Dopo l’infedeltà, le problematiche finanziarie sono la prima causa di divorzio, ha dichiarato a We Wealth il pianificatore finanziario indipendente e fondatore di DLD Scf, Edoardo Fusco Femiano
Ferragni e Fedez sono in buona compagnia: in Italia, si sono celebrati 1,4 divorzi ogni 1.000 abitanti nel 2021: poco meno della metà dei matrimoni rilevati da Eurostat nello stesso anno. Il fatto che i matrimoni abbiano alte probabilità di terminare in una separazione si conquista da sempre ampio spazio nei blog di finanza personale, in particolare negli Stati Uniti. Oltreoceano, infatti, esiste una disciplina giuridica specifica sui contratti prematrimoniali, accordi ufficiali che stabiliscono come verranno divisi i beni e le risorse finanziarie in caso di divorzio o separazione. Generalmente, il consiglio finanziario è quello di prepararsi in anticipo all’eventualità del divorzio, per avere un miglior controllo di un evento dall’impatto non solo emotivo, ma anche economico.
“In Italia gli accordi prematrimoniali non sono previsti, ragion per cui la risoluzione dei problemi coniugali, anche finanziari, viene risolta dalle parti mediante accordo approvato dal giudice o, in caso di inconciliabilità delle rispettive posizioni, direttamente in sede giudiziale”, ha dichiarato a We Wealth il pianificatore finanziario indipendente e fondatore di DLD Scf, Edoardo Fusco Femiano. “Trattandosi di accordi che incidono in maniera sostanziale sulla vita finanziaria di entrambi i coniugi è fondamentale che, nella negoziazione, sia coinvolto un consulente esperto in materia di pianificazione finanziaria, oltre naturalmente all’avvocato di parte”, ha dichiarato Fusco Femiano, “in Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito è prassi consolidata”.
Al di là della gestione anticipata degli aspetti finanziari della separazione, il consulente ha sottolineato come “dopo l’infedeltà, le problematiche finanziarie sono la prima causa di divorzio”. Infatti, “studi dimostrano che le coppie di maggior successo, sotto questo profilo, sono quelle che sanno affrontare con regolarità il tema delle finanze: ciò si traduce in un minor tasso di divorzio su diversi orizzonti temporali”.
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Conti correnti condivisi?
“Sul fronte della gestione dei conti correnti, gli studi più recenti sembrano indicare un minor tasso di divorzio per le coppie che hanno un conto corrente unico: una delle letture di questo dato sta nell’investimento in fiducia che entrambi i coniugi compiono nel mettere in totale condivisione le rispettive risorse finanziarie”, ha affermato Fusco Femiano. “La maggior parte delle coppie tradizionalmente dispone di tre conti correnti: uno per coniuge ed uno condiviso. In questo senso, la volontà di mantenere i conti separati non deve essere vista come un segnale di fragilità della coppia. La scelta di condividere integralmente le risorse in solo conto corrente è del tutto personale e, in ogni caso, deve essere vista come un comune obiettivo futuro e non necessariamente come una spia di qualcosa che non va”.
Mutuo cointestato?
“In questo ambito una co-intestazione, chiaramente è la scelta che maggiormente responsabilizza entrambe le parti”, ha affermato il fondatore di DLD Scf in merito al mutuo, “bisogna tuttavia considerare che, in caso di crisi familiare con figli, l’abitazione andrà al “genitore collocatario”, ossia quello presso il quale la prole avrà la residenza. Ciononostante, l’obbligo contratto con il mutuo non si modifica e l’onere resterà nell’assetto originario”.
La preparazione, su quest’aspetto è particolarmente importante. “L’uscita dall’abitazione coniugale è un passaggio molto delicato, non solo emotivamente ma anche finanziariamente: spesso il coniuge si trova ad affrontare una fragilità economica in conseguenza di ciò”, ha dichiarato Fusco Femiano, “i dati della Caritas degli ultimi 5 anni parlano chiaramente: circa la metà dei nuovi poveri sono padri separati”.