Obbligazionario USA, cosa cambia dopo il salto dei rendimenti reali

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Cosa ha causato il recente aumento dei rendimenti obbligazionari statunitensi e cosa comporta questo per gli investitori del reddito fisso? Lo chiediamo a Jim Cielinski, responsabile globale della divisione Fixed Income di Janus Henderson Investors

Nell’ondivago scenario finanziario attuale, il rendimento del Treasury statunitense a 10 anni ha recentemente raggiunto il 4,66%, toccando livelli che non si vedevano dal 2007 e dando il via sui mercati ad una serie di reazioni a catena che riflesse nelle azioni e negli spread del credito. Con Jim Cielinski, responsabile globale della divisione Fixed Income di Janus Henderson Investors, analizziamo i fattori che hanno portato a questo scenario e le implicazioni per gli investitori obbligazionari, evidenziando un fenomeno cruciale: il salto dei rendimenti reali.

Rendimenti reali: cosa sono e come osservarli

Negli ultimi due anni l’inflazione e la lotta per contrastarla portata avanti dalle banche centrali dei paesi del Blocco atlantico ad essa hanno dominato il panorama economico-finanziario, spostando in tal modo la loro attenzione sull’aggettivo “reale”. “Se nel recente passato l’attenzione degli operatori si è focalizzata sull’aumento dei prezzi – spiega Cielinski – ora sono i rendimenti reali ad emergere come protagonisti della scena finanziaria. Possiamo pensare ai rendimenti reali come al rendimento annualizzato che un investitore obbligazionario può aspettarsi di ottenere una volta considerata l’inflazione. Sono importanti perché spesso forniscono un indizio sulle aspettative riguardo alla crescita economica e alla politica monetaria. I rendimenti reali erano scesi in territorio negativo quando gli investitori erano preoccupati per l’economia e la politica monetaria era estremamente accomodante. Da allora, con il risanamento dell’economia, sono diventati positivi”.

In generale, vi sono due importanti fattori che contribuiscono a influenzare i rendimenti a lunga scadenza: le decisioni di politica monetaria sui tassi di interesse prese dalle banche centrali e il premio alla scadenza. Per quanto riguarda il primo fattore, gli investitori guardano alle riunioni delle banche centrali, in particolare a quelle della Federal Reserve statunitense. “È da questi meeting che gli operatori cercano di trarre indicazioni sulla probabile direzione che imboccheranno i tassi d’interesse”, osserva Cielinski.
Altro elemento da tenere in considerazione è il premio alla scadenza, ossia quell’extra rendimento che gli obbligazionisti vogliono vedersi riconosciuti a fronte del rischio di credito che si assumono prestando denaro a scadenze più lunghe e che muta in funzione dell’inflazione, dell’incertezza e delle dinamiche di mercato.

Cosa si cela dietro al balzo dei rendimenti reali

L’analisi dei dati sottolinea che i rendimenti reali, tradizionalmente in territorio negativo quando l’incertezza economica è alta, sono ora in crescita e ciò può essere attribuito a diversi fattori chiave.
Innanzitutto, l’incremento dell’offerta di obbligazioni, alimentato da politiche fiscali che hanno contribuito a sostenere l’economia durante la pandemia, sta influenzando il mercato. Tuttavia, ciò solleva interrogativi sull’efficacia e la sostenibilità di queste politiche, soprattutto quando i governi continuano a accumulare debiti a un ritmo significativo.
In secondo luogo, il passaggio dal quantitative easing al quantitative tightening (ossia il cambio di ruolo delle banche centrali da acquirenti insensibili al prezzo a venditori insensibili al prezzo) sta creando un vuoto nel mercato, mentre gli investitori cercano il prossimo acquirente marginale. Questo fenomeno contribuisce a un aumento della volatilità e sottolinea la delicatezza della situazione attuale.
Il terzo fattore critico è la diminuzione della fiducia nell’idea che i tassi d’interesse potranno diminuire ulteriormente, sia perché appare difficile implementare nuove misure di contrasto dell’inflazione sia perché si teme che i paesi del G20 non siano in grado di mettere in atto un’incisiva spending review.
L’incertezza, quarto elemento chiave, è un fattore persistente. Dati economici contrastanti, come l’occupazione robusta contrastata da una crescita dei prestiti più debole e un aumento delle morosità sulle carte di credito, stanno contribuendo a rendere il contesto economico generale più difficile da interpretare per gli operatori. L’adozione crescente dell’intelligenza artificiale aggiunge ulteriori incognite, poiché gli operatori cercano di comprendere le implicazioni di questa tecnologia sulla produttività e sull’occupazione.

Oltre l’incertezza: le opportunità per gli investitori fixed income

Nonostante il quadro di difficile comprensione, le opportunità per gli investitori obbligazionari non mancano. “Se l’inasprimento dei rendimenti può preoccupare gli attuali obbligazionisti – spiega Cielinski – esso rappresenta un’opportunità per gli investitori a lungo termine”. I rendimenti attuali sono considerati attraenti, offrendo un valore che va al di là della volatilità attuale. Non solo: dal confronto tra obbligazioni e azioni emerge che al 12 Novembre 2023 le obbligazioni investment grade statunitensi presentano un rendimento annuo medio pari al 6,4%, superiore al 4,1 fatto registrare dagli utili azionari dell’S&P 500 nello stesso periodo.

“Gli investitori obbligazionari hanno a disposizione varie opzioni. I titoli a breve scadenza offrono rendimenti interessanti, una probabilità estremamente elevata di rendimenti totali positivi e una volatilità limitata, ora che le banche centrali si avvicinano al picco dei tassi di politica monetaria. Nel frattempo, la ridefinizione dei rendimenti significa che le obbligazioni a più lunga scadenza potrebbero offrire agli investitori pazienti l’opportunità di cogliere sia il reddito, sia l’apprezzamento del capitale se i tassi iniziano ad arretrare”.
Tuttavia, occorre comunque rimanere vigili e guardare alle serie storiche. “I rendimenti reali più elevati preparano anche il terreno per il loro stesso declino. I rendimenti reali al 2,5% sono storicamente restrittivi e, con gli effetti ritardati della politica monetaria che devono ancora farsi sentire, è probabile che contribuiscano a un rallentamento dell’economia, allontanando l’ipotesi di un ulteriore inasprimento della politica monetaria. Le obbligazioni investment grade offrono in genere buone performance dopo l’ultimo rialzo in un determinato ciclo di tassi”, spiega Cielinski. “In conclusione, l’attuale danza dei rendimenti offre opportunità e sfide, richiedendo agli investitori di adattarsi a un panorama finanziario in costante mutamento”.

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