Esg: il lato oscuro (the dark side) della green economy

30.8.2021
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La green economy rappresenta un segmento importante per gli investitori. Le attività economiche nel settore ambientale sono di importanza vitale per la sicurezza e la protezione dell'ecosistema. Esiste però un lato oscuro: attività legittime possono essere utilizzate come schermo per nascondere gravi crimini ambientali
Le attività economiche nel settore ambientale sono di importanza vitale per la sicurezza e la protezione dell'ecosistema. La green economy rappresenta inoltre un segmento importante per gli investitori. Dal 2015 a oggi, le attività gestite dai fondi d'investimento ispirate alla compatibilità ambientale (enviroment, social, governance - Esg) sono aumentate a livello globale di oltre il 170%, con una tendenza destinata a proseguire. Anche per questo settore, tuttavia, esiste un lato oscuro: attività legittime possono, infatti, essere utilizzate come schermo per nascondere gravi crimini ambientali. Per questo il Gruppo d'azione finanziaria internazionale (Gafi), in collaborazione con oltre 20 Paesi, ha pubblicato un report corredato da numerosi casi pratici che fa chiarezza sui volumi e sui meccanismi di queste attività criminose.
Nel mese di luglio 2021, il Gafi/Fatf ha infatti pubblicato un report mirato a inquadrare le strategie utilizzate dalle organizzazioni criminali per riciclare i proventi di crimini ambientali e individuare le azioni da intraprendere, a livello nazionale e internazionale, per impedire a queste organizzazioni di trarre profitto dai crimini commessi.
I crimini ambientali, nel loro complesso, generano un giro d'affari mondiale compreso tra i 110 e i 281 miliardi di dollari. I volumi più significativi sono originati dal commercio illegale di legname, dal disboscamento illegale, dall'attività mineraria non autorizzata e dal commercio di rifiuti. Si tratta di reati particolarmente gravi, non solo perché recano danno all'ambiente, il cui fragile equilibrio è destabilizzato dai recenti cambiamenti climatici, accompagnati da sempre più frequenti calamità naturali, ma anche perché le attività ambientali illegali sono il vettore di altre attività, a loro volta criminose, che sfociano nello sfruttamento minorile, nella schiavitù, nel traffico di armi ed esseri umani, nella corruzione, nel contrabbando, nell'evasione fiscale e così via.
Nel mese di luglio 2021, il Gafi/Fatf ha infatti pubblicato un report mirato a inquadrare le strategie utilizzate dalle organizzazioni criminali per riciclare i proventi di crimini ambientali e individuare le azioni da intraprendere, a livello nazionale e internazionale, per impedire a queste organizzazioni di trarre profitto dai crimini commessi.
I crimini ambientali, nel loro complesso, generano un giro d'affari mondiale compreso tra i 110 e i 281 miliardi di dollari. I volumi più significativi sono originati dal commercio illegale di legname, dal disboscamento illegale, dall'attività mineraria non autorizzata e dal commercio di rifiuti. Si tratta di reati particolarmente gravi, non solo perché recano danno all'ambiente, il cui fragile equilibrio è destabilizzato dai recenti cambiamenti climatici, accompagnati da sempre più frequenti calamità naturali, ma anche perché le attività ambientali illegali sono il vettore di altre attività, a loro volta criminose, che sfociano nello sfruttamento minorile, nella schiavitù, nel traffico di armi ed esseri umani, nella corruzione, nel contrabbando, nell'evasione fiscale e così via.
Allo stato attuale, riconoscere le strategie atte a riciclare il denaro derivante da crimini ambientali è laborioso. I proventi delle attività criminali vengono infatti frammisti a quelli di attività lecite, non necessariamente legate al settore delle risorse naturali, così da renderne difficile l'individuazione. In Madagascar, ad esempio, i proventi del disboscamento illegale di palissandro sono stati mascherati tramite il commercio della vaniglia, i cui prezzi sono stati pilotati da organizzazioni criminali per renderli compatibili coi proventi provenienti dall'esportazione illegale del legname.
