Dati Morningstar al 30 settembre 2021 rivelano come il 24,5% dei fondi (esclusi i monetari, i fondi di fondi e i feeder) sia classificato dagli asset manager come sostenibile ai sensi degli artt. 8 o 9 della Sfdr
In Italia il patrimonio investito dal 10 marzo (data di entrata in vigore del regolamento) in fondi classificati come artt. 8 o 9 è arrivato a pesare quasi il 30% del totale del patrimonio investito in fondi
Alessandro Asmundo: “Restano aperte numerose sfide che si frappongono al raggiungimento di un pieno sviluppo del mercato e che vanno affrontate anche per abbattere le incertezze”
Gli investimenti sostenibili in Italia
Benché la classificazione dei prodotti d’investimento come art. 8 o art. 9 non abbia l’obiettivo di offrire una certificazione di sostenibilità (cui sarà invece destinata l’Ecolabel dei prodotti finanziari) ma piuttosto di definire rilevanti obblighi informativi per tutti i soggetti e in relazione ai prodotti, si precisa nel rapporto, è innegabile che si stia assistendo a un vero e proprio cambio di passo. Ricordiamo intanto che è opinione condivisa tra gli operatori che l’art. 9 abbracci quei prodotti finanziari che hanno un esplicito obiettivo sostenibile, mentre l’art. 8 quelli che promuovono, tra le altre caratteristiche, fattori ambientali e sociali, attraverso l’integrazione dei parametri esg (environmental, social e governance) nell’analisi finanziaria tradizionale. Tra i fattori chiave che potrebbero spiegare il boom evidenziato dai numeri, osserva Alessandro Asmundo, research and policy officer del Forum per la finanza sostenibile, vanno citati “un interesse crescente da parte del pubblico e degli investitori, una maggiore integrazione esg nella valutazione delle emittenti e nelle strategie di gestione, la varietà di prodotti e approcci alla sostenibilità, e una domanda sempre più matura anche da parte degli investitori retail”.
Uno sguardo all’Europa
Un andamento che ben si sposa anche col confronto a livello europeo. Dati Morningstar al 30 settembre 2021, spiega Asmundo, rivelano come il 24,5% dei fondi (esclusi i monetari, i fondi di fondi e i feeder) sia classificato dagli asset manager come sostenibile ai sensi degli artt. 8 o 9. La maggior parte (33%) ricade sotto l’ombrello dell’art. 8, mentre un segmento più piccolo (3,9%) sotto l’art. 9. I ricercatori hanno calcolato inoltre che le masse gestite dei fondi sostenibili, così come definiti dal regolamento, ruoterebbero intorno ai 3.300 miliardi di euro. E a dominare sono le strategie attive e il comparto azionario. “Quanto all’obbligazionario, vediamo un mercato dinamico e in crescita”, aggiunge Asmundo. “Il listino sostenibile dei mercati fixed income di Borsa italiana ha dato il benvenuto a 225 strumenti quotati, per un controvalore in negoziazione di oltre 300 miliardi di euro per 49 emittenti divisi fra corporate, sovranazionali, governativi e bancari. Nove pmi non quotate hanno emesso mini green bond per una raccolta complessiva superiore ai 124 milioni. Uno strumento, quest’ultimo, importante per il tessuto produttivo italiano anche come alternativa al canale bancario diretto”.
Asmundo: “Restano aperte numerose sfide”
Al netto dei dati, continua l’esperto, si tratta dunque di un mercato sri “dinamico e in crescita”. Ma le sfide poste dalla pandemia hanno sottolineato l’importanza di un intervento forte e coordinato da parte di tutti gli operatori coinvolti. E il quadro normativo rappresenta un aspetto cruciale. “Restano aperte numerose sfide che si frappongono al raggiungimento di un pieno sviluppo del mercato e che vanno affrontate anche per abbattere le incertezze: la necessità di una piena attuazione delle normative già approvate, il monitoraggio dell’efficacia degli strumenti introdotti, il progressivo miglioramento della granularità e della qualità dei dati, e l’introduzione di standard e certificazioni di qualità per i prodotti sri”. Senza dimenticare la necessità di “formare e informare tutti i soggetti portatori d’interesse del dialogo con istituzioni e autorità di vigilanza”.
I consulenti finanziari sono pronti?
Tra questi i consulenti finanziari che, secondo gli esperti radunati in occasione della tavola rotonda, si trovano ad affrontare a loro volta una sfida di “education” nei confronti di investitori e risparmiatori. “È l’ennesima grande sfida per il mondo della consulenza finanziaria. Un anno come questo ha indubbiamente accelerato l’attenzione dei risparmiatori per queste tematiche, non solo ambientali (che in qualche modo erano già diffuse) ma anche sociali”, interviene Gian Franco Giannini Guazzugli del comitato esecutivo di Anasf. “In questo contesto, il ruolo del consulente finanziario diventa estremamente delicato. Da qui, l’appello a una normativa chiara che li ponga nelle giuste condizioni quando costruiscono un portafoglio d’investimento. E, ovviamente, anche nel cogliere il desiderio dell’investitore di entrare in questo mondo. Cambiando pelle e diventando essi stessi sostenibili”.