Green bond: cavalcare l’ondata verde senza farsi travolgere

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Il mercato delle obbligazioni verdi è in forte crescita, come muoversi in questo fermento? Le caratteristiche salienti e gli aspetti a cui fare attenzione, secondo Goldman Sachs Asset Management

Il verde è sempre più di moda, anche nel mondo del reddito fisso. Il mercato dei green bond, ovvero delle obbligazioni legate a progetti pensati per generare un impatto positivo per l’ambiente, è infatti uno dei segmenti a più rapida crescita dell’obbligazionario: nel terzo trimestre del 2022 le emissioni di obbligazioni verdi hanno superato la soglia dei 2 trilioni (mila miliardi) di dollari, secondo l’organizzazione internazionale Climate Bonds Initiative, che vede già il target di 5 mila miliardi entro il 2025, cioè emissioni più che raddoppiate nel giro dei prossimi tre anni.

“Negli ultimi cinque anni, i green bond hanno attraversato un’importante trasformazione che li ha portati a diventare da segmento impact di nicchia a potenziale opportunità per ogni investitore obbligazionario”, sottolinea Goldman Sachs Asset Management, che cerca di fare chiarezza su questo mercato sempre più ampio e diffuso.

Le caratteristiche dei green bond

Innanzitutto, va ricordato che i green bond vengono emessi da società, governi o agenzie per finanziare progetti o attività legati al clima o all’ambiente. Ed è proprio questo impegno che li distingue dalle obbligazioni tradizionali. Perché per quanto riguarda gli altri aspetti finanziari, ovvero la struttura, il rischio e i rendimenti, non ci sono grosse differenze. “Il profilo di credito di un green bond è uguale a quello di un bond tradizionale dello stesso emittente e in termini di prezzo non ci sono differenze significative”. Goldman Sachs Asset Management ricorda inoltre che la qualità creditizia dei green bond varia da investment grade a non-investment grade, ma la maggior parte delle obbligazioni verdi corporate sono investment grade.

I green bond hanno scadenze a breve o a lungo termine e presentano vari tipi di cedole e rendimenti. Un aspetto da valutare riguarda la loro liquidità, che può variare a seconda dei settori e delle regioni. Ad esempio, l’Europa continua dominare il mercato, emettendo più del 50% dei green bond, seguita dagli Stati Uniti, che nel 2021 hanno raggiunto 81,9 miliardi di dollari di emissioni, e dalla Cina con 68,1 miliardi di dollari, secondo i dati di Statista. Quindi, nelle regioni in cui le opzioni di liquidità sono più limitate, gli investitori potrebbero trovare più difficoltà nell’acquisto e/o vendita di questi strumenti.

Infine, da sapere che i detentori di obbligazioni verdi hanno lo stesso diritto di rivalsa nei confronti dell’emittente.


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Ma come distinguere i green bond dalle obbligazioni tradizionali?

Per gli investitori non è così semplice capire l’effetto diretto delle obbligazioni verdi e vi è una forte preoccupazione nei confronti del greenwashing, ovvero quella strategia di comunicazione che presenta come sostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo.

Per limitare pratiche scorrette, diverse organizzazioni hanno iniziato a sviluppare qualche anno fa degli standard di sostenibilità da seguire, così da assicurare trasparenza e qualità delle performance ambientali. Uno degli standard più importanti per le obbligazioni verdi è quello pubblicato nel 2014 dall’International Capital Market Association, ovvero il Green Bond Principles, che definisce una serie di categorie di progetti verdi a cui può essere legata una obbligazione per essere definita verde. Ad esempio, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità, e la prevenzione e il controllo dell’inquinamento.

Ma non solo. L’Unione Europea, proprio all’inizio di marzo, ha accolto con favore l’accordo politico che prevede un regolamento sui green bond europei. Si tratterà di uno standard volontario di alta qualità, lo European Green Bonds Standard (EUGBS) che prevede che almeno l’85% dei fondi raccolti dall’obbligazione sia destinato ad attività economiche in linea con il regolamento sulla tassonomia.

Al momento, in assenza di una definizione di progetti verdi specifica e accettata a livello globale, la maggior parte degli emittenti incarica revisori indipendenti affinché certifichino i loro programmi di investimento. Da parte loro, “gli investitori devono prestare particolare attenzione alla documentazione delle obbligazioni, al loro impatto ambientale (compreso il rispetto degli standard dei green bond) e alla strategia di sostenibilità di un emittente di obbligazioni”, ricordano da Goldman Sachs Asset Management.

In conclusione

Il mercato dei bond verdi è in piena evoluzione e già costellato da esempi importanti. Uno dei più recenti è quello della Francia che a marzo 2022 ha emesso un green bond ventennale da 1,75 miliardi di euro per sviluppare e finanziare il Grand Paris Express, si tratta del progetto per ampliare la linea metropolitana di 200 chilometri, così da unire la periferia di Parigi al centro città e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050.

“Con la crescita e la progressiva diversificazione dell’universo dei green bond, riteniamo che questi titoli diventeranno una componente fondamentale delle allocazioni nel comparto obbligazionario, poiché offrono agli investitori l’opportunità di produrre un impatto positivo sull’ambiente, generando al contempo rendimenti potenziali simili a quelli delle obbligazioni tradizionali”, concludono da Goldman Sachs Asset Management.


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