I crimini ambientali interessano, poi, ampie aree geografiche, quasi sempre in Paesi con economie meno sviluppate: il disboscamento illegale ad esempio è concentrato in centro e sud America, nel centro e sud Africa, nel sud-est asiatico e nell'Europa dell'est. Sud America e Africa sono Paesi largamente interessati dall'estrazione mineraria illegale, mentre Nord America e Europa occidentale sono la base di partenza per il traffico di rifiuti, che approdano nell'Africa sud sahariana, nel sudest asiatico e in Sudamerica.
Chi perpetra i crimini, tuttavia, in una sorta di arbitraggio, sfrutta per il riciclaggio dei proventi illeciti le lacune legislative di Paesi che, avendo scarse risorse naturali, sono meno sensibili al problema. Un numero limitato di paesi in Europa e nord America, infatti, è dotato di strategie adeguate per valutare rischi di riciclaggio provenienti da crimini ambientali. Questi paesi inoltre sono spesso sprovvisti di leggi specifiche o di sanzioni adeguate a scoraggiare le organizzazioni criminali.
Il rapporto Gafi/Fatf evidenzia questi vuoti legislativi e auspica un maggiore impegno e una più ampia collaborazione tra gli Stati, considerato che questi crimini travalicano abitualmente le barriere nazionali, coinvolgendo diverse giurisdizioni.
A riprova di questo, il report menziona ad esempio un'operazione congiunta dell'Fbi statunitense e della Polizia del Cile che, nel 2016, ha smantellato un'organizzazione criminale transnazionale cilena coinvolta nel contrabbando di oro. I corrieri di questa organizzazione hanno trasportato oro su aerei commerciali dal Cile agli Stati Uniti, consegnandolo a una raffineria statunitense, che ha pagato tramite bonifici bancari diretti in Cile. I membri dell'organizzazione sono stati arrestati in Cile, con l'accusa di contrabbando, frode doganale e riciclaggio, dopo che l'indagine ha documentato 80 milioni di dollari in spedizioni di oro compiute attraverso più società di comodo stabilite in Cile e a Miami, in Florida. Le forze dell'ordine statunitensi hanno aiutato a identificare le incongruenze nelle attività della raffineria, parte dei cui proventi proveniva da attività lecite, e hanno accertato che i dirigenti di Miami della raffineria erano consapevoli che l'oro acquistato arrivava da organizzazioni criminali attive non solo nel contrabbando d'oro ed estrazione illecita, ma anche nel settore degli narcotici e nella tratta di esseri umani, ramificate in più paesi dell'America Latina.
I crimini ambientali interessano, poi, ampie aree geografiche, quasi sempre in Paesi con economie meno sviluppate: il disboscamento illegale ad esempio è concentrato in centro e sud America, nel centro e sud Africa, nel sud-est asiatico e nell'Europa dell'est. Sud America e Africa sono Paesi largamente interessati dall'estrazione mineraria illegale, mentre Nord America e Europa occidentale sono la base di partenza per il traffico di rifiuti, che approdano nell'Africa sud sahariana, nel sudest asiatico e in Sudamerica.
Chi perpetra i crimini, tuttavia, in una sorta di arbitraggio, sfrutta per il riciclaggio dei proventi illeciti le lacune legislative di Paesi che, avendo scarse risorse naturali, sono meno sensibili al problema. Un numero limitato di paesi in Europa e nord America, infatti, è dotato di strategie adeguate per valutare rischi di riciclaggio provenienti da crimini ambientali. Questi paesi inoltre sono spesso sprovvisti di leggi specifiche o di sanzioni adeguate a scoraggiare le organizzazioni criminali.
Il rapporto Gafi/Fatf evidenzia questi vuoti legislativi e auspica un maggiore impegno e una più ampia collaborazione tra gli Stati, considerato che questi crimini travalicano abitualmente le barriere nazionali, coinvolgendo diverse giurisdizioni.
A riprova di questo, il report menziona ad esempio un'operazione congiunta dell'Fbi statunitense e della Polizia del Cile che, nel 2016, ha smantellato un'organizzazione criminale transnazionale cilena coinvolta nel contrabbando di oro. I corrieri di questa organizzazione hanno trasportato oro su aerei commerciali dal Cile agli Stati Uniti, consegnandolo a una raffineria statunitense, che ha pagato tramite bonifici bancari diretti in Cile. I membri dell'organizzazione sono stati arrestati in Cile, con l'accusa di contrabbando, frode doganale e riciclaggio, dopo che l'indagine ha documentato 80 milioni di dollari in spedizioni di oro compiute attraverso più società di comodo stabilite in Cile e a Miami, in Florida. Le forze dell'ordine statunitensi hanno aiutato a identificare le incongruenze nelle attività della raffineria, parte dei cui proventi proveniva da attività lecite, e hanno accertato che i dirigenti di Miami della raffineria erano consapevoli che l'oro acquistato arrivava da organizzazioni criminali attive non solo nel contrabbando d'oro ed estrazione illecita, ma anche nel settore degli narcotici e nella tratta di esseri umani, ramificate in più paesi dell'America Latina.
Da esempi come questi il Gafi/Fatf trae le proprie raccomandazioni e richiama i governi di tutte le nazioni ad adottare un approccio maggiormente incentrato sul rischio. Da ultimo fa un appello alla collaborazione non solo tra stati, ma anche tra settore pubblico e privato.
Il settore privato - comprendente banche, rivenditori di metalli e pietre preziose, ma anche professionisti in campo legale e amministrativo - può infatti dare un apporto significativo nel limitare il riciclaggio e anche nell'individuare casi di greenwashing, che si concretizza quando prodotti e servizi commercializzati come rispettosi dell'ambiente e del clima in realtà non soddisfano gli obiettivi che dichiarano di perseguire, a detrimento degli investitori della green economy.
Nel contesto dei propri obblighi antiriciclaggio, infatti, le istituzioni finanziarie private sono tenute a porsi domande che, per loro natura, sono adeguate a identificare eventuali anomalie nelle attività della clientela e, tra gli altri, anche i casi di riciclaggio di proventi derivanti da illeciti ambientali.
Il rapporto del Gafi/Fatf fornisce quindi validi strumenti di analisi e raccomandazioni utili al fine di creare un sistema coordinato in grado, a breve termine, di individuare e limitare i casi di riciclaggio derivanti da crimini ambientali, diminuendone significativamente i profitti a tutto vantaggio della sicurezza, dell'ecosistema e della biodiversità, che sono patrimonio comune della società civile.
Il settore privato - comprendente banche, rivenditori di metalli e pietre preziose, ma anche professionisti in campo legale e amministrativo - può infatti dare un apporto significativo nel limitare il riciclaggio e anche nell'individuare casi di greenwashing, che si concretizza quando prodotti e servizi commercializzati come rispettosi dell'ambiente e del clima in realtà non soddisfano gli obiettivi che dichiarano di perseguire, a detrimento degli investitori della green economy.
Nel contesto dei propri obblighi antiriciclaggio, infatti, le istituzioni finanziarie private sono tenute a porsi domande che, per loro natura, sono adeguate a identificare eventuali anomalie nelle attività della clientela e, tra gli altri, anche i casi di riciclaggio di proventi derivanti da illeciti ambientali.
Il rapporto del Gafi/Fatf fornisce quindi validi strumenti di analisi e raccomandazioni utili al fine di creare un sistema coordinato in grado, a breve termine, di individuare e limitare i casi di riciclaggio derivanti da crimini ambientali, diminuendone significativamente i profitti a tutto vantaggio della sicurezza, dell'ecosistema e della biodiversità, che sono patrimonio comune della società civile.