John M. Keynes e la libertà dell’arte e nell’arte

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Nel nuovo podcast di We Wealth la professoressa Caroline Patey, consigliera culturale di Finer Finance Explorer racconta l’importanza della figura di John M. Keynes per il mondo dell’arte. Perché l’eredità del grande economista ed investitore va ben al di là della sola spesa pubblica

Caroline Patey, consigliera culturale di Finer Finance Explorer già docente di Letteratura Inglese all’Università Statale di Milano nel nuovo podcast di We Wealth ci racconta una figura molto nota della macroeconomia, John Maynard Keynes

Keynes, una figura di arte e cultura

“Si chiamava John Maynard Keynes ma nessuno lo ha mai chiamato John, solo Maynard. Sua grande amica fu Virginia Woolf e tutto il circolo di amici / amanti facenti parte del gruppo nato a Cambridge. L’aura di Kenynes come economista sta rinascendo nel mondo contemporaneo. La sua formazione a Cambridge fu scientifica ma anche umanistica, con l’impronta del grande filosofo neoplatonico George Edward Moore, che ebbe un impatto molto profondo su tutta una generazione, inclusi i grandi amici di Keynes come Foster, il fratello di Virginia Woolf, Thoby Stephen, lo scrittore Edward Morgan Forster [Camera con vista, Passaggio in India, Casa Howard ndr]. Keynes non certo era un uomo solitario, preso dal suo genio economico. La sua formazione può dirsi collegiale, come era Cambridge a quell’epoca. Il suo gruppo si chiamava ‘Gli apostoli’. Un’altra cerchia molto importante per la sua formazione culturale era quello degli ‘Eretici’. L’università offriva la libertà, data anche dalla lontananza da casa, la libertà di avere una vita anche erotica lontana dai condizionamenti. E’ infatti proprio all’università che Keynes ebbe il suo primo grande amore, il pittore Duncan Grant.

Per i nostri lettori/ascoltatori, in che anni siamo?

“Ad inizio ‘900. Poter vivere una vita così libera non era certo scontato nell’Inghilterra di quegli anni, ancora appesantita dalla morale vittoriana: Vittoria muore nel 1901. Cambridge offriva quindi delle possibilità variegate ed esistenziali: la vita di gruppo, la vita amorosa, l’interdisciplinarietà. Questo ben si esprime in Keynes, che fu non soltanto un economista ma un grande cultore delle arti”.

Quali erano gli artisti che Keynes prediligeva?

“Molti critici hanno dileggiato Keynes, dicendo che lui era un neofita, che non aveva molto gusto. Il che forse è anche vero. Però, visto che era un uomo intelligente, andava ad approvvigionarsi di consigli e insegnamenti dalle persone che frequentava, come il grande critico [e pittore, ndr] Roger Fry o il suo primo grande amore, il pittore Duncan Grant. Forse il suo gusto è stato formato proprio attraverso questi contatti. Tanto Fry che Grant erano molto interessati a quanto accadeva Oltremanica, molto curiosi delle varie evoluzioni pittoriche che si erano verificate in Francia, Cubismo, Post Impressionismo. Fry in particolare fu una grande guida per tutta l’Inghilterra, poi chiamato a Cambridge come professore dopo la Prima Guerra Mondiale. Fu il mentore artistico di tutto il gruppo. Per fortuna guidati da Fry, questi giovani intellettuali si buttarono subito su Cezanne. Nel 1910 e nel 1912 Fry organizzò a Londra due mostre sulla pittura post impressionista, le quali fecero epoca e scandalo. Per la prima volta venivano mostrate al pubblico la pittura di Matisse, di Picasso, di Cézanne in una galleria inglese, la Grafton Gallery. L’inglese medio, amatore del pittore della Royal Academy, ebbe una reazione violentissima. Diceva Virginia Woolf ‘Nel 1910 il mondo cambiò’. Il ’10, data della prima mostra post impressionista, segnò l’ingresso dell’arte di ricerca in Inghilterra. In questo contesto Keynes era molto sensibile a quanto accadeva dall’altro lato della Manica”.

Keynes era in questa mostra come critico o collezionista?

“No. Per quanto Keynes fosse bravo a fare soldi, non era ancora diventato un collezionista. Il suo coinvolgimento in queste due mostre si deve alla vicinanza umana che aveva nei confronti di Roger Fry e Duncan Grant, anch’egli partecipante all’organizzazione. La collezione di Keynes iniziò in sordina. In questo contesto si colloca la vicende delle mele di Cézanne, già raccontata su queste pagine. Keyes iniziò a collezionare in occasione di un’asta dedicata a Degas, momento in cui acquistò anche Cézanne, Ingres, altri pittori. E’ però importante ricordare che la collezione di Keynes è una collezione ‘minore’. Testimonia comunque un’attenzione, un gusto, una presenza alla cultura e alle arti visive la quale spiega perché Keynes diventerà così importante nella protezione delle arti e del loro finanziamento”.

In concreto Keynes che cosa fece durante tutta la sua vita per sostenere l’arte?

“Oltre ad avere grande amore per le arti visive, dopo la guerra Keynes si innamora di una ballerina dei balletti russi, Lydia Lopokova. Vi è quindi l’incontro con la musica contemporanea, che era in difficKeynes arteoltà nel conquistare l’Inghilterra. Basti pensare alla battaglia intorno a Wagner. Entra in contatto con gli aspetti più sperimentali della cultura del momento anche per quanto riguarda musica, coreografia, scenografia, teatro. Keynes cercò di promuovere il balletto in tutta la sua vita. Quando non si occupava di balletto, si occupava di teatro, era un grande amante della scena. Si curò molto per esempio del teatro di Cambridge e sentì molto sua la missione nelle arti performative. Si preoccupò di reperire finanziamenti per i teatri di provincia. Il contatto con il teatro lo portò a pensare all’arte in termini pubblici”.

“Coerentemente con la sua teoria economica, pensava che lo Stato dovesse intervenire anche nell’arte, se necessario per aiutare realtà o artisti in difficoltà. Altrimenti non avrebbero mai avuto la possibilità di esprimere le loro potenzialità. Per questo accettò con grande entusiasmo di diventare chairman dell’organismo che sarebbe diventato l’Arts Council. Il quale ha continuato a prosperare anche dopo la morte di Keynes, permettendo all’Inghilterra di diventare quello che è nella promozione delle arti. Il bellissimo saggio l’Inghilterra che lasceremo ai nostri nipoti parla anche di questo, dell’importanza dell’arte. Keynes si preoccupava non solo di non sperperare il patrimonio ma anche e soprattutto di promuoverlo. Grazie all’Arts Council ha preso forma nella cultura inglese il concetto di dare voce a un’espressione che non è immediatamente produttiva di denaro, ma essenziale per la qualità della vita e della cultura stessa”.

“Nella sua antipatia per i sistemi totalitari insiste molto sul punto di lasciare gli artisti liberi di esprimersi, senza dettare norme estetiche e tanto meno ideologiche. Io credo che nel Keynes adulto degli anni ’40 sia rimasto fortissimo il senso della libertà degli anni dell’università, quella che gli arrivava per esempio dal gruppo che guarda caso si chiamava gli “eretici”, chi non si lascia dettar legge, né artistica, né culturale né politica, da nessuno. Credo che l’impulso iniziale dell’Arts Council passa attraverso questo senso di libertà, che gli è rimasto fortemente radicato fino alla fine”.

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