Le imprese di assicurazione del ramo vita si trovano a operare in un contesto di mercato caratterizzato da uno scenario geopolitico incerto, dall’aumento dei tassi di interesse di lungo periodo, dall’assestamento dell’inflazione su livelli elevati e dalla conseguente riduzione della propensione al risparmio individuale.
Le analisi del settore evidenziano inoltre una generale flessione della raccolta premi e in particolare di quelli dei contratti di tipo unit-linked, per effetto dell’andamento sfavorevole del mercato azionario, nonché una maggiore esposizione delle imprese ai rischi di decremento della liquidità, dovuti alle estinzioni anticipate dei contratti mediante riscatti.
Sotto quest’ultimo profilo, la Banca d’Italia e l’Ivass nei loro rispettivi studi di settore hanno osservato che l’aumento dei riscatti, “è dovuto in gran parte alle maggiori esigenze di liquidità dei contraenti generate dal contesto macroeconomico, ma anche a scelte di reinvestimento in nuovi prodotti finanziari e assicurativi”.
In tale scenario, vi è un dibattito aperto in seno all’autorità di vigilanza e tra gli operatori del settore sull’opportunità di modificare e migliorare la regolamentazione delle gestioni separate e quindi l’offerta dei prodotti assicurativi appartenenti al ramo vita I, ovvero le polizze assicurative sulla durata della vita umana le cui prestazioni si incrementano in base al rendimento conseguito da una gestione separata.
Cos’è la gestione separata
Come noto, la gestione separata costituisce un portafoglio di investimenti segregato rispetto agli altri attivi detenuti dall’impresa di assicurazione, in funzione del cui rendimento si rivalutano le prestazioni dei contratti ad esso collegati. Tali gestioni sono caratterizzate da una composizione degli investimenti tipicamente conservativa/prudenziale e il rendimento ottenuto dalla gestione separata viene utilizzato per rivalutare le prestazioni previste dal contratto di assicurazione. Può anche essere riconosciuta una garanzia di restituzione del capitale versato e/o di un rendimento minimo e il consolidamento annuo dei risultati.
Proprio in ragione di queste caratteristiche, i prodotti collegati alle gestioni separate sono tradizionalmente concepiti come prodotti di investimento assicurativo a basso rischio, con rendimenti ridotti, ma costanti, destinati a una clientela interessata a un investimento di medio-lungo periodo e di tipo non speculativo.
Fino a pochi anni fa i prodotti rivalutabili collegati alle gestioni separate registravano uno scarso interesse da parte degli investitori, anche a causa dei bassissimi tassi di interesse che incidevano sui rendimenti. La diminuzione dei rendimenti, a fronte di costi di gestione invariati, aveva prodotto una contrazione nella domanda. Nell’ultimo biennio tuttavia, l’incremento dei tassi di interesse ha avuto un impatto notevole sul valore dei titoli obbligazionari e governativi (in cui tipicamente investono le gestioni separate) e ciò potrebbe contribuire a maggiori rendimenti e quindi a influenzare positivamente la sottoscrizione di prodotti di ramo I.
Le regole dettate dall’Ivass
L’Ivass detta regole precise in materia di gestioni separate, finalizzate a tutelare l’equilibrio e la stabilità dell’investimento e la parità di trattamento degli assicurati. In particolare, il Regolamento 38 del 2011 regola la costituzione della gestione separata, il contenuto del regolamento – che deve prevedere tra l’altro gli obiettivi e le politiche d’investimento – il mercato di riferimento (anche alla luce della più recenti disposizioni in materia di “governo del prodotto” nell’ambito della nuova disciplina sulla distribuzione assicurativa) nonché le regole per la determinazione del tasso medio di rendimento della gestione separata.
A tal riguardo, nel 2018 l’Ivass aveva introdotto delle modifiche alla suddetta regolamentazione, al fine di consentire alle imprese di adottare due diverse regole per la determinazione del tasso medio di rendimento per la rivalutazione delle prestazioni dei contratti a essa collegati, in funzione della costituzione o meno di un “fondo utili”, ovvero un fondo nel quale accantonare le plusvalenze nette realizzate a seguito della vendita di attività facenti parte della gestione separata. Tali modifiche avevano lo scopo di consentire alle imprese di accantonare gli utili ottenuti in periodi economici favorevoli per attribuirli agli assicurati in periodi meno favorevoli. Infatti, era stato osservato dall’Ivass nella propria relazione introduttiva, che l’attribuzione di tutte le plusvalenze al rendimento della gestione separata nell’anno di realizzo poteva determinare una disparità di trattamento per gli assicurati facenti parte della gestione separata in quell’anno rispetto a quelli riconosciuti in futuro ai contratti esistenti o a quelli che avessero stipulato una polizza successivamente.
Nel marzo 2022, l’Istituto di vigilanza ha avviato una pubblica consultazione per acquisire dal mercato (imprese, accademia, consumatori e professionisti) osservazioni e contributi utili a indirizzare futuri interventi regolamentari in materia – tra le altre – di gestioni separate. L’Ivass ha chiesto pertanto al mercato di esprimersi in merito alla possibilità di estendere l‘utilizzo del fondo utili e delle conseguenti modalità di calcolo del tasso medio di rendimento della gestione separata non solo ai contratti stipulati successivamente alle modifiche dei regolamenti delle gestioni separate (come previsto nel 2018) ma anche ai contratti in corso, con le dovute guarentigie a tutela dei contraenti-investitori (regola del consenso espresso del contraente per l’applicazione del metodo di calcolo; informativa chiara e completa, assenza di costi aggiuntivi o spese per l’adesione al fondo utili o per il rifiuto).
L’Ivass ha infatti osservato che tale misura potrebbe essere d’ausilio al fine di accrescere la flessibilità gestionale delle imprese e stabilizzare nel tempo i rendimenti delle gestioni separate da riconoscere a tutti i contratti a esse collegati.
Il contesto di mercato degli ultimi anni ha confermato l’opportunità di riconfigurare parte della disciplina regolamentare della gestione separata, per consentire alle imprese una stabilizzazione dei rendimenti nel tempo, ed evitare che periodi di rendimenti scarsi se non nulli (anche dovuti agli alti costi di gestione) non provochino bruschi cali nelle sottoscrizioni e un elevato numero di riscatti da parte dei contraenti, che possono compromettere, insieme ad altri fattori come gli attuali elevati tassi di interesse, l’entità del patrimonio di vigilanza.
Si attendono a breve i risultati dell’analisi effettuata dall’Ivass dei contributi ricevuti dal mercato durante la consultazione e sarà l’occasione per capire quali novità l’Istituto di vigilanza intende introdurre e con quali modalità e se gli interventi regolamentari saranno utili e opportuni per rilanciare questi prodotti.