeo vede i titoli finanziari pesare per oltre il 18,5%. Ancora più pronunciata l’esposizione se si guarda agli Etf con sottostante il Ftse Mib in quanto l’indice italiano vede i finanziari essere di gran lunga il settore dominante con un peso di quasi un terzo sull’intero indice (32,24%).
Per rendere meno pesante la zavorra delle banche sulla performance complessiva bisogna guardare a indici azionari meno esposti a questo settore. E’ il caso degli Etf che si rifanno agli indici MSCI World dove le banche indicono di meno: l’iShares Core Msci World Ucits Etf vede i finanziari pesare il 13,5%, risultando comunque il 2° maggior settore; per avere un portafoglio ancora meno sensibile al rischio banche ci sono gli Etf minimum volatility che per loro dna danno meno spazio a settori più volatili come quello bancario. Nel caso dell’iShares Edge Msci World Minimum Volatility Ucits Etf le banche scivolano così al 6° posto come settore con una quota di poco superiore al 10%. Indici minimum volatility che fungono anche da paracadute in momenti turbolenti per i mercati: guardando all’ultimo mese l’Msci World Minimum Volatility ha ceduto solo l’1,7% rispetto al 4,4% dell’MSCI World.
Guardando all’intero 2022, anno in cui la volatilità dell’azionario è stata molto accentuata, l’indice Msci World minimum Volatility ha permesso di contenere a -9,8% i cali rispetto all’oltre -18% dell’indice classico. Questi strumenti low volatility rientrano nella categoria degli smart beta, ossia che si rifanno a indici diversi rispetto a quelli tradizionali indici a capitalizzazione di mercato; in sostanza permettono di mantenere una piena esposizione al comparto azionario andando però a contenere la volatilità sovrappesando i titoli che presentano storicamente minori oscillazioni di prezzo.
Nel dettaglio gli ETF minimum volatility prevedono una distribuzione dei pesi correlata con la volatilità dei singoli titoli. Il peso nell’indice di quelli meno volatili va così ad aumentare, mentre cala quello dei titoli più volatili. Il risultato è il contenimento del rischio beneficiando del minore drawdown di questi indici.
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L'opzione short (o long) sulle banche
Fino a pochi anni fa tra gli Etf vi erano anche delle soluzioni ad hoc per chi voleva un'esposizione azionaria che escludesse le banche.
Si trattava di cloni ‘ex financials’ proposti da alcuni emittenti (che poi li hanno delistati per i bassi volumi scambiati) e che andavano a escludere le società del settore finanziario.
Per chi vuole invece mettere in campo un approccio più attivo ci sono gli Etf settoriali sulle banche, che presentano anche la versione ribassista, ossia Etf short che permettono di trarre vantaggio in caso di flessione dell’indice bancario. In questi casi sono previsioni sia strumenti non a leva che a leva due o tre. Nel caso dei settoriali il focus può andare a al settore europeo così come altre aree geografiche quali gli Usa o anche un’esposizione più generale all’MSCI World Financials. Nella versione long questi strumenti permettono invece di speculare sulla possibile risalita del settore.