La finanza sostenibile cresce. Cambiano anche le scelte dei gestori che non si limitano ad escludere titoli o settori ma puntano sull’engagement
È il momento dei social bond, le cui emissioni sono destinate a superare i green bond, che hanno caratterizzato il 2019
La finanza sostenibile? Piace sempre di più ed evolve in qualità, oltre che in quantità. Lo dimostrano i numeri: il volume degli investimenti Esg europei ha toccato quota 20 trilioni di euro nel 2018, secondo il più aggiornato European Sri Study di Eurosif. E se a prevalere è ancora la strategia dell’esclusione, che caratterizza quasi la metà dei fondi sostenibili del Continente, la seconda categoria per dimensioni è quella che prevede un’azione di “engagement e “voting”, e cresce al ritmo del 27% annuo. I gestori dunque non si limitano più a escludere armi, tabacco, pornografia, per definizione business poco responsabili, ma puntano sul dialogo con il management per aumentare la sostenibilità della gestione delle società da inserire in portafoglio. Non solo. La finanza sostenibile si confronta con forza crescente con quella tradizionale mostrando che gli investimenti “buoni” siano sempre più dei buoni investimenti. Ne abbiamo parlato con Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile che fa con We Wealth il punto della situazione in Italia anche alla luce della Settimana dell’investimento sostenibile e Responsabile (11-25 novembre 2020). Il Forum è un’associazione no profit che conta su 113 soci e possiede un osservatorio sempre aggiornato sulla situazione del mercato.
Secondo una vostra ricerca, l’80% degli investitori responsabili italiani si aspetta una crescita del mercato post pandemia soprattutto nell’area delle energie rinnovabili, socio-sanitaria e farmaceutica, e-commerce e hi-tech.
Quali strategie di investimento sostenibile sono maggiormente prese in considerazione in questo momento?
Come rilevato dall’ultima edizione dello Studio Eurosif, sia in Europa, sia in Italia cresce l’engagement. Il dialogo tra investitori e management delle aziende finalizzato all’adozione di strategie sostenibili aumenta e il divesting, cioè la scelta di disinvestire da settori o emittenti ritenuti non sostenibili, che finora è stato il modus operandi prevalente, è affiancato sempre più spesso da strategie volte alla ricerca di investimenti in grado di generare impatti socio-ambientali positivi, come l’impact investing. È un bene: le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile e l’efficienza energetica così come la partnership pubblico-privato e l’impact investing per la sanità pubblica e le infrastrutture sociali e per l’agricoltura sostenibile sono direttrici importanti per gli investimenti in ottica di ripresa dell’economia a seguito della pandemia covid-19. Un elemento a supporto della crescita della finanza sostenibile è il Green Deal Europeo che si propone di rendere l’Ue climaticamente neutra entro il 2050. Siamo nell’era della Next Generation EU, il programma d’investimenti della Commissione europea per superare la crisi pandemica ed accelerare la transizione ad un’economia più verde e digitale. Il passaggio a un sistema finanziario più sostenibile è inarrestabile ed essenziale in ottica di ripresa e resilienza, poiché in questo ambito le logiche di intervento si misurano con il lungo termine e non con strategie di corto respiro.
Quali numeri possono dare una misura di questi fenomeni?
Un indicatore di tendenza può venire dall’andamento dei fondi aperti sostenibili e responsabili periodicamente pubblicato da Assogestioni: l’ultima rilevazione mostra che nei primi sei mesi del 2020 il patrimonio promosso dai gestori in Italia è pari a 41,5 miliardi di euro che si confrontano con i circa 31 miliardi registrati nell’intero 2019. Un dato parziale (poiché riferito, ovviamente, solo al risparmio gestito) ma significativo. Se poi vogliamo allargare l’orizzonte oltre i confini nazionali, da Morningstar giunge la stima che il patrimonio globale dei fondi sostenibili supera i mille miliardi di dollari con l’Europa che guida il mercato e distanzia di molto gli Usa.
In merito al noto acronimo della sostenibilità Esg(Environment, social, governance), fino a questo momento i regolatori e il mercato si sono concentrati sui temi ambientali; gli effetti della pandemia hanno fatto aumentare l’interesse per la S di sociale. A questo riguardo è significativa la crescita di emissioni di social bond che sta superando quella dei green bond (cioè obbligazioni a tema am- bientale) che nel 2019 l’avevano fatta da padrone sul mercato delle obbligazioni sostenibili. È un fenomeno ancora limitato, ma per gli analisti di Standard & Poor’s l’emissione delle obbligazioni a tema sociale è destinata a crescere mentre per il mercato globale a reddito fisso si prevede un calo dei volumi di emissione del 9% nel 2020.
Parlare di investimenti e di rendimenti oggi vuol dire fare i conti con la pandemia. Il settore della finanza sostenibile non ha subito un rallentamento a causa della pandemia, bensì gli investimenti sostenibili si stanno affermando come uno strumento funzionale alla ripresa dell’economia. La ripresa, infatti, dovrà necessariamente puntare su quei settori che sono alla base delle emergenze che dobbiamo fronteggiare: il potenziamento delle strutture sanitarie, la riduzione dell’inquinamento, il miglioramento della mobilità… Durante la crisi l’underperformance dei titoli Esg è stata inferiore a quella delle attività finanziarie non sostenibili. Adesso ci aspettiamo una crescita della domanda e questo costituirà un banco di prova importante sull’andamento del settore sostenibile. La crescita della domanda Esg è evidente anche da parte degli investitori previdenziali: da una nostra ricerca emerge che l’interlocuzione dei fondi pensione con i gestori dei loro patrimoni in materia di engagement ed esercizio del diritto di voto si sta rafforzando rapidamente. Sta anche cambiando il modo di valutare gli investimenti: la situazione attuale ha insegnato, ad esempio, che gli investimenti nel settore sanitario sono tutt’altro che improduttivi e che la situazione economica dipende anche dal buon funzionamento di questo. Quello che tengo a sottolineare è anche che l’investimento nelle energie rinnovabili sarebbe cresciuto indipendentemente dalla crisi pandemica, perché riflette una naturale evoluzione del mercato. E lo stesso ragionamento vale in materia di economia circolare e di mobilità sostenibile. Il mercato della mobilità elettrica è ancora a livelli non soddisfacenti ma sta crescendo e lo stesso può dirsi anche per l’agricoltura sostenibile: non si torna indietro. La risposta al covid sta rimodellando in una certa misura il futuro dell’energia. Insomma, la conclusione è che la finanza sostenibile conviene e che l’investimento sostenibile, anche nei periodi difficili, può contribuire a ridurre il rischio degli investimenti.