Stefano Caserini del Polimi: “La transizione fuori dal sistema dei combustibili fossili è iniziata, ma deve essere accelerata se si vuole rispettare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi”
Investire nella decarbonizzazione potrebbe favorire la ripartenza, contribuendo anche a uno sviluppo socioeconomico di lungo periodo
Individuati sei settori strategici d’intervento: energia, agricoltura e foreste, città ed edilizia, digitale ed economia circolare
Era il 22 settembre quando, in occasione della 75esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente Xi Jinping ha annunciato l’intenzione di rendere la Cina “carbon neutral” entro il 2060. Una mossa che, secondo un’analisi dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) “ha stupito l’intera comunità internazionale” inserendosi nel percorso intrapreso dalla leadership dell’ex Celeste Impero per “presentare il Paese al mondo come un responsible stakeholder nella gestione degli affari mondiali, contribuendo alla soluzione dei principali problemi globali”. Secondo Stefano Caserini, docente di mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano intervenuto in occasione dell’ultima giornata della Settimana Sri, inoltre, “le recenti dichiarazioni del primo ministro cinese, la svolta negli Stati Uniti e l’European green deal mostrano che la transizione fuori dal sistema dei combustibili fossili è iniziata, ma deve essere accelerata enormemente se si vuole rispettare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi”. E i dati della scienza del clima, aggiunge, continuano a confermare come non ci sia più spazio “per i rinvii e le azioni ambigue”. Ma che ruolo può giocare la finanza in questo contesto?
Secondo il nuovo manuale del Forum per la finanza sostenibile, realizzato a partire dai contributi raccolti in un gruppo di lavoro organizzato in collaborazione con WWF e con il supporto di Bper banca, Etica sgr, Natixis investment managers e Ubs asset management, l’obiettivo di contenere le temperature medie globali sotto gli 1,5° Celsius non può essere scavalcato dalla crisi pandemica. Per due ragioni. In primo luogo, spiegano i ricercatori, “perché gli aspetti sanitari e ambientali sono strettamente connessi: l’alterazione degli ecosistemi aumenta i rischi per la salute umana e, viceversa, la tutela della biodiversità e il contrasto al riscaldamento globale comportano ripercussioni positive anche dal punto di vista sanitario”. Ma non solo. Investire sul clima e, dunque, nella decarbonizzazione,
potrebbe favorire la ripartenza, contribuendo a uno sviluppo socioeconomico di lungo periodo. Di conseguenza, aggiungono, è necessario integrare il “fattore clima” nelle politiche di investimento, allineando i portafogli agli obiettivi di decarbonizzazione.
In particolare, sono quattro le strade che gli investitori possono intraprendere:
- analizzare i rischi finanziari legati al clima;
- migliorare la trasparenza sulle tematiche sostenibili, tra rendicontazione delle imprese e disponibilità di dati esg (enviroment, social, governance) per gli investitori;
- abbattere gli impatti ambientali negativi dei portafogli, combinando engangement, esclusioni, disinvestimenti e riallocazioni;
- investire in soluzioni di mitigazione e di adattamento.
Sul quarto punto, nello specifico, sono stati individuati poi sei settori strategici d’intervento, anche in una dimensione di partnership pubblico privato: energia, agricoltura e foreste, città ed edilizia, digitale ed economia circolare. “L’emergenza climatica e quella sanitaria sono profondamente legate: gli strumenti di finanza sostenibile focalizzati sulla decarbonizzazione possono essere efficaci anche in ottica di ripresa dell’economia, inclusione sociale, salvaguardia del capitale naturale e tutela della salute”, spiega Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile. “Oggi siamo sempre più convinti che occorre crescere ancora, rafforzando l’efficacia del proprio impegno per il clima: con prodotti, certo, ma anche numeri, dati e rendicontazioni. Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio significa prendersi cura del futuro del nostro Pianeta”, aggiunge Ugo Biggeri, presidente di Etica sgr.
Secondo Barbara Galliano, deputy country head e head of retail distribution di Natixis investment managers Italia, inoltre, per affrontare le sfide ambientali sarà “indispensabile una combinazione tra investimenti pubblici e privati”. E, in questo contesto, “
la finanza sostenibile deve fare la differenza per essere parte integrante della soluzione”. “Gli investimenti in settori non compatibili con la decarbonizzazione non sono un’opzione percorribile – conclude Matteo Leonardi, energy advisor di WWF – La politica deve riconoscere la decarbonizzazione come un’opportunità, tracciare una strategia coerente e solida nel tempo e innescare l’effetto moltiplicativo degli investimenti privati. L’innovazione implica una dimensione di rischio, per gestire il quale lo Stato deve mettersi in gioco con le risorse del
Green deal e del
Next generation Eu, e altrettanto di opportunità, senza le quali non si cresce e non si potrà mettere mano alle disuguaglianze generate dalla crisi”.
Stefano Caserini del Polimi: “La transizione fuori dal sistema dei combustibili fossili è iniziata, ma deve essere accelerata se si vuole rispettare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi”Investire nella decarbonizzazione potrebbe favorire la ripartenza, contribuendo anche a uno sviluppo socioeconomico …