Il documento finale della tassonomia sostenibile in via di implementazione in Messico sarà lanciato nel 2023. Seguirà un periodo di transizione tra la fase volontaria e quella obbligatoria
Nel giugno del 2021 il cancelliere britannico ha annunciato l’istituzione di un gruppo di esperti indipendenti che fornisse consulenza sugli standard sugli investimenti verdi, anche definito come Green technical advisory group
A livello mondiale, come ricordato da Gianfrancesco Rizzuti (member of the executive committee di ESGeneration Italy intervenuto in apertura dell’evento Toward a global taxonomy: state of the art and key experiences across the world promosso da ESGeneration Italy – iniziativa congiunta di Borsa Italiana, FeBAF e Forum per la finanza sostenibile – nell’ambito delle Settimane Sri), si contano oggi circa 20 differenti tassonomie. Una proliferazione di regole che, secondo gli esperti, rappresenta una vera e propria sfida per la finanza sostenibile. E che, per alcuni, rischia di alimentare il rischio di greenwashing. In occasione dell’XI edizione della principale rassegna italiana sulla sostenibilità organizzata dal Forum per la finanza sostenibile sono stati esaminati i punti chiave delle normative di Messico, Uk, Cina e Canada; portando al tavolo lo sviluppo di una tassonomia globale.
Il caso del Messico: tassonomia in arrivo nel 2023
“La tassonomia sostenibile in via di implementazione in Messico rappresenta un sistema di classificazione volto a identificare attività e investimenti che contribuiscono al raggiungimento di obiettivi sostenibili nel medio-lungo termine”, racconta Alba Aguilar, chief executive officer del consiglio consultivo di Finanzas Verdes, durante la tavola rotonda moderata da Alessandra Franzosi, head of buyside Italy & Esg investing lead sustainable finance partnership di Borsa Italiana e member of the executive committee di ESGeneration Italy. “Si tratta di uno strumento a disposizione non solo degli attori del sistema finanziario ma anche degli stakeholder del settore pubblico e privato, al fine di costruire un linguaggio comune per il mercato finanziario, mobilitare capitali verso attività sostenibili e mitigare il greenwashing”. Al momento, sono stati identificati cinque obiettivi ambientali (mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, gestione delle risorse idriche e marine, conservazione degli ecosistemi e della biodiversità, economia circolare e prevenzione e controllo dell’inquinamento) e cinque obiettivi sociali (uguaglianza di genere, città sostenibili, salute, istruzione e inclusione finanziaria). Il documento finale sarà lanciato nel 2023, precisa Aguilar, cui seguirà un periodo di transizione tra la fase volontaria e quella obbligatoria.
Il caso Uk: cosa ha ereditato dall’Unione europea?
Quanto invece al Regno Unito, nel giugno del 2021 il cancelliere britannico ha annunciato l’istituzione di un gruppo di esperti indipendenti che fornisse consulenza sugli standard sugli investimenti verdi, anche definito come Green technical advisory group. “Il governo britannico si è impegnato a creare una tassonomia verde, prendendo la tassonomia Ue come quadro di riferimento”, spiega Ryan Jude, programme director del Green Finance Institute. “In particolare, ha ereditato i sei obiettivi ambientali rispetto ai quali vengono valutate le attività: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine; transizione verso un’economia circolare; prevenzione e controllo dell’inquinamento; protezione della biodiversità e della salute degli ecosistemi”.
In questo contesto, continua Jude, sono diversi gli enti che hanno già mosso i loro passi in questa direzione. La Uk infrastructure bank, per esempio, ha confermato che si allineerà alla tassonomia verde del Regno Unito nel suo piano strategico di luglio 2022. Inoltre, nel novembre 2021 la Financial conduct authority ha pubblicato un documento su una nuova informativa sulla sostenibilità e sui label per gli investimenti sostenibili. Senza dimenticar la Transition plan taskforce che in occasione della Cop 27 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma dal 6 al 18 novembre a Sharm el-Sheikh, ndr) ha pubblicato un documento su ciò che le aziende del settore privato dovrebbero fare per implementare e divulgare un piano di transizione. In questo senso, osserva Jude, la tassonomia britannica potrebbe “supportare le imprese fornendo una serie di definizioni che possono essere utilizzate per comunicare tali piani di transizione e dimostrare l’allineamento all’obiettivo net-zero”.
Lin: “La proliferazione di tassonomie rappresenta una sfida”
La Cina, aggiunge invece Cheng Lin (international collaboration research center director dell’Institute of finance and sustainability), vanta tre tassonomie sulla finanza verde:
- green bond taxonomy, introdotta per la prima volta nel 2015 e aggiornata nel 2021;
- green loans taxonomy, elaborata sia dalla People’s Bank of China (la banca centrale della Repubblica popolare cinese) che dalla China banking and insurance regulatory commission e aggiornate rispettivamente nel 2019 e nel 2020;
- elenco delle industrie verdi introdotto dalla National development and reform commission nel 2019.
“Dall’introduzione delle green bond taxonomy, il mercato dei green bond ha conosciuto una rapida crescita e si prevede che crescerà ancor di più nei prossimi mesi”, ricorda Lin. “Ma la proliferazione di tassonomie a livello globale rappresenta una sfida. E può esacerbare problemi come la segmentazione del mercato e il rischio di greenwashing, oltre che minare gli sforzi per promuovere flussi cross-border di capitale verde. È necessario promuovere un’armonizzazione delle tassonomie globali”. Dello stesso avviso anche Florian Roulle, vice president – sustainable finance di Finance Montréal, che ricorda come una tassonomia globale sia indispensabile per “rafforzare la fiducia degli investitori nei confronti del marchio verde”. E che il suo sviluppo non dovrebbe focalizzarsi in realtà unicamente sulle attività verdi quanto piuttosto sulle attività di transizione.
“Il nostro obiettivo era quello di promuovere il dialogo tra diversi modelli di finanza sostenibile e credo che abbia funzionato. Questo rappresenta un perfetto esempio di impegno nel cercare di allacciare le nostre attività all’Agenda 2030”, dichiara in chiusura Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la finanza sostenibile. “Un obiettivo importante che i vari paesi sembrano condividere è quello della trasparenza. Ma anche quello della lotta contro il greenwashing. In questo senso, il quadro giuridico è rilevante, ma insufficiente. Dobbiamo accrescere la consapevolezza degli investitori retail e istituzionali, attraverso un’indispensabile partnership pubblico-privato”.