La comunicazione sui social media influenza il prezzo delle azioni, anche se gli effetti che produce sono, soprattutto, fuochi di paglia. A dimostrarlo è una nuova ricerca condotta dall’autorità di vigilanza europea sul mercato (Esma), nella quale si osservano le prime analisi empiriche su come le interazioni sui social influenzino l’andamento di mercato anche in Europa. Questo certifica, inoltre, come gli strumenti di informazione che guidano le decisioni di investimento siano cambiati rispetto al passato, o almeno si siano estesi. Non più solo la comunicazione istituzionale e giornalistica, dunque, ma anche i post sui social hanno la capacità di innescare movimenti, ancorché di breve termine, sui corsi azionari.
Una questione di affidabilità dell’informazione, ma non solo
“La qualità e la validità delle informazioni condivise dagli individui in questo modo”, ha sottolineato l’Esma, “non possono essere date per scontate” e “da questo punto di vista, i post sui social media differiscono in modo fondamentale dal giornalismo: i media finanziari specializzati sono tenuti a rispondere dell’accuratezza delle informazioni che riportano”. Non è detto che chi inizia a diffondere una notizia sui social ci metta la faccia.
Anche se i movimenti generati dai post sui social hanno effetti di brevissimo termine, ha concluso l’Esma, “l’impatto delle informazioni dei social media sui mercati è una preoccupazione crescente… L’aumento delle interazioni sui social media e il relativo sentiment tra gli investitori influenzano il comportamento collettivo degli investitori con potenziali effetti sulle dinamiche dei mercati finanziari”. Un fenomeno che “comporta notevoli rischi per gli investitori al dettaglio e che solleva preoccupazioni in merito alla protezione degli investitori. Può anche comportare movimenti di mercato più ampi con implicazioni sistemiche, aumentando le preoccupazioni per la stabilità finanziaria”.
Dal momento che il “rumore” sui social provoca oscillazioni di prezzo non giustificate, contribuendo a rendere il mercato meno efficiente, gli investitori istituzionali potrebbero anche sfruttare questi movimenti con profitto, si legge nello studio – ad esempio comprando un’azione venduta in massa a seguito della diffusione di una bufala sui social.
L’Ue non ha ancora avuto la sua GameStop…
Qualche volta, la speculazione è un obiettivo conclamato, come nel celebre caso del titolo GameStop, il venditore di videogiochi al dettaglio finito al centro di una follia rialzista alimentata dal passaparola sul social network Reddit. “Per il momento non abbiamo osservato eventi simili nel mercato Ue al dettaglio”, ha affermato l’Esma, “tuttavia, l’80% della popolazione comunitaria usa i social media… con una concentrazione più elevata fra le generazioni giovani”. L’Autorità ha messo in evidenza come, in vari Paesi europei, il segmento di investitori nella fascia 18-24 anni citi i social come principale fonte di informazione.
… Ma un effetto-social già visibile nei dati
Per valutare l’impatto dei social media sui singoli titoli azionari, l’Esma ha esaminato quale relazione si instaura fra le interazioni online e i rendimenti delle azioni contenute nell’indice Stoxx 600. Per articolare la propria analisi gli autori hanno preso in considerazione il Sentiment, ossia la differenza tra i messaggi positivi e negativi postati sui social inerenti una determinata azione, e un’altra variabile chiamata Attenzione, collegata alla frequenza con la quale un titolo viene menzionato sui social. L’Esma ha osservato la frequenza con la quale un certo titolo è stato commentato in termini positivi o negativi e quanto le discussioni siano state popolari fra gli utenti, in modo da capire ex post quanto possano essere state influenzate le performance di mercato.
I risultati hanno mostrato che le opinioni positive postate sui social media sono correlate a rendimenti più alti, ma solo nel giorno stesso e nel giorno successivo alla discussione. Nell’orizzonte di cinque o dieci giorni, le variabili esplicative dei social media perdono potere predittivo: insomma, se si parla bene di un’azione sui social, l’effetto si osserverà solo nell’arco di poche ore. Le azioni più discusse sui social media, comunque, ricevono principalmente messaggi con sentiment negativo. “Il segno negativo del coefficiente di Attenzione suggerisce che un maggiore flusso di notizie sui social media produce principalmente messaggi negativi anziché positivi. In questo senso, un’attività maggiore sui social media è correlata a rendimenti più bassi”.