Longevity planning: una pianificazione da discutere in famiglia

La pianificazione finanziaria della longevità non può prescindere dalla condivisione di obiettivi e strategie con l’entourage familiare

In Italia sono ancora tanti i clienti della consulenza finanziaria, uomini per lo più, che tendono a discutere in privato con il consulente le questioni relative al proprio patrimonio e a quello della famiglia. Le mogli arrivano di solito con il caffè, quando arrivano, e in ogni caso partecipano molto meno. 

Poi, siamo tutti d’accordo che sulle decisioni importanti della famiglia queste esercitino una forte influenza nelle quinte della vita quotidiana, quasi sempre alla luce dell’abat-jour da notte in lunghi colloqui coniugali dove l’hanno quasi sempre vinta. Ma il coinvolgimento della famiglia nel longevity planning, più di qualunque altra forma di pianificazione (finanziaria pura o patrimoniale), diventa davvero necessario. Perché la seconda parte della vita è facilmente legata a un/una compagno/a e a possibili figli ormai grandi, il cui ruolo non può essere relegato a decorazioni della vecchiaia del cliente. Ed è qui che entra in gioco la pianificazione della longevità Che riguarda le sostanze finanziarie necessarie per godersi la seconda parte della vita e il patrimonio che si lascerà in successione: l’aspettativa di vita in continua crescita esercita una certa influenza sul rapporto tra i due fattori (seconda parte della vita e patrimonio da tramandare). 

Ma riguarda anche gli asset non finanziari che potrebbero migliorarla o peggiorarla: la salute, la prevenzione e le prospettive di patologie future, le relazioni affettive, la capacità di cura e di sostegno reciproco in caso di bisogno, le case, quella in cui invecchiare e quelle in cui i figli svilupperanno la loro vita. Come si fa ad escludere la famiglia da un contesto così articolato intorno alla persona, più che al patrimonio?

COME PIANIFICARE LA LONGEVITÀ, PER PUNTI

Prendendo spunto da un articolo del Pension Research Council della Wharton University of Pennsylvania sul tema, stiliamo un elenco di domande utili intorno alle quali dovrebbero svilupparsi le premesse del longevity planning, utili come spunto da cui partire per una corretta pianificazione familiare della longevità. Bisogna chiedersi:

  • Che tipo di supporto si aspettano da me i membri anziani e quelli più giovani della mia famiglia? Tra quanto i miei genitori potrebbero aver bisogno della mia assistenza o di quella di un professionista? Quando i miei figli saranno davvero finanziariamente indipendenti?
  • Se qualcuno della mia famiglia mi chiedesse un aiuto finanziario, sarei in grado di offrirglielo senza per questo mettere a rischio la qualità della mia vecchiaia? Ho chiari in testa i limiti oltre i quali verrebbe pregiudicata?
  • Se fossi io ad avere bisogno di aiuto, su chi della mia famiglia potrei confidare per aiutarmi a gestire i miei interessi? Chi mi assisterebbe fisicamente, se fosse necessario?
  • Nel caso sopravvenisse la perdita di autonomia, per me o per mia moglie, cosa succederebbe al partner che se ne deve prendere cura?
  • Quando io dovessi morire, cosa succederebbe alla mia compagna, priva di diritti successori? Come posso provvedere fin da ora? Cosa sarebbe della casa in cui viviamo? Potrebbe essere buttata fuori dai miei eredi?
  • A proposito di casa, quella in cui viviamo sarebbe ancora confortevole se uno di noi due perdesse autonomia o vivesse una situazione di mobilità ridotta?
  • Quale potrebbe essere l’alternativa? Dove altro potremmo vivere? E se vendessi questa casa, per comprarne una più adeguata?

Se l’esperienza insegna che è già difficile rivolgere domande così intime a un cliente in separata sede, alla sola presenza della sua coscienza, è pur vero che una volta sensibilizzato al ruolo attivo e passivo dei membri della sua famiglia nella sua prospettiva di longevità, il secondo passo è coinvolgere le persone con il cui nome ha risposto alle domande di cui sopra e metterle al corrente dei suoi desideri, verificare se le aspettative nei loro confronti sono ben riposte, pensare a cosa si può fare fin da subito per alleviare il peso che potrebbe costituire per loro. La trasparenza inoltre offre al consulente la possibilità di attivare un rapporto di fiducia con il familiare che, avendo avuto modo di apprezzare il pensiero previdente che ha guidato la consulenza nella pianificazione della longevità del suo congiunto, potrebbe evolvere in un nuovo rapporto lavorativo.

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