Biodiversità: le 3 aree di azione per rallentarne la perdita

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La COP15 rappresenta un’opportunità storica per impegnarsi a invertire la perdita di biodiversità in questo decennio. Perché, sebbene sia ancora poco apprezzato, è indiscusso il ruolo essenziale della natura nell’economia. Ecco le tre aree chiave su cui agire, secondo Legal & General Investment Management

Un crollo verticale, del ben 69%. È questa la flessione devastante subita dalla biodiversità nel mondo dal 1970, secondo l’ultimo Living Planet Report 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta del WWF. Con questa drammatica premessa si è aperta lo scorso 7 dicembre a Montreal la conferenza COP15 delle Nazioni Unite sulla biodiversità, in cui leader mondiali e responsabili governativi sono tornati a confrontarsi sui temi legati alla protezione della natura per il prossimo decennio, dopo la recente conclusione della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP27. 

“La COP15 rappresenta un’opportunità storica per affrontare la crescente minaccia della perdita di biodiversità”, commentano da Legal & General Investment Management (LGIM). L’accordo che uscirà dalla conferenza sarà il “Post-2020 Global Biodiversity Framework”, ovvero il “Quadro globale per la biodiversità post-2020”, che nella sua bozza comprende 21 obiettivi e 10 tappe fondamentali per il 2030, con l’obiettivo generale di “vivere in armonia con la natura” entro il 2050. 

Un appuntamento fondamentale dunque: “Il ruolo essenziale della natura all’interno della nostra economia è indiscusso ma poco apprezzato; le società in cui investiamo sono esposte a rischi poco conosciuti di degrado della natura”, ricorda LGIM, che indica tre aree chiave su cui agire:

1. Migliorare la gestione e la comunicazione

Si tratta di una complessa problematica, che riguarda una rendicontazione insufficiente, una scarsa disponibilità di dati e una mancanza di metriche concordate a livello internazionale. “È importante rafforzare l’accesso ai dati e il modo in cui le imprese gestiscono i rischi e le opportunità legati alla natura”. A questo riguardo, la bozza dell’accordo richiede a tutte le imprese di valutare e divulgare i loro impatti sulla biodiversità entro il 2030. Ma sarà fondamentale anche l’intervento dei singoli capi di Stato per rendere obbligatori questi standard a livello nazionale. 

2. Allineare le finanze pubbliche e le tabelle di marcia globali

È necessario, secondo LGIM, riallineare o eliminare i programmi di sostegno pubblico nei settori dei combustibili fossili e dell’agricoltura che non sono compatibili con gli obiettivi della biodiversità e della natura. La bozza dell’accordo della COP15 riconosce questo aspetto, in particolare che “tutte le attività e i flussi finanziari siano allineati con i valori della biodiversità”. Ma non solo. Oltre alle risorse e ai fondi pubblici, importante è anche allineare gli obiettivi e le roadmap a livello internazionale, per concentrare lo sforzo verso una direzione comune. Ne è un esempio la roadmap scientifica per la decarbonizzazione del settore agricolo e dell’uso del suolo, che la FAO ha accettato di sviluppare in occasione della COP27.

3. Aumentare il coordinamento e la responsabilità

Terzo e ultimo punto riguarda il coordinamento e la responsabilità. A questo riguardo, LGIM sottolinea il ruolo fondamentale della finanza, così come quello dei governi, nella riduzione della perdita di biodiversità, attraverso la messa in bilancio dei rischi legati al cambiamento climatico e alla perdita di natura nei rispettivi piani d’azione e strategie. La bozza dell’accordo in questo caso è chiara invitando i governi e i diversi attori del sistema economico a integrare pienamente i valori della biodiversità nelle politiche, nei regolamenti, nella pianificazione, nei processi di sviluppo, nelle strategie di riduzione della povertà, nei conti e nelle valutazioni degli impatti ambientali a tutti i livelli, garantendo che tutte le attività e i flussi finanziari siano allineati con i valori della biodiversità. 

I confronti e i negoziati della COP15 saranno fondamentali, dunque, ma, come ricorda LGIM, non si deve aspettare l’esito di questo vertice per agire. Occorre agire oggi.

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