Disoccupazione: l’altra faccia della medaglia della transizione verde

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La transizione verso un’economia sostenibile è sempre più necessaria, ma per essere davvero sostenibile è necessario tenere in considerazione anche l’altra faccia della medaglia: è necessario sviluppare politiche che si occupino dei lavoratori che potrebbero perdere il lavoro

Giornalmente i media propongono nuovi contenuti sulla sostenibilità, chiarendo come oggi più che mai sia necessario avvicinarsi a questo argomento e impegnarsi in prima persona per combattere il cambiamento climatico. Tuttavia, raramente si fa riferimento all’altra faccia della medaglia, agli effetti negativi che questa lotta porta con sé.

Quando si pensa al futuro del pianeta, tuttavia, sarebbe fondamentale tenere in considerazione anche gli effetti che le politiche di transizione possono avere su quegli individui o intere comunità la cui sopravvivenza è legata ad aziende oggi nel mirino a causa della rivoluzione verde. È ad esempio il caso delle industrie di estrazione ed elaborazione dei combustibili fossili.

Vi è per questo la necessità di approcciare una transizione che sia anche equa, ovvero che, oltre a prendersi cura della Terra, tenga in considerazione anche questi aspetti. La Esg Analyst Survey 2022 di Fidelity International, ovvero il report che ha raccolto e analizzato il punto di vista di 161 analisti degli investimenti della società, seguendo il percorso degli investimenti sostenibili, le principali attenzioni delle aziende monitorate e i trend a livello settoriale, oltre che geografico, ha approfondito anche questo aspetto. I dati generali sembrano positivi. Infatti “un gran numero di aziende hanno annunciato nuove iniziative volte a promuovere una transizione equa, che supporti i lavoratori che perderanno il lavoro” ha spiegato Jenn-Hui Tan, Global head of stewardship and sustainable investing della società.

In diversi casi, si tratterebbe di piani d’azione che non dovrebbero limitarsi al solo livello imprenditoriale, ma che partirebbero proprio dallo Stato. Ad esempio, la Germania: nonostante il paese si sia posto l’obiettivo di arrestare l’attività delle centrali a carbone entro il 2038, questo ha anche creato un sistema di compensazione per le famiglie che soffriranno maggiormente gli effetti del cambiamento, investendo fino a 40 miliardi di euro in risorse pubbliche al servizio delle regioni maggiormente colpite.

Guardando i risultati della ricerca di Fidelity International nel dettaglio, se da un lato i dati sembrano positivi, come nel caso della disponibilità delle aziende di offrire beni di prima necessità, assistenza sanitaria e aiutare le famiglie nel pagamento delle bollette, tuttavia dall’altro la situazione è tragica nel settore energetico. Infatti, non solo non esistono iniziative che hanno lo scopo di riaddestrare i lavoratori in questo ambito; a essere in dubbio è la stessa sopravvivenza del comparto. “Il 90% degli analisti in campo energetico ha ammesso che si tratta di un settore estremamente vulnerabile alla futura perdita di occupazione” ha affermato Tan. “Questo suggerisce che sarà molto probabile che i lavoratori dovranno scegliere se cambiare completamente area o rimanere senza lavoro”.

Fonte: Fidelity International

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