Il mantenimento o il raggiungimento del tenore di vita desiderato al tempo del pensionamento
La capacità di fronteggiare eventi imprevisti senza distruggere in poco tempo quanto costruito negli anni
Correva l’anno 1954 quando il noto psicologo Abraham Harold Maslow propose il concetto di “Hierarchy of Needs“, un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, meglio conosciuta come PIRAMIDE DEI BISOGNI DI MASLOW.
Inoltre, mentre i primi (i bisogni fondamentali), una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, i secondi (i bisogni sociali e relazionali) si ripropongono sovente con nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere.
Ma cosa c’entra questo con la finanza e con le strategie di investimento?
Chi è del mestiere sa che questa è la pietra angolare per poter costruire qualsiasi tipo di ragionamento in materia di investimenti.
Ci imbattiamo ciclicamente in crisi, come quella che stiamo vivendo in questi giorni, che ci toccano profondamente perché minano il bisogno di SICUREZZA posto a fondamenta della nostra piramide (secondo solo ai bisogni fisiologici).
Ecco che allora entra in gioco la PIANIFICAZIONE PATRIMONIALE, un approccio metodologico che consente a qualsiasi soggetto di realizzare nella maniera più efficiente possibile i propri obiettivi di vita date le risorse finanziarie a disposizione e prevedibili; unico vero mezzo di prevenzione contro gli attacchi al nostro insaziabile bisogno di sicurezza.
Una buona pianificazione si basa sull’analisi della situazione patrimoniale nel suo complesso (non esiste solo l’aspetto finanziario).
Pianificare implica l’individuazione di obiettivi chiari, quantificabili e possibilmente raggiungibili tenendo bene in mente che la priorità di realizzazione dovrebbe quanto più possibile seguire il concetto della piramide dei bisogni di Maslow.
Pertanto un esperto pianificatore porrà come obiettivi primari ad esempio:
- Il mantenimento o il raggiungimento del tenore di vita desiderato al tempo del pensionamento;
- La capacità di fronteggiare eventi imprevisti senza distruggere in poco tempo quanto costruito negli anni;
- Tenersi al riparo dagli effetti corrosivi dell’inflazione.
Avendo poi costruito delle solide fondamenta si potrà passare ad obiettivi potenzialmente secondari quali:
- l’accantonamento di un fondo per l’istruzione dei figli;
- l’acquisto di un immobile, di un terreno, di un’auto, di una barca ecc…
È importante capire che un lavoro di questo tipo esula da qualsiasi logica di vendita di prodotto. Quest’ultimo (il prodotto finanziario) è solo un mezzo (uno dei tanti) utilizzabili per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Non è così inverosimile il caso nel quale non si faccia uso di prodotti finanziari; si pensi ad esempio, nell’ambito della pianificazione previdenziale, come spesso e volentieri possa essere più che sufficiente la sola ottimizzazione della previdenza pubblica.
Il primo step per la pianificazione è la necessaria comprensione di quali risorse si hanno a disposizione.
Lo strumento più efficace per la corretta individuazione di queste risorse è il bilancio familiare.
Con un funzionamento simile al bilancio di un’azienda, il bilancio familiare si compone principalmente di tre macroaree:
- Entrate
- Uscite
- Patrimonio
Le “Entrate”, le quali possono essere monetarie e/o in natura, possono derivare dall’attività lavorativa, dalle rendite di un capitale finanziario, dalle rendite di un patrimonio immobiliare.
Nella voce “Uscite” particolare importanza assume l’individuazione quanto più puntuale delle spese per i consumi. Tale raggruppamento di spese definisce infatti il Tenore di Vita, grandezza alla base dei ragionamenti per una pianificazione ottimale degli obiettivi futuri.
La differenza (positiva) tra Entrate e Uscite identifica invece il Risparmio Disponibile, ovvero la materia prima che, senza intaccare il patrimonio e con gli strumenti giusti, permette la costruzione di efficaci piani di vita.
L’analisi dell’asset allocation del patrimonio serve a verificare la fattibilità degli obiettivi futuri, in caso si riscontrassero problematiche in tal senso (ad esempio la concentrazione eccessiva su un unico asset, piuttosto ché un’elevata illiquidità del patrimonio nel suo complesso) si renderebbe necessario un intervento di revisione.
Infine non va dimenticato l’aspetto fiscale, che in questa partita gioca un ruolo non indifferente.
Purtroppo spesso e volentieri la pianificazione patrimoniale viene ridotta, sminuita o confusa con la mera asset allocation finanziaria nella quale:
- Individuo il profilo di rischio
- Stabilisco un orizzonte temporale
- Definisco un portafoglio in base alla c.d. “torta ottimale” (minimizzo il rischio a parità di rendimento)
- Stabilisco le strategie (Pac, buy&hold, constant mix…)
Questa non è pianificazione!
La pianificazione deve essere verificata periodicamente insieme ad un esperto pianificatore per comprendere se ci si sta allontanando dai propri obiettivi o se si sta percorrendo la strada giusta e per decidere i correttivi nel caso si rendesse necessario.
Solo in questo modo le brutte sorprese saranno sicuramente evitate e gli obiettivi saranno raggiunti.
Nei prossimi articoli andremo a illustrare le principali singole tematiche nelle quali un pianificatore patrimoniale presta la propria consulenza professionale